Buon pomeriggio,
volevo un parere e qualche consiglio riguardo la situazione di seguito descritta.
Circa 4 anni fa ho acquistato un immobile provvisto di una concessione in sanatoria ad uso residenziale per 28 mq. di soppalchi.
Avendo acquistato in passato una casa provvista di concessione in sanatoria sapevo che era necessaria anche l'agibilità indipendentemente dalla data di costruzione del palazzo (faccio presente che In questo caso nel giro di poco tempo mi fu rilasciato il certificato e quindi vendetti l'immobile senza problemi).
Ho, quindi, richiesto il certificato di agibilità ma il Notaio ha pensato bene di scrivere sul preliminare esclusivamente questa frase "La parte promittente venditrice si impegna a fornire entro la data del rogito la certificazione di agibilità dell'immobile e, nel caso in cui le tempistiche burocratiche non permettano il rilascio della medesima, la sollecita presentazione della richiesta protocollata ai competenti ufficio del Comune di...." annotando sul rogito unicamente gli estremi del protocollo della domanda.
Ovviamente se il Notaio avesse mi informato che il rilascio non era un atto dovuto sicuramente non avrei acquisto la casa e, in ogni caso avrebbe dovuto tutelare i miei interessi scrivendo nel rogito una frase tipo "in caso di mancata rilascio la parti concordano un risarcimento del danno da valutarsi..." .
Purtroppo ciò non è avvenuto ed io che, oltretutto avevo acquistato l'immobile anche per adibire una stanza a B&B, inconsapevolmente convinta della certezza del rilascio mi sono ritrovata dopo 2 anni e mezzo di telefonate e email al tecnico che seguiva la pratica a venire a sapere che il certificato di agibilità non poteva essere rilasciato, o meglio che poteva essere rilasciato esclusivamente per 40 mq. su una superficie di 100 mq. dell'immobile (così ha detto il tecnico in quanto non avevano l'altezza richiesta dalla normativa vigente nè i soppalchi nè la parte sottostante ai medesimi).
A questo punto ho fatto scrivere dall'avvocato al venditore e il tecnico che seguiva la pratica ha redatto una relazione da parte del venditore in cui diceva che quest'ultimo era disponibile a verificare se era possibile alzare il soppalco in modo da rendere il sotto agibile mentre il soppalco sarebbe rimasto non agibile e oltretutto di altezza di circa 1.70 e, pertanto non più abitabile nella pratica.
Specifico che io nel soppalco ho realizzato un salotto (nella parte che affaccia sulla camera da pranzo) e 2 cabine armadio pertanto tutto questo non sarebbe stato più utilizzabile.
Tutto questo per avere un'agibilità a detta del tecnico di 70 mq. anziché 40 mq. e quindi a ristoro, secondo loro, del danno.
Ovviamente io non ho accettato in quanto secondo me il problema non sarebbe stato risolto e l'immobile avrebbe subito, anche in questo caso, un deprezzamento rispetto al valore dello stesso con possesso del certificato di agibilità.
Nei mesi successivi (1 anno circa) a quando ero venuta a conoscenza dell'impossibilità del rilascio del certificato di agibilità fino a pochi giorni fa ho anche cercato di vendere l'immobile (in quanto avevo anche l'urgenza di avvicinarmi ai miei genitori entrambi ormai con invalidità al 100% certificata), ovviamente in modo molto onesto specificando da subito tale problematica, ma non ci sono riuscita sia perchè essendo un immobile ubicato nel centro storico più del 70% delle persone che venivano a visitarlo volevano utilizzarlo per casa vacanze o per investimento per i figli e, quindi inizialmente come casa vacanze, sia perchè il restante 30% si informava e mi faceva delle offerte molto basse.
A questo punto sono determinata a ricorrere in sede giudiziale in quanto non credo di avere più alternative non riuscendo a vendere l'immobile se non a circa 150.000,00 euro di meno del valore di mercato.
Cosa ne pensate? Consigli?
