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<blockquote data-quote="miacobel" data-source="post: 211211" data-attributes="member: 44939"><p>Vorrei porre un quesito <strong>scusandomi</strong> anticipatamente per la sua lunghezza:</p><p>Nel 1964, mio padre acquistò le mura di un negozio a Roma di circa 40mq (zona 5 cat. C/1). Tale negozio oltre ad avere l’ingresso su strada era servito da un accesso diretto con porta, da dentro il negozio, ad un cortile (definito area urbana) di circa 70mq. Vero è che sul contratto di acquisto mio padre aveva comprato solo le mura e purtroppo, per un errore dell’impresa costruttrice dell’epoca, in planimetria tale accesso sul cortile era disegnato come finestra (<u>ma non nel progetto originario e sul regolamento di condominio</u>). Aggiungo che sullo stesso regolamento di condominio, il cortile non rappresentava una proprietà condominiale. Per quasi circa (<em>purtroppo</em>) venti anni tutto filava liscio fino a quando sono iniziati i primi contenziosi tra noi e il condominio sulla proprietà del cortile iniziando cause contro l’affittuario per cattive gestioni dello spazio esterno. Volendo sintetizzare, <strong>fino al 1993 per il catasto, il cortile era graffato insieme al negozio</strong> ed ancora intestate alla società costruttrice. Mio padre per risolvere la questione sull’abuso della porta di accesso al cortile (<u><em>solo sulla carta ma non nella realtà</em></u>) fu consigliato di fare una sanatoria per sistemare queste irregolarità obbligandosi a scindere le particelle catastali. A tutt’oggi risulta: il negozio intestato a me e mio fratello come eredi, mentre il cortile ancora alla società costruttrice che nel frattempo è fallita e, cosa strana, il cortile non è rientrato nell’asta fallimentare. In ultimo, dal 1995 dopo accordi tra l’affittuario ed il condominio il conduttore del negozio ha sempre pagato un affitto del cortile al condominio.</p><p>Tra l'altro, negli ultimi tre anni per una causa di sfratto, il negozio non ha prodotto rendita e proprio in questi giorni un nuovo conduttore, dopo aver stipulato con noi il contratto di affitto del negozio, sta approntando lo stesso con il condominio.</p><p>Fino ad oggi ho sempre considerato irrealizzabile un’impresa di rivendicazione della proprietà di questo cortile, ma alla luce di queste nuove imposte IMU mi sono accorto che nello scorporamento operato negli anni ’90 delle 2 particelle il cortile, essendo definita area urbana non presenta rendita catastale (<em><u>pertanto il condominio percepisce un affitto senza pagare tasse</u></em>) ed al negozio gli è rimasto attribuito la stessa rendita catastale che a mio avviso sembra essere esagerata (<strong>Euro 1791</strong>) sulla quale dovrei pagare oltre <strong>1000</strong> euro di <strong>IMU</strong> all'anno.</p><p>Potreste darmi consigli????</p><p>O meglio, Ho speranze?</p><p> </p><p>Grazie a tutti</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="miacobel, post: 211211, member: 44939"] Vorrei porre un quesito [B]scusandomi[/B] anticipatamente per la sua lunghezza: Nel 1964, mio padre acquistò le mura di un negozio a Roma di circa 40mq (zona 5 cat. C/1). Tale negozio oltre ad avere l’ingresso su strada era servito da un accesso diretto con porta, da dentro il negozio, ad un cortile (definito area urbana) di circa 70mq. Vero è che sul contratto di acquisto mio padre aveva comprato solo le mura e purtroppo, per un errore dell’impresa costruttrice dell’epoca, in planimetria tale accesso sul cortile era disegnato come finestra ([U]ma non nel progetto originario e sul regolamento di condominio[/U]). Aggiungo che sullo stesso regolamento di condominio, il cortile non rappresentava una proprietà condominiale. Per quasi circa ([I]purtroppo[/I]) venti anni tutto filava liscio fino a quando sono iniziati i primi contenziosi tra noi e il condominio sulla proprietà del cortile iniziando cause contro l’affittuario per cattive gestioni dello spazio esterno. Volendo sintetizzare, [B]fino al 1993 per il catasto, il cortile era graffato insieme al negozio[/B] ed ancora intestate alla società costruttrice. Mio padre per risolvere la questione sull’abuso della porta di accesso al cortile ([U][I]solo sulla carta ma non nella realtà[/I][/U]) fu consigliato di fare una sanatoria per sistemare queste irregolarità obbligandosi a scindere le particelle catastali. A tutt’oggi risulta: il negozio intestato a me e mio fratello come eredi, mentre il cortile ancora alla società costruttrice che nel frattempo è fallita e, cosa strana, il cortile non è rientrato nell’asta fallimentare. In ultimo, dal 1995 dopo accordi tra l’affittuario ed il condominio il conduttore del negozio ha sempre pagato un affitto del cortile al condominio. Tra l'altro, negli ultimi tre anni per una causa di sfratto, il negozio non ha prodotto rendita e proprio in questi giorni un nuovo conduttore, dopo aver stipulato con noi il contratto di affitto del negozio, sta approntando lo stesso con il condominio. Fino ad oggi ho sempre considerato irrealizzabile un’impresa di rivendicazione della proprietà di questo cortile, ma alla luce di queste nuove imposte IMU mi sono accorto che nello scorporamento operato negli anni ’90 delle 2 particelle il cortile, essendo definita area urbana non presenta rendita catastale ([I][U]pertanto il condominio percepisce un affitto senza pagare tasse[/U][/I]) ed al negozio gli è rimasto attribuito la stessa rendita catastale che a mio avviso sembra essere esagerata ([B]Euro 1791[/B]) sulla quale dovrei pagare oltre [B]1000[/B] euro di [B]IMU[/B] all'anno. Potreste darmi consigli???? O meglio, Ho speranze? Grazie a tutti [/QUOTE]
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