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<blockquote data-quote="Graf" data-source="post: 76674" data-attributes="member: 9824"><p>In sintesi, col mio post, del 16 Settembre 2010, delle ore 3.42, intilolato:</p><p>" Anche nei fiilm si nota la differenza tra un Agente Immobiliare italiano e uno straniero" volevo sottolineare che in America opera solo una figura di Agente Immobiliare: quello professionista con tanto di formazione , patentino, ufficio e segretaria. La società accetta solo quel tipo di mediatore e basta. E solo di quello si fida, come vediamo nelle scene iniziali del film Psyco.</p><p>Invece, in Italia, esistono due tipi di mediatori: l'agente immobiliare, da una parte, simile, nella preparazione, nell'organizzazione dei mezzi a quello degli Stati Uniti, e "il sensale di piazza" che, invece, opera nella più completa deregolamentazione, ai limiti della illegalità e in modo abusivo.</p><p>Ma in Italia, a differenza che in America, sono SOCIALMENTE ACCETTATI ambedue</p><p>Anzi, il mediatore abusivo riscuote, persino, più simpatie di quello regolarizzato.</p><p>Nel film "Arragiantevi" ne vediamo in opere uno, il "mitico" Pino Calamai, che, se pur rappresentato in modo piuttosto untuoso e viscido dal grande Vittorio Caprioli, tutto sommato viene considerato, bonariamente, un povero diavolo che deve sbarcare il lunario pure lui. Viene pertanto assolto dal regista.</p><p>Dopo tutto deve "arrangiarsi" come tutti gli italiani, per l’appunto.</p><p>E il fatto che, due film coevi, una italiano l'altro statunitense, mettono in scena la stessa figura professionale, MA IN MODO RADICALMENTE DIVERSO, mi faceva sorgere il dubbio che il mediatore inteso come “ sensale di piazza” sia una figura antropologica ineliminabile dal panorama sociale italiano, una sorte di archetipo millenario della nostra psicologia del profondo. Riflettete: ce lo vedete voi, un mediatore regolare ed onesto, come protagonista di un film italiano?</p><p>Io ho visto sempre rappresentare sul grande schermo mediatori italiani abborracciati, acciabattati, maneggioni e con le mani in pasta… Un pregiudizio inaccettabile dei cinematografari o specchio, almeno parziale, della realtà?</p><p></p><p></p><p>Insomma, arrivo a pensare che lottare contro gli abusivi sia tempo perso perchè si va contro una delle caratteristiche più salde e resistenti dell’ “italianità”. Non si può combattere contro la tipologia dell’italiano “eterno”. </p><p></p><p>Cosa ne pensate?</p><p>Forse esagero?</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Graf, post: 76674, member: 9824"] In sintesi, col mio post, del 16 Settembre 2010, delle ore 3.42, intilolato: " Anche nei fiilm si nota la differenza tra un Agente Immobiliare italiano e uno straniero" volevo sottolineare che in America opera solo una figura di Agente Immobiliare: quello professionista con tanto di formazione , patentino, ufficio e segretaria. La società accetta solo quel tipo di mediatore e basta. E solo di quello si fida, come vediamo nelle scene iniziali del film Psyco. Invece, in Italia, esistono due tipi di mediatori: l'agente immobiliare, da una parte, simile, nella preparazione, nell'organizzazione dei mezzi a quello degli Stati Uniti, e "il sensale di piazza" che, invece, opera nella più completa deregolamentazione, ai limiti della illegalità e in modo abusivo. Ma in Italia, a differenza che in America, sono SOCIALMENTE ACCETTATI ambedue Anzi, il mediatore abusivo riscuote, persino, più simpatie di quello regolarizzato. Nel film "Arragiantevi" ne vediamo in opere uno, il "mitico" Pino Calamai, che, se pur rappresentato in modo piuttosto untuoso e viscido dal grande Vittorio Caprioli, tutto sommato viene considerato, bonariamente, un povero diavolo che deve sbarcare il lunario pure lui. Viene pertanto assolto dal regista. Dopo tutto deve "arrangiarsi" come tutti gli italiani, per l’appunto. E il fatto che, due film coevi, una italiano l'altro statunitense, mettono in scena la stessa figura professionale, MA IN MODO RADICALMENTE DIVERSO, mi faceva sorgere il dubbio che il mediatore inteso come “ sensale di piazza” sia una figura antropologica ineliminabile dal panorama sociale italiano, una sorte di archetipo millenario della nostra psicologia del profondo. Riflettete: ce lo vedete voi, un mediatore regolare ed onesto, come protagonista di un film italiano? Io ho visto sempre rappresentare sul grande schermo mediatori italiani abborracciati, acciabattati, maneggioni e con le mani in pasta… Un pregiudizio inaccettabile dei cinematografari o specchio, almeno parziale, della realtà? Insomma, arrivo a pensare che lottare contro gli abusivi sia tempo perso perchè si va contro una delle caratteristiche più salde e resistenti dell’ “italianità”. Non si può combattere contro la tipologia dell’italiano “eterno”. Cosa ne pensate? Forse esagero? [/QUOTE]
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