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<blockquote data-quote="alfasasso" data-source="post: 158518" data-attributes="member: 312"><p>Salve a tutti volevo confrontarmi con voi agenti immobiliari su di una mia causa passata in giudicato di recente sul nostro diritto alla provvigione. Cercherò di esporre tutta la situazione evitando i particolari per sintetizzare il tutto. Nel gennaio del 2006 faccio visitare ad un mio cliente (con tanto di foglio visita), insieme ad altri immobili, una casa colonica con terreno agricolo. Il cliente è sembrato interessato ma essendo l'immobile da ristrutturare completamente, si era riservato la decisione di fare una proposta al proprietario dopo una successiva visita con un impresa di Sua fiducia. Di acqua sotto i ponti ne passerà tanta dato che il cliente vedrà altri immobili con altre agenzie e solo a fine Gennaio del 2007 si rifarà vivo nella mia agenzia con l'intento di fare un'altra visita alla casa colonica (che nel frattempo non è stata venduta anche perchè molto isolata e con strada molto impervia) con un'impresa per quantificare i lavori da fare. Fatta la visita con l'impresa (che è stata molto deleteria verso la casa e quindi non convincente per a decisione positiva del cliente) ci promettiamo di risentirci fra un pò di tempo dopo aver avuto in mano un eventuale preventivo. Essendo il paese piccolo ci si incontra spesso e nei vari incontri il cliente mi fà presente che i lavori di ristrutturazione sono troppi e che per lui è fuori portata. Nel settembre dello stesso anno 2007 per pura combinazione (sempre da parte della stessa impresa che non sapendo nulla) veniamo a sapere che lo stesso cliente aveva acquistato la casa colonica con contratto preliminare. Premetto che la casa non era abitata e che il proprietaria lasciava le chiavi per le visite in un'altra filiale per sua comodità e che l'immobile lo avevamo per incarico verbale come molte altre agenzie. Morale della favola facciamo causa ( abbiamo avuto + volte visite da parte delle stesse parti nella nostra agenzia per minaccie e per accordi economici fuori luogo) e solo qualche giorno fà il giudice (la sentenza la dobbiamo ancora ritirare) decreta la fine delle "ostilità" con una semplice rigettazione della nostra richiesta (non ha neanche preso in considerazione almeno la richiesta di un rimborso spese) compensando le spese degli avvocati delle parti. Nel dibattimento le parti a noi avverse hanno dichiarato di essere state messe in contatto da un'amica comune nonchè parente della parte venditrice. Forse è colpa del nostro avvocato che non è riuscito a far capire la malafede delle parti? Ma come facciamo allora a difendere il nostro lavoro? I clienti li dobbiamo tirare per le orecchie per metterli di fronte ad un tavolo? Ditemi cosa ne pensate.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="alfasasso, post: 158518, member: 312"] Salve a tutti volevo confrontarmi con voi agenti immobiliari su di una mia causa passata in giudicato di recente sul nostro diritto alla provvigione. Cercherò di esporre tutta la situazione evitando i particolari per sintetizzare il tutto. Nel gennaio del 2006 faccio visitare ad un mio cliente (con tanto di foglio visita), insieme ad altri immobili, una casa colonica con terreno agricolo. Il cliente è sembrato interessato ma essendo l'immobile da ristrutturare completamente, si era riservato la decisione di fare una proposta al proprietario dopo una successiva visita con un impresa di Sua fiducia. Di acqua sotto i ponti ne passerà tanta dato che il cliente vedrà altri immobili con altre agenzie e solo a fine Gennaio del 2007 si rifarà vivo nella mia agenzia con l'intento di fare un'altra visita alla casa colonica (che nel frattempo non è stata venduta anche perchè molto isolata e con strada molto impervia) con un'impresa per quantificare i lavori da fare. Fatta la visita con l'impresa (che è stata molto deleteria verso la casa e quindi non convincente per a decisione positiva del cliente) ci promettiamo di risentirci fra un pò di tempo dopo aver avuto in mano un eventuale preventivo. Essendo il paese piccolo ci si incontra spesso e nei vari incontri il cliente mi fà presente che i lavori di ristrutturazione sono troppi e che per lui è fuori portata. Nel settembre dello stesso anno 2007 per pura combinazione (sempre da parte della stessa impresa che non sapendo nulla) veniamo a sapere che lo stesso cliente aveva acquistato la casa colonica con contratto preliminare. Premetto che la casa non era abitata e che il proprietaria lasciava le chiavi per le visite in un'altra filiale per sua comodità e che l'immobile lo avevamo per incarico verbale come molte altre agenzie. Morale della favola facciamo causa ( abbiamo avuto + volte visite da parte delle stesse parti nella nostra agenzia per minaccie e per accordi economici fuori luogo) e solo qualche giorno fà il giudice (la sentenza la dobbiamo ancora ritirare) decreta la fine delle "ostilità" con una semplice rigettazione della nostra richiesta (non ha neanche preso in considerazione almeno la richiesta di un rimborso spese) compensando le spese degli avvocati delle parti. Nel dibattimento le parti a noi avverse hanno dichiarato di essere state messe in contatto da un'amica comune nonchè parente della parte venditrice. Forse è colpa del nostro avvocato che non è riuscito a far capire la malafede delle parti? Ma come facciamo allora a difendere il nostro lavoro? I clienti li dobbiamo tirare per le orecchie per metterli di fronte ad un tavolo? Ditemi cosa ne pensate. [/QUOTE]
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