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Problema: assicurarsi che la provvigione la paghino entrambi le parti secondo l’art. 1755 del c c
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<blockquote data-quote="Graf" data-source="post: 563179" data-attributes="member: 9824"><p>Il tasso reale della provvigione, per un affare di intermediazione immobiliare, dovrebbe essere di 3% + 3%, in media.</p><p>Il tre per cento dal venditore e altrettanto dal compratore.</p><p>Ma questa è, solo teoria.</p><p>In una città come Roma, ad esempio, il 3% di provvigione dal venditore è un miraggio; nella capitale, gli incarichi di vendita, spesso “non in esclusiva”, si “strappano” a suon di zero per cento di compenso a “carico” del venditore.</p><p>Gli agenti immobiliari sono, in questo modo, felici e soddisfatti di avere una casa in più da proporre agli aspiranti acquirenti.</p><p>Spesso non si formalizzano sulla provvigione.</p><p>In breve, lavorano gratis per una delle parti e quindi, il rapporto professionale di equidistanza, che il mediatore dovrebbe sempre mantenere, va a farsi benedire….</p><p>D’altronde, tale comportamento è giustificato dal fatto che Roma, è una vera propria giungla d’asfalto anche dal punto di vista immobiliare e, per sopravvivere in essa, occorre essere molto flessibili e docili. Piegarsi come canna al vento delle consuetudini per non spezzarsi.</p><p>La “mitezza” è una virtù anche commerciale. Ed infatti i mediatori romani, tanti ma non tutti, fanno di necessità, “virtù”.</p><p></p><p>Ci si deve intendere bene: incassare una percentuale provvigionale del 4% dall’acquirente a fronte di un prezzo di vendita medio di un immobile di 300.000 - 400.000 euro può anche starci; il bilancio aziendale e familiare dell’ agente è comunque salvo. Meno la sua posizione di neutralità nella contrattazione che l'art. 1755 c.c. sembra far sorgere nel diritto a chiedere la provvigione ad entrambe le parti.</p><p>Ma tant'è....i prezzi elevati delle case di città giustificano pratiche piuttosto disinvolte anche se sono poi la norma; riscuotere, comunque, 10.000 - 15.000 euro da una vendita di un appartamento è sempre un bell’ incassare.</p><p>Ma il problema vero è soprattutto nei medi e piccoli centri, dove un appartamento di taglio medio raramente va oltre le 120.000 – 150.0000 euro.</p><p>In questo caso può reggere il bilancio di una ditta immobiliare che percepisce la provvigione solo dal venditore?</p><p>Non credo. (Attenzione pero: nei piccoli centri e nei paesi le spese di gestione sono notevolmente inferiori e, spesso, gli agenti operano in uffici di proprietà…).</p><p>Quindi come si comportano gli agenti immobiliari dei piccoli e medi centri urbani?</p><p>Incassano anche dal venditore?</p><p>Innalzano la percentuale della provvigione anche al 4 – 6% ?.</p><p>Si seguono altre procedure commerciali?</p><p>Si imitano i sistemi più inflessibili delle agenzie immobiliari in franchising?</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Graf, post: 563179, member: 9824"] Il tasso reale della provvigione, per un affare di intermediazione immobiliare, dovrebbe essere di 3% + 3%, in media. Il tre per cento dal venditore e altrettanto dal compratore. Ma questa è, solo teoria. In una città come Roma, ad esempio, il 3% di provvigione dal venditore è un miraggio; nella capitale, gli incarichi di vendita, spesso “non in esclusiva”, si “strappano” a suon di zero per cento di compenso a “carico” del venditore. Gli agenti immobiliari sono, in questo modo, felici e soddisfatti di avere una casa in più da proporre agli aspiranti acquirenti. Spesso non si formalizzano sulla provvigione. In breve, lavorano gratis per una delle parti e quindi, il rapporto professionale di equidistanza, che il mediatore dovrebbe sempre mantenere, va a farsi benedire…. D’altronde, tale comportamento è giustificato dal fatto che Roma, è una vera propria giungla d’asfalto anche dal punto di vista immobiliare e, per sopravvivere in essa, occorre essere molto flessibili e docili. Piegarsi come canna al vento delle consuetudini per non spezzarsi. La “mitezza” è una virtù anche commerciale. Ed infatti i mediatori romani, tanti ma non tutti, fanno di necessità, “virtù”. Ci si deve intendere bene: incassare una percentuale provvigionale del 4% dall’acquirente a fronte di un prezzo di vendita medio di un immobile di 300.000 - 400.000 euro può anche starci; il bilancio aziendale e familiare dell’ agente è comunque salvo. Meno la sua posizione di neutralità nella contrattazione che l'art. 1755 c.c. sembra far sorgere nel diritto a chiedere la provvigione ad entrambe le parti. Ma tant'è....i prezzi elevati delle case di città giustificano pratiche piuttosto disinvolte anche se sono poi la norma; riscuotere, comunque, 10.000 - 15.000 euro da una vendita di un appartamento è sempre un bell’ incassare. Ma il problema vero è soprattutto nei medi e piccoli centri, dove un appartamento di taglio medio raramente va oltre le 120.000 – 150.0000 euro. In questo caso può reggere il bilancio di una ditta immobiliare che percepisce la provvigione solo dal venditore? Non credo. (Attenzione pero: nei piccoli centri e nei paesi le spese di gestione sono notevolmente inferiori e, spesso, gli agenti operano in uffici di proprietà…). Quindi come si comportano gli agenti immobiliari dei piccoli e medi centri urbani? Incassano anche dal venditore? Innalzano la percentuale della provvigione anche al 4 – 6% ?. Si seguono altre procedure commerciali? Si imitano i sistemi più inflessibili delle agenzie immobiliari in franchising? [/QUOTE]
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