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<blockquote data-quote="davideboschi" data-source="post: 680743" data-attributes="member: 63284"><p>Visto che c'è stato un tentativo di riconciliazione non andato a buon fine, non credo che ti lascerà in pace, anche se poi alla fine del contenzioso il risultato sarà probabilmente quello che dici tu: la signorina si dovrà accollare la parte dei debiti che hai pagato e delle spese che hai sostenuto finora.</p><p>Con questa compensazione però diventerà non solo comproprietaria della struttura, ma anche tua socia nell'impresa, avendo ereditato le quote del tuo defunto marito. Quote che la mettono in minoranza, beninteso, ma che le danno diritto a una parte dei redditi prodotti finora (detratta la giusta retribuzione per il lavoro da te prestato) e a un potere decisionale nella società stessa.</p><p>Qui però si esce dal diritto immobiliare e si entra nel diritto societario: in una società regolarmente costituita probabilmente le sue quote di minoranza non le permetterebbero di opporsi alla trasformazione della licenza, ma in una società di fatto come è (mi pare) la vostra le regole potrebbero essere diverse.</p><p></p><p>A mio avviso hai fatto male a non coinvolgerla all'inizio, proponendole di rinunciare formalmente all'eredità (visto che c'erano dei debiti da pagare) o una qualche forma di partecipazione. Certo che nella situazione di allora, magari ti faceva comodo che ci fosse qualcuno che condividesse i debiti, ma ora questa scelta ti si ritorce contro.</p><p></p><p>Quello che ti serve è un buon avvocato con specializzazione non tanto nell'area immobiliare o nelle successioni, quanto nel diritto societario. Infatti le questioni successorie e di proprietà della struttura sono abbastanza chiare, mentre tu hai soprattutto bisogno di difendere e volgere a tuo vantaggio quanto hai fatto finora: spese, scelte fatte (inclusa la trasformazione della licenza) e opera prestata.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="davideboschi, post: 680743, member: 63284"] Visto che c'è stato un tentativo di riconciliazione non andato a buon fine, non credo che ti lascerà in pace, anche se poi alla fine del contenzioso il risultato sarà probabilmente quello che dici tu: la signorina si dovrà accollare la parte dei debiti che hai pagato e delle spese che hai sostenuto finora. Con questa compensazione però diventerà non solo comproprietaria della struttura, ma anche tua socia nell'impresa, avendo ereditato le quote del tuo defunto marito. Quote che la mettono in minoranza, beninteso, ma che le danno diritto a una parte dei redditi prodotti finora (detratta la giusta retribuzione per il lavoro da te prestato) e a un potere decisionale nella società stessa. Qui però si esce dal diritto immobiliare e si entra nel diritto societario: in una società regolarmente costituita probabilmente le sue quote di minoranza non le permetterebbero di opporsi alla trasformazione della licenza, ma in una società di fatto come è (mi pare) la vostra le regole potrebbero essere diverse. A mio avviso hai fatto male a non coinvolgerla all'inizio, proponendole di rinunciare formalmente all'eredità (visto che c'erano dei debiti da pagare) o una qualche forma di partecipazione. Certo che nella situazione di allora, magari ti faceva comodo che ci fosse qualcuno che condividesse i debiti, ma ora questa scelta ti si ritorce contro. Quello che ti serve è un buon avvocato con specializzazione non tanto nell'area immobiliare o nelle successioni, quanto nel diritto societario. Infatti le questioni successorie e di proprietà della struttura sono abbastanza chiare, mentre tu hai soprattutto bisogno di difendere e volgere a tuo vantaggio quanto hai fatto finora: spese, scelte fatte (inclusa la trasformazione della licenza) e opera prestata. [/QUOTE]
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