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<blockquote data-quote="LMART73" data-source="post: 522409" data-attributes="member: 70073"><p>Buonasera, </p><p>sono proprietario di un ufficio (A10) di 160 mq acquistato in diritto di superficie dal costruttore nel 1992 su una zona PEEP L. 865/1971. L'immobile fu acquistato a prezzo libero di mercato e ancora oggi, mantenendo la destinazione d'uso A/10, può essere venduto a prezzo di mercato senza la necessità di affrancazioni e nulla osta. Vorrei dividerlo in un ufficio di 67 mq e un appartamento di 90 mq facendo un frazionamento e un cambio di destinazione d'uso parziale grazie al piano caso, pagando i relativi contributi e oneri al comune (circa 9 mila euro). Il problema è che il comune, dopo mesi di incertezze, mi ha detto che una volta trasformato in uso abitativo non sarebbe più vendibile a prezzi di mercato e richiederebbe l'affrancazione del prezzo massimo di cessione. Per questo immobile non esiste una convenzione ad hoc allegata all'atto di acquisto ma solo la convenzione generale. Il Comune mi dice che per il calcolo del corrispettivo dell'affrancazione, visto che per l'immobile non c'è una convenzione ad hoc, considerebbe i dati riportati in una convenzione stipulata per un immobile con caratteristiche simili. E' possibile una cosa del genere? se l'immobile nasce senza vincoli sul prezzo massimo di cessione perchè, una volta trasformato in uso abitativo, dovrebbe essere sottoposto a questo vincolo? Se è corretto sottoporlo al vincolo non si dovrebbe considerare il prezzo da me pagato al costruttore al momento dell'acquisto e indicato sull'atto come base per il calcolo del corrispettivo già versato ? Come faccio a calcolare l'importo dell'affrancazione? Grazie in anticipo Luca</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="LMART73, post: 522409, member: 70073"] Buonasera, sono proprietario di un ufficio (A10) di 160 mq acquistato in diritto di superficie dal costruttore nel 1992 su una zona PEEP L. 865/1971. L'immobile fu acquistato a prezzo libero di mercato e ancora oggi, mantenendo la destinazione d'uso A/10, può essere venduto a prezzo di mercato senza la necessità di affrancazioni e nulla osta. Vorrei dividerlo in un ufficio di 67 mq e un appartamento di 90 mq facendo un frazionamento e un cambio di destinazione d'uso parziale grazie al piano caso, pagando i relativi contributi e oneri al comune (circa 9 mila euro). Il problema è che il comune, dopo mesi di incertezze, mi ha detto che una volta trasformato in uso abitativo non sarebbe più vendibile a prezzi di mercato e richiederebbe l'affrancazione del prezzo massimo di cessione. Per questo immobile non esiste una convenzione ad hoc allegata all'atto di acquisto ma solo la convenzione generale. Il Comune mi dice che per il calcolo del corrispettivo dell'affrancazione, visto che per l'immobile non c'è una convenzione ad hoc, considerebbe i dati riportati in una convenzione stipulata per un immobile con caratteristiche simili. E' possibile una cosa del genere? se l'immobile nasce senza vincoli sul prezzo massimo di cessione perchè, una volta trasformato in uso abitativo, dovrebbe essere sottoposto a questo vincolo? Se è corretto sottoporlo al vincolo non si dovrebbe considerare il prezzo da me pagato al costruttore al momento dell'acquisto e indicato sull'atto come base per il calcolo del corrispettivo già versato ? Come faccio a calcolare l'importo dell'affrancazione? Grazie in anticipo Luca [/QUOTE]
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