Sergio Caruso

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Agente Immobiliare
Il consiglio comunale di Sanremo, nella riunione di domenica sera, ha fortemente ridimensionato - per non dire affondato - il programma di Social housing, vale a dire il progetto di costruire - in varie parti della città - cento alloggi da affittare a “canone moderato” (meno di 300 euro al mese).

L’iniziativa era partita nel 2006, ai tempi della giunta Borea, con la benedizione della Regione. I nuovi alloggi avrebbero dovuto vedere la luce a Coldirodi, Bussana, nel pressi di palazzo Bellevue, in via Padre Semeria. Un emendamento presentato dal centrodestra ha invece ridotto il numero di case ad affitto “moderato” (riservate principalmente a giovani coppie e alle forze dell’ordine) da 100 a 18. I partiti che fanno capo al sindaco Zoccarato ritengono infatti che a Sanremo ci siano già troppi palazzi, meglio ristrutturare l’esistente. L’opposizione, Pd in testa, parla di un vero e proprio “affossamento” «di ogni seria iniziativa politica per dare una risposta concreta ai problemi della casa» a Sanremo.

Ma, prima di proseguire, cerchiamo di capire meglio cos’è il Social housing. Il Comune di Sanremo, appunto tre anni fa, sindaco Borea e assessore all’urbanistica Gorlero, ha individuato una serie di terreni (quasi tutti già edificabili) dove realizzare questi famosi appartamenti. Si tratta di un’iniziativa da far attuare ai privati: i quali, in cambio di qualche beneficio, possono edificare sulle loro aree appartamenti da vendere (20 per cento) o da affittare a meno di 300 euro per almeno 15 anni (il restante 80 per cento).

In una prima fase, l’attuale assessore all’urbanistica Dolzan, aveva sostanzialmente fatto proprio il piano, limandolo da 100 a 83 alloggi. Domenica sera il colpo di scena: la maggioranza di centrodestra ha presentato un ordine del giorno per ridurre drasticamente il progetto, ordine del giorno che alla fine è stato approvato.

Spiega Simone Baggioli, uno dei promotori del documento: «La stessa Regione Liguria dice di preferire interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente. Ora, tendendo conto che la proposta di un intervento di Social Housing tra le ville di via Padre Semeria e via Privata delle Rose mi appare già di per se stessa a dir poco fantasiosa, rilevo anche che per quanto riguarda via Padre Semeria, degli 88 appartamenti previsti soltanto il 60% sarebbe destinata per edilizia, per così dire, sociale, mentre il 40% degli alloggi diventerebbe di fatto altre seconde case di cui Sanremo certamente non ne ha più bisogno... Allora dico che è meglio destinare parte dei finanziamenti regionali, peraltro previsti, alla ristrutturazione di alloggi fatiscenti nella Pigna che sono molti: non a casaccio ma attraverso un piano appositamente elaborato».

Il cambio di rotta improvviso appare comunque anche una sconfessione dell’assessore Dolzan... Ribatte Baggioli: «Non credo proprio. Il Social housing era stato esaminato in maniera approssimativa in commissione e non erano emersi rilievi particolari. Ma è stato poi valutato più attentamente, e in questa seconda fase sono emerse molte cose che non vanno».

Di tutt’altro parere l’ex assessore all’urbanistica Andrea Gorlero, “padre” del progetto affondato dal consiglio: « Le motivazioni addotte dalla maggioranza di centro-destra, secondo cui occorrerebbe privilegiare il recupero degli edifici esistenti rispetto al consumo di territorio, specialmente nella città vecchia, sarebbero condivisibili in linea di principio; in realtà, però, il recupero per affittare a canoni sociali può – in concreto - essere effettuato solo dagli enti pubblici ( perché per i privati non è interessante sul piano economico ) e quindi in assenza di risorse economiche e di idee e progetti tali motivazioni sono assolutamente pretestuose».

Continua Gorlero: «E infatti il programma di edilizia sociale dopo lo stravolgimento subito dal consiglio comunale prevede il recupero di due soli alloggi già esistenti, entrambi peraltro già acquisiti al Comune dalla passata amministrazione, e comunque nemmeno uno nella città vecchia; quindi la maggioranza del sindaco Zoccarato, aldilà delle enunciazioni, non ha recuperato nemmeno un alloggio già esistente a fini sociali ma ha invece bloccato i due nuovi interventi edilizi privati principali, che potrebbero nel futuro essere destinati a edilizia libera».

Tra l’incudine e il martello restano infine i proprietari dei terreni. Da una parte vedono tramontare l’ipotesi-Social housing. Dall’altra si ritrovano nel mirino dell’opposizione, che adesso si dice pronta a “sparare” su qualsiasi futura edificazione privata in quelle stesse aree, edificazione che avrebbe il sapore di una manovra speculativa più o meno sapientemente orchestrata.

fonte:
IL SECOLO XIX
 

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