MarioCAII

Membro Junior
Professionista
Domandone a più esperti.

Posso vendere un immobile gravato da difformità catastali sanabili, se le indico chiaramente nel contratto di vendita?

Ringrazio fin d'ora per le cortesi risposte.
 

MarioCAII

Membro Junior
Professionista
Certo. Grazie intanto.
Se compro all'asta, però, gli immobili sono quasi tutti gravati da difformità. Eppure sono stati venduti tranquillamente nel passato e addirittura il tribunale lo vende senza problemi "nello stato di fatto" in cui si trova.
Per quello ho il dubbio.
Eventualmente è meglio non indicare tali difformità sul contratto? Avvisando ovviamente l'acquirente ed in accordo con lui.
 

Umberto Granducato

Fondatore
Membro dello Staff
Agente Immobiliare
Domandone a più esperti.

Posso vendere un immobile gravato da difformità catastali sanabili, se le indico chiaramente nel contratto di vendita?

Ringrazio fin d'ora per le cortesi risposte.
in atto le parti dovranno dichiarare la conformità catastale quindi dovranno dichiarare una cosa non vera. Succede....
Ma sanarle prima no?
 

PyerSilvio

Membro Storico
Agente Immobiliare
Con quella dichiarazione nel rogito secondo me il notaio non entra nel merito della sanabilità della difformità e non rogita.

Il notaio, cosi' come dice la definizione stessa, annota garantendo e attribuendo pubblica fede, ad una vendita o, piu' in generale, ai piu' svariati negozi giuridici.

Quando due o piu soggetti, si recano dal notaio, sono LIBERI, di negoziare cio' che vogliono, al prezzo, alle condizioni e allo stato che vogliono.
 

FRANCY80

Membro Attivo
Agente Immobiliare
Il notaio, cosi' come dice la definizione stessa, annota garantendo e attribuendo pubblica fede, ad una vendita o, piu' in generale, ai piu' svariati negozi giuridici.

Quando due o piu soggetti, si recano dal notaio, sono LIBERI, di negoziare cio' che vogliono, al prezzo, alle condizioni e allo stato che vogliono.

Prima del 2010 forse ma oggi siamo alla nullità degli atti su immobili con abusi quindi figurati se il notaio rogita in dispregio della legge con quella dichiarazione in atto.
 
M

mimmo2

Ospite
La nullità di un contratto determina il venir meno di tutti gli effetti da esso prodotti, come se lo stesso non fosse mai venuto ad esistenza.
Il contratto è nullo:

  1. quando è contrario a norme imperative;
  2. quando difetta di uno dei requisiti indicati dall'articolo 1325 c.c., cioè 1) l'accordo delle parti, 2) la causa, 3) l'oggetto, 4) la forma, se prescritta sotto pena di nullità;
  3. quando la causa è illecita o quando lo sono i motivi, se le parti si sono determinate a concludere il contratto esclusivamente per un motivo illecito comune ad entrambe (art. 1345 c.c.);
  4. quando l'oggetto del contratto è impossibile, illecito, indeterminato o indeterminabile (art. 1346 c.c.);
  5. in tutti gli altri casi previsti dalla legge (es. nel caso di contratti che trasferiscono la proprietà di beni immobili, è prescritta la forma scritta a pena di nullità (art. 1350 c.c.), o ancora, l'art. 17 della L. 382/78 sancisce la nullità di ogni pattuizione diretta a limitare la durata legale di un contratto).
La nullità parziale di un contratto o la nullità di singole clausole importa la nullità dell'intero contratto, se risulta che i contraenti non lo avrebbero concluso senza quella parte del suo contenuto (art. 1419 c.c.). Ma la nullità di singole clausole non importa la nullità del contratto, quando le clausole nulle sono sostituite di diritto da norme imperative.
Salvo diverse disposizioni di legge, la nullità può essere fatta valere da chiunque vi ha interesse e può essere rilevata d'ufficio dal giudice (art. 1421 c.c.). L'azione per far dichiarare la nullità non è soggetta a prescrizione, salvi gli effetti dell'usucapione e della prescrizione delle azioni di ripetizione (1422 c.c.).

Il contratto nullo non può inoltre essere convalidato, salvo che la legge non disponga diversamente (art. 1423 c.c.). Può invece produrre gli effetti di un contratto diverso, del quale contenga i requisiti di sostanza e di forma, qualora, avuto riguardo allo scopo perseguito dalle parti, debba ritenersi che esse lo avrebbero concordemente voluto se avessero conosciuto la nullità (cosiddetta conversione del contratto nullo, art. 1424 c.c.).

L'annullabilità è invece un'anomalia di minore gravità rispetto alla nullità. Il contratto annullabile produce tutti gli effetti di un contratto valido, ma questi possono venire meno se viene fatta valere con successo l'azione di annullamento.

Casi di annullabilità:

  1. Il contratto è annullabile se una delle parti era legalmente incapace di contrattare (ad es. perché minorenne o perché al momento in cui gli atti sono stati compiuti era, anche transitoriamente, incapace di intendere o di volere, art. 1425 c.c.).
  2. Il contratto è annullabile se il consenso fu dato per errore quando questo è essenziale ed è riconoscibile dall'altro contraente (art. 1428 c.c.).
  3. Il contratto è annullabile se il consenso fu estorto con violenza, anche se esercitata da un terzo (art. 1434 c.c.).
  4. Il contratto è annullabile se il consenso fu carpito con dolo, quando i raggiri usati da uno dei contraenti sono stati tali che, senza di essi, l'altra parte non avrebbe prestato il suo consenso (art. 1439 c.c.).
L'annullamento del contratto può essere domandato solo dalla parte nel cui interesse è stabilito dalla legge. Solo l'incapacità del condannato in stato di interdizione legale può essere fatta valere da chiunque vi ha interesse.
L'azione di annullamento si prescrive in cinque anni. Quando l'annullabilità dipende da vizio del consenso o da incapacità legale, il termine decorre dal giorno in cui è cessata la violenza, è stato scoperto l'errore o il dolo, è cessato lo stato d'interdizione o d'inabilitazione, ovvero il minore ha raggiunto la maggiore età. Negli altri casi il termine decorre dal giorno della conclusione del contratto (art. 1442 c.c.).

Il contratto annullabile può essere convalidato dal contraente al quale spetta l'azione di annullamento, mediante un atto che contenga la menzione del contratto e del motivo di annullabilità, e la dichiarazione che s'intende convalidarlo (art. 1444 c.c.). Il contratto è pure convalidato, se il contraente al quale spettava l'azione di annullamento vi ha dato volontariamente esecuzione conoscendo il motivo di annullabilità. L'annullamento che non dipende da incapacità legale non pregiudica i diritti acquistati a titolo oneroso dai terzi di buona fede, salvi gli effetti della trascrizione della domanda di annullamento (art. 1445 c.
 

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