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<blockquote data-quote="geovalu" data-source="post: 142193" data-attributes="member: 21945"><p>Salve a tutti!</p><p>Una mia cliente, proprietaria di un immobile (appartamento), edificato nel 1939, mi conferisce incarico per la redazione del progetto di ristrutturazione dello stesso, comunicandomi la necessità di dover procedere alla richiesta di mutuo per ristrutturazione. nell'espletare il mandato ovviamente procedo a richiedere planimetria catastale dedll'appartamento, che se pur risalente all'ottobre del 1939 rapresenta in maniera chiara, precisa (ad eccezione di due pareti) l'unità immobiliare, i confini della stessa e con tratto più leggero lo sviluppo dell'intero fabbricato.</p><p>Tengo a precisare che la planimetria, pur riportando l'intero fabbricato, identifica chiaramente ed univocamente solo l'inità in questione (essendo ovviamente legata alsubalterno in questione).</p><p>Dopo qualche tempo, il promotore della banca mi comunica che per poter procedere al sopralluogo e quindi alla perizia, il tecnico incaricato ha richiesto l'aggiornamento della planimetria che, a suo dire non è da ritenersi valida. In risposta faccio presente che la presentazione di un docfa con causale "inserimento planimetrico" o qualsiasi altra che non comporti la computazione dei poligoni, risulterebbe alquanto complicata se non altro per l'esistenza della planimetria in banca dati e per (fatto non da poco) e per l'esistenza in loco di due tramezzi (sia pure in legno) risalenti almeno agli anni cinquanta. Qui il dilemma: presento una planimetria "falsando" lo stato dei luoghi o procedo con docfa per diversa distribuzione degli spazi interni? Ovviamente, per mia tutela, la seconda! Passano dei mesi e vengo nuovamente contattato dal promotore che mi chiede il titolo abilitativo per le "difformità" riscontrate tra le due planimetrie, chiedendomi <em>velatamente</em> di "trovare una soluzione al problema!!!" in quanto il notaio non ritiene di poter stipulare mutuo su un immobile "abusivo", minacciandomi di citarmi per danni.</p><p>Vi sembra che tale richiesta sia coerente con la normativa vigente, sia in ambito bancario che urbanistico o, come presumo nasconda qualche tranello?</p><p>Grazie a tutti.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="geovalu, post: 142193, member: 21945"] Salve a tutti! Una mia cliente, proprietaria di un immobile (appartamento), edificato nel 1939, mi conferisce incarico per la redazione del progetto di ristrutturazione dello stesso, comunicandomi la necessità di dover procedere alla richiesta di mutuo per ristrutturazione. nell'espletare il mandato ovviamente procedo a richiedere planimetria catastale dedll'appartamento, che se pur risalente all'ottobre del 1939 rapresenta in maniera chiara, precisa (ad eccezione di due pareti) l'unità immobiliare, i confini della stessa e con tratto più leggero lo sviluppo dell'intero fabbricato. Tengo a precisare che la planimetria, pur riportando l'intero fabbricato, identifica chiaramente ed univocamente solo l'inità in questione (essendo ovviamente legata alsubalterno in questione). Dopo qualche tempo, il promotore della banca mi comunica che per poter procedere al sopralluogo e quindi alla perizia, il tecnico incaricato ha richiesto l'aggiornamento della planimetria che, a suo dire non è da ritenersi valida. In risposta faccio presente che la presentazione di un docfa con causale "inserimento planimetrico" o qualsiasi altra che non comporti la computazione dei poligoni, risulterebbe alquanto complicata se non altro per l'esistenza della planimetria in banca dati e per (fatto non da poco) e per l'esistenza in loco di due tramezzi (sia pure in legno) risalenti almeno agli anni cinquanta. Qui il dilemma: presento una planimetria "falsando" lo stato dei luoghi o procedo con docfa per diversa distribuzione degli spazi interni? Ovviamente, per mia tutela, la seconda! Passano dei mesi e vengo nuovamente contattato dal promotore che mi chiede il titolo abilitativo per le "difformità" riscontrate tra le due planimetrie, chiedendomi [I]velatamente[/I] di "trovare una soluzione al problema!!!" in quanto il notaio non ritiene di poter stipulare mutuo su un immobile "abusivo", minacciandomi di citarmi per danni. Vi sembra che tale richiesta sia coerente con la normativa vigente, sia in ambito bancario che urbanistico o, come presumo nasconda qualche tranello? Grazie a tutti. [/QUOTE]
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