Grazie mille
volevo un parere e qualche consiglio riguardo la situazione di seguito descritta.
Circa 4 anni fa ho acquistato un immobile provvisto di una concessione in sanatoria ad uso residenziale per 28 mq. di soppalchi.
Avendo acquistato in passato una casa provvista di concessione in sanatoria sapevo che era necessaria anche l'agibilità indipendentemente dalla data di costruzione del palazzo (faccio presente che In questo caso nel giro di poco tempo mi fu rilasciato il certificato e quindi vendetti l'immobile senza problemi).
Ho, quindi, richiesto il certificato di agibilità ma il Notaio ha pensato bene di scrivere sul preliminare esclusivamente questa frase "La parte promittente venditrice si impegna a fornire entro la data del rogito la certificazione di agibilità dell'immobile e, nel caso in cui le tempistiche burocratiche non permettano il rilascio della medesima, la sollecita presentazione della richiesta protocollata ai competenti ufficio del Comune di...." annotando sul rogito unicamente gli estremi del protocollo della domanda.
Ovviamente se il Notaio avesse mi informato che il rilascio non era un atto dovuto sicuramente non avrei acquisto la casa e, in ogni caso avrebbe dovuto tutelare i miei interessi scrivendo nel rogito una frase tipo "in caso di mancata rilascio la parti concordano un risarcimento del danno da valutarsi..." .
Purtroppo ciò non è avvenuto ed io che, oltretutto avevo acquistato l'immobile anche per adibire una stanza a B&B, inconsapevolmente convinta della certezza del rilascio mi sono ritrovata dopo 2 anni e mezzo di telefonate e email al tecnico che seguiva la pratica a venire a sapere che il certificato di agibilità non poteva essere rilasciato, o meglio che poteva essere rilasciato esclusivamente per 40 mq. su una superficie di 100 mq. dell'immobile (così ha detto il tecnico in quanto non avevano l'altezza richiesta dalla normativa vigente nè i soppalchi nè la parte sottostante ai medesimi).
A questo punto ho fatto scrivere dall'avvocato al venditore e il tecnico che seguiva la pratica ha redatto una relazione da parte del venditore in cui diceva che quest'ultimo era disponibile a verificare se era possibile alzare il soppalco in modo da rendere il sotto agibile mentre il soppalco sarebbe rimasto non agibile e oltretutto di altezza di circa 1.70 e, pertanto non più abitabile nella pratica.
Specifico che io nel soppalco ho realizzato un salotto (nella parte che affaccia sulla camera da pranzo) e 2 cabine armadio pertanto tutto questo non sarebbe stato più utilizzabile.
Tutto questo per avere un'agibilità a detta del tecnico di 70 mq. anziché 40 mq. e quindi a ristoro, secondo loro, del danno.
Ovviamente io non ho accettato in quanto secondo me il problema non sarebbe stato risolto e l'immobile avrebbe subito, anche in questo caso, un deprezzamento rispetto al valore dello stesso con possesso del certificato di agibilità.
Nei mesi successivi (1 anno circa) a quando ero venuta a conoscenza dell'impossibilità del rilascio del certificato di agibilità fino a pochi giorni fa ho anche cercato di vendere l'immobile (in quanto avevo anche l'urgenza di avvicinarmi ai miei genitori entrambi ormai con invalidità al 100% certificata), ovviamente in modo molto onesto specificando da subito tale problematica, ma non ci sono riuscita sia perchè essendo un immobile ubicato nel centro storico più del 70% delle persone che venivano a visitarlo volevano utilizzarlo per casa vacanze o per investimento per i figli e, quindi inizialmente come casa vacanze, sia perchè il restante 30% si informava e mi faceva delle offerte molto basse.
A questo punto sono determinata a ricorrere in sede giudiziale in quanto non credo di avere più alternative non riuscendo a vendere l'immobile se non a circa 150.000,00 euro di meno del valore di mercato.
Cosa ne pensate? Consigli?
Grazie mille