Buongiorno, mi sono iscritto oggi al vostro sito per avere il vostro parere su quanto mi è successo in questi giorni.
Da qualche tempo mia moglie ed io abbiamo deciso di acquistare una casa/appartamento in una località di montagna. Dopo averne viste qualcuna abbiamo deciso effettuare una proposta di acquisto per una che soddisfava le nostre esigenze.
Ho quindi contattato l’agenzia che a suo tempo ci aveva accompagnato a vedere l’appartamento e, per accelerare i tempi della stesura dell’atto, ho inviato tramite mail tutti i dati necessari compresi documenti d’identità e codice fiscale e comunico anche l’importo della proposta (160.000€, prezzo di vendita 170.000€). Ci accordiamo per vederci il sabato mattina in quanto di passaggio perché direti in altra località di montagna per un periodo di ferie.
Arriviamo in agenzia, ci accoglie l’impiegata che ci aveva fatto vedere l’appartamento e con lei leggiamo la proposta che aveva già predisposto, apportato dei piccoli aggiustamenti e basta, la proposta era pronta, stampata e firmata. Giorni di validità della proposta: 5. Compilati gli assegni della caparra per il venditore e della provvigione per l’agente. Il 3%, non un centesimo di sconto perché, parole sue, “Noi non facciamo sconti, offriamo un servizio migliore”.
Ovviamente avevamo già firmato ache il “Conferimento di incarico di mediazione”. A questo punto arriva l’agente che dà un’occhiata abbastanza superficiale alla proposta di acquisto e firma il documento che più gli interessa: l’incarico di mediazione.
E quindi ci racconta che in questi giorni era stato contattato da una persona che era il proprietario dell’appartamento a fianco di quello che stiamo acquistando noi, che aveva venduto circa quattro anni fa, ma adesso avrebbe piacere di ritornare in questa località montana e avendo sentito che c’era in vendita l’appartamento dell’ex vicino/amico sarebbe interessato all’acquisto.
Allora cosa ci suggerisce di fare, di stampare e firmare una nuova proposta di acquisto di 165.000€, che, nel caso in cui, il nuovo fantomatico acquirente, avesse proposto un importo superiore ai nostri 160.000, lui, agente, avrebbe avuto in mano subito la controproposta da presentare al venditore.
Noi, lì per lì, presi di sorpresa, un po’ titubanti, anche perché se al venditore non bastavano i 160.000, avrebbe potuto rilanciare (infatti a posteriori abbiamo scoperto che non avrebbe mai accettato meno di 165.000, venditore e agente si davano del tu), abbiamo accettato questa cosa è abbiamo firmato.
Nel frattempo avevamo già superato l’orario di apertura dell’agenzia e quindi siamo usciti e l’agenzia chiude per riaprire nel pomeriggio, ma noi abbiamo proseguito per la nostra metà.
Tempo 10 minuti mi rendo conto che l’agente ci ha raccontato un incredibile frottola e che sostanzialmente ci ha raggirato alla grande.
La mattina successiva, appena apre l’agenzia, mi presento e mi faccio restituire tutte le copie della seconda proposta dall’impiegata, l’agente non era in ufficio. Mi faccio inoltre girare le mail che avevano inviato al venditore con allegate le scansione dei vari documenti prodotti.
E cosa scopro? Che alle ore 15:05 hanno inviato la proposta a 160000 e alle 18 quella a 165000.
Successivamente l’agente mi ha chiamato al telefono in quanto non capiva il mio gesto, per quale motivo ero andato a sottrarre un documento che era stato firmato da tutti gli interessati, ... Diciamo che ci siamo scambiati i nostri punti vista in modo alquanto agitato e finita lì.
Adesso praticamente è tutto bloccato in quanto il venditore non ha accettato i 160.000 ed io non voglio più vedere in faccia l’agente.
Io però l’appartamento lo vorrei acquistare, a questo punto escludendo l’agente. Il mio timore è che a distanza di tempo io non sia costretto a pagare ugualmente la provvigione in base all’art. 1755 del cc.
Il mandato di agenzia dovrebbe scadere intorno a settembre
Scusate se sono stato un po’ prolisso, ma dovevo essere il più preciso possibile.
