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<blockquote data-quote="sid" data-source="post: 352741" data-attributes="member: 53966"><p>Buongiorno a tutti voi gentili signori!</p><p></p><p>L’iniziatore del thread se ne era andato, ma dopo diverso tempo son arrivata io, per caso, e ho letto questa interessantissima discussione, avvincente, al punto che ogni volta ero convinta che ciascuno avesse ragione.</p><p></p><p>Mi trovo nella condizione della sorella di Marco Piva, ovvero mio fratello vuole dimostrare, usando le parole dell’avvocato:” non mancherà di rilevare la simulazione relativa, con dissimulazione dell'atto pubblico di compravendita”………</p><p></p><p> ma la situazione globale è molto ma molto più ingarbugliata. Dopo aver letto qui sopra, con piacere, che l’atto notarile o atto pubblico è la imperatrice di tutte le prove, avrei una domanda su un altro tipo di vendita, questa volta una vendita di azioni proprie di banca fatta da mio padre a mio fratello, nel 2005. Nei documenti bancari che ho in mano (sono stata amministratrice di sostegno di mio padre per quasi due anni fino alla sua morte) è scritto che si tratta di trasferimento di azioni fra padre e figlio, e che si autorizza l’addebito sul c/c… (ovviamente del figlio) e l’immissione delle azioni nel dossier titoli del figlio. Fra l’altro il valore delle azioni era inferiore a quello di mercato e a cui la banca stessa le avrebbe ritirate, questo per non pagare il capital gain. Sul c/c di mio padre non risultano arrivati i soldi, altri conti in quel momento non li aveva, dato che il giudice mi aveva autorizzato a ricercare eventuali c/c presso le banche, anche se ho dimenticato di chiedere alla posta.</p><p></p><p>E’ evidente che è una vendita senza trasferimento di denaro, quindi una donazione? Dovrà essere mio fratello, in caso che la controversia arrivi in tribunale, a dover dimostrare che il denaro è uscito nel 2005 dal suo conto corrente bancario? Fra 2 anni i conti correnti non saranno più rintracciabili neanche dalla banca. Per ora con mio fratello è fallito il primo tentativo di conciliazione presenti entrambi gli avvocati e il mio geometra; ora lui ha cambiato avvocato (e ho trovato in internet che ha a che fare spesso con numeri e scartabellamenti minuziosi, per esempio fallimenti societari), il quale da lettera fa sapere appunto di voler smascherare i due atti notarili di mio acquisto da mio padre nel caso che io non accetti il testamento a favore di mio fratello. Da notare che anche mia madre è rimasta senza niente, e anche se in ipotesi si facesse rientrare dentro la poca roba dei due atti, ci sarebbe comunque lesione di legittima anche nei miei confronti.</p><p>Grazie del vostro aiuto.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="sid, post: 352741, member: 53966"] Buongiorno a tutti voi gentili signori! L’iniziatore del thread se ne era andato, ma dopo diverso tempo son arrivata io, per caso, e ho letto questa interessantissima discussione, avvincente, al punto che ogni volta ero convinta che ciascuno avesse ragione. Mi trovo nella condizione della sorella di Marco Piva, ovvero mio fratello vuole dimostrare, usando le parole dell’avvocato:” non mancherà di rilevare la simulazione relativa, con dissimulazione dell'atto pubblico di compravendita”……… ma la situazione globale è molto ma molto più ingarbugliata. Dopo aver letto qui sopra, con piacere, che l’atto notarile o atto pubblico è la imperatrice di tutte le prove, avrei una domanda su un altro tipo di vendita, questa volta una vendita di azioni proprie di banca fatta da mio padre a mio fratello, nel 2005. Nei documenti bancari che ho in mano (sono stata amministratrice di sostegno di mio padre per quasi due anni fino alla sua morte) è scritto che si tratta di trasferimento di azioni fra padre e figlio, e che si autorizza l’addebito sul c/c… (ovviamente del figlio) e l’immissione delle azioni nel dossier titoli del figlio. Fra l’altro il valore delle azioni era inferiore a quello di mercato e a cui la banca stessa le avrebbe ritirate, questo per non pagare il capital gain. Sul c/c di mio padre non risultano arrivati i soldi, altri conti in quel momento non li aveva, dato che il giudice mi aveva autorizzato a ricercare eventuali c/c presso le banche, anche se ho dimenticato di chiedere alla posta. E’ evidente che è una vendita senza trasferimento di denaro, quindi una donazione? Dovrà essere mio fratello, in caso che la controversia arrivi in tribunale, a dover dimostrare che il denaro è uscito nel 2005 dal suo conto corrente bancario? Fra 2 anni i conti correnti non saranno più rintracciabili neanche dalla banca. Per ora con mio fratello è fallito il primo tentativo di conciliazione presenti entrambi gli avvocati e il mio geometra; ora lui ha cambiato avvocato (e ho trovato in internet che ha a che fare spesso con numeri e scartabellamenti minuziosi, per esempio fallimenti societari), il quale da lettera fa sapere appunto di voler smascherare i due atti notarili di mio acquisto da mio padre nel caso che io non accetti il testamento a favore di mio fratello. Da notare che anche mia madre è rimasta senza niente, e anche se in ipotesi si facesse rientrare dentro la poca roba dei due atti, ci sarebbe comunque lesione di legittima anche nei miei confronti. Grazie del vostro aiuto. [/QUOTE]
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