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Compatibiltà catastale di una villa dei primi del '900
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<blockquote data-quote="Laura C" data-source="post: 124035" data-attributes="member: 14385"><p>La questione è un po' particolare, mi sembra di capire.</p><p>A mio avviso se le planimetrie sono conformi allo stato di fatto in termini di misure determinati il volume, cioè misure di pianta, altezze interne e altezza totale dell'edificio (attenzione che parlo di altezza totale 'urbanistica', per la quale bisogna consultare il Regolamento Edilizio comunale) credo che non si possa trovare una difformità volumetrica. Cioè vale quanto è stato precedentemente concessionato o dichiarato o depositato (nel tuo caso non c'è concessione perchè primi '900) e non si può 'sanare' una cosa realmente uguale a quella già dichiarata nel 1900. Le norme cui fa riferimento l'urbanistica attuale sono successive alla costruzione di quella abitazione, per cui, non sono avvocato, ma anche questo aspetto potrebbe venire approfondito in termini di diritti sulla proprietà. Inoltre aggiungo che se anche ci fosse stato davvero un 'inganno' (cioè la mancanza dell'altezza dei solai, cosicchè il disegno non completo ha determinato un errore nella costruzione, ecc.. ecc..) ma la cosa è stata dichiarata, bhè, non credo comunque si possa imputare al nuovo acquirente. Mi vien da pensare che, se così fosse, dovremmo adeguare i nostri edifici ogni volta che cambia un parametro edilizio o una legge urbanistica? Non credo! Credo anch'io che un atto notorio in cui si dichiara che lo stato attuale è conforme alle planimetrie d'epoca per il volume costruito, sia sufficiente.</p><p>L'aspetto da tenere in considerazione, forse, è la possibilità o meno di ampliare con nuovo volume, se l'acquirente ha questa volontà. In questo caso, se il volume edificabile è già 'esaurito' o addirittura 'superato' dalla costruzione esistente, non è possibile forse eseguire altre opere (da valutare con il tecnico di fiducia).</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Laura C, post: 124035, member: 14385"] La questione è un po' particolare, mi sembra di capire. A mio avviso se le planimetrie sono conformi allo stato di fatto in termini di misure determinati il volume, cioè misure di pianta, altezze interne e altezza totale dell'edificio (attenzione che parlo di altezza totale 'urbanistica', per la quale bisogna consultare il Regolamento Edilizio comunale) credo che non si possa trovare una difformità volumetrica. Cioè vale quanto è stato precedentemente concessionato o dichiarato o depositato (nel tuo caso non c'è concessione perchè primi '900) e non si può 'sanare' una cosa realmente uguale a quella già dichiarata nel 1900. Le norme cui fa riferimento l'urbanistica attuale sono successive alla costruzione di quella abitazione, per cui, non sono avvocato, ma anche questo aspetto potrebbe venire approfondito in termini di diritti sulla proprietà. Inoltre aggiungo che se anche ci fosse stato davvero un 'inganno' (cioè la mancanza dell'altezza dei solai, cosicchè il disegno non completo ha determinato un errore nella costruzione, ecc.. ecc..) ma la cosa è stata dichiarata, bhè, non credo comunque si possa imputare al nuovo acquirente. Mi vien da pensare che, se così fosse, dovremmo adeguare i nostri edifici ogni volta che cambia un parametro edilizio o una legge urbanistica? Non credo! Credo anch'io che un atto notorio in cui si dichiara che lo stato attuale è conforme alle planimetrie d'epoca per il volume costruito, sia sufficiente. L'aspetto da tenere in considerazione, forse, è la possibilità o meno di ampliare con nuovo volume, se l'acquirente ha questa volontà. In questo caso, se il volume edificabile è già 'esaurito' o addirittura 'superato' dalla costruzione esistente, non è possibile forse eseguire altre opere (da valutare con il tecnico di fiducia). [/QUOTE]
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