Cosa ne pensate di questa storia e come posso uscirne?
Grazie.
Massimo
Da qualche tempo mia moglie ed io abbiamo deciso di acquistare una casa/appartamento in una località di montagna. Dopo averne viste qualcuna abbiamo deciso effettuare una proposta di acquisto per una che soddisfava le nostre esigenze.
Ho quindi contattato l’agenzia che a suo tempo ci aveva accompagnato a vedere l’appartamento e, per accelerare i tempi della stesura dell’atto, ho inviato tramite mail tutti i dati necessari compresi documenti d’identità e codice fiscale e comunico anche l’importo della proposta (160.000€, prezzo di vendita 170.000€). Ci accordiamo per vederci il sabato mattina in quanto di passaggio perché direti in altra località di montagna per un periodo di ferie.
Arriviamo in agenzia, ci accoglie l’impiegata che ci aveva fatto vedere l’appartamento e con lei leggiamo la proposta che aveva già predisposto, apportato dei piccoli aggiustamenti e basta, la proposta era pronta, stampata e firmata. Giorni di validità della proposta: 5. Compilati gli assegni della caparra per il venditore e della provvigione per l’agente. Il 3%, non un centesimo di sconto perché, parole sue, “Noi non facciamo sconti, offriamo un servizio migliore”.
Ovviamente avevamo già firmato ache il “Conferimento di incarico di mediazione”. A questo punto arriva l’agente che dà un’occhiata abbastanza superficiale alla proposta di acquisto e firma il documento che più gli interessa: l’incarico di mediazione.
E quindi ci racconta che in questi giorni era stato contattato da una persona che era il proprietario dell’appartamento a fianco di quello che stiamo acquistando noi, che aveva venduto circa quattro anni fa, ma adesso avrebbe piacere di ritornare in questa località montana e avendo sentito che c’era in vendita l’appartamento dell’ex vicino/amico sarebbe interessato all’acquisto.
Allora cosa ci suggerisce di fare, di stampare e firmare una nuova proposta di acquisto di 165.000€, che, nel caso in cui, il nuovo fantomatico acquirente, avesse proposto un importo superiore ai nostri 160.000, lui, agente, avrebbe avuto in mano subito la controproposta da presentare al venditore.
Noi, lì per lì, presi di sorpresa, un po’ titubanti, anche perché se al venditore non bastavano i 160.000, avrebbe potuto rilanciare (infatti a posteriori abbiamo scoperto che non avrebbe mai accettato meno di 165.000, venditore e agente si davano del tu), abbiamo accettato questa cosa è abbiamo firmato.
Nel frattempo avevamo già superato l’orario di apertura dell’agenzia e quindi siamo usciti e l’agenzia chiude per riaprire nel pomeriggio, ma noi abbiamo proseguito per la nostra metà.
Tempo 10 minuti mi rendo conto che l’agente ci ha raccontato un incredibile frottola e che sostanzialmente ci ha raggirato alla grande.
La mattina successiva, appena apre l’agenzia, mi presento e mi faccio restituire tutte le copie della seconda proposta dall’impiegata, l’agente non era in ufficio. Mi faccio inoltre girare le mail che avevano inviato al venditore con allegate le scansione dei vari documenti prodotti.
E cosa scopro? Che alle ore 15:05 hanno inviato la proposta a 160000 e alle 18 quella a 165000.
Successivamente l’agente mi ha chiamato al telefono in quanto non capiva il mio gesto, per quale motivo ero andato a sottrarre un documento che era stato firmato da tutti gli interessati, ... Diciamo che ci siamo scambiati i nostri punti vista in modo alquanto agitato e finita lì.
Adesso praticamente è tutto bloccato in quanto il venditore non ha accettato i 160.000 ed io non voglio più vedere in faccia l’agente.
Io però l’appartamento lo vorrei acquistare, a questo punto escludendo l’agente. Il mio timore è che a distanza di tempo io non sia costretto a pagare ugualmente la provvigione in base all’art. 1755 del cc.
Il mandato di agenzia dovrebbe scadere intorno a settembre
Scusate se sono stato un po’ prolisso, ma dovevo essere il più preciso possibile.
Cosa ne pensate di questa storia e come posso uscirne?
Grazie.
Massimo