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L'Esperto Immobiliare Risponde
Locazione Comodato Nuda Proprietà e Usufrutto
Aumento del 15% con rinuncia alla facoltà di disdetta immobile commerciale locato
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Testo
<blockquote data-quote="Pennylove" data-source="post: 351367" data-attributes="member: 31598"><p>Salvo esame della fattispecie in concreto, a me non pare ravvisabile, nel caso di specie, una regolamentazione basata su un canone progressivo: la formulazione della singola clausola in oggetto pare essere viziata da insufficienti motivi probanti sotto il profilo causale (manca un corrispettivo globale frazionato nel tempo in importi crescenti, ma si pattuisce, in decorrenza del rinnovo, un più alto corrispettivo derivante da una maggiorazione del 15%, non sono posti all’evidenza apprezzabili motivi giustificativi dell’aumento richiesto ecc.), ma – come tu stesso hai osservato – sembra piuttosto costituire un espediente elusivo diretto a neutralizzare – su una durata particolarmente lunga (6 anni) – i limiti quantitativi posti dall’art. 32 della c.d. legge sull’equo canone. Nella specie, pare proprio – salvo esame dell’intero complesso delle pattuizioni – che la clausola cui si riferisce airaliip sia finalizzata al conseguimento di un illegittimo aumento del canone (oltre il limite dell’aggiornamento ISTAT), senza alcun vantaggio corrispettivo per il conduttore.</p><p></p><p>Se il contratto, come normalmente si prevede, contiene la clausola di tacito rinnovo alla fine del primo sessennio, in mancanza di disdetta, il contratto originario si rinnova alle medesime condizioni (anche economiche) fino a quando non si sia manifestata una diversa volontà negoziale dei contraenti. A scanso di complicazioni, se si pone un problema economico tra le parti, nulla vieta comunque alle medesime di risolvere consensualmente il contratto e porre in essere, in un periodo successivo, un aumento del canone, giustificando, nel testo contrattuale del nuovo contratto, le ragioni che porteranno a tale aumento.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Pennylove, post: 351367, member: 31598"] Salvo esame della fattispecie in concreto, a me non pare ravvisabile, nel caso di specie, una regolamentazione basata su un canone progressivo: la formulazione della singola clausola in oggetto pare essere viziata da insufficienti motivi probanti sotto il profilo causale (manca un corrispettivo globale frazionato nel tempo in importi crescenti, ma si pattuisce, in decorrenza del rinnovo, un più alto corrispettivo derivante da una maggiorazione del 15%, non sono posti all’evidenza apprezzabili motivi giustificativi dell’aumento richiesto ecc.), ma – come tu stesso hai osservato – sembra piuttosto costituire un espediente elusivo diretto a neutralizzare – su una durata particolarmente lunga (6 anni) – i limiti quantitativi posti dall’art. 32 della c.d. legge sull’equo canone. Nella specie, pare proprio – salvo esame dell’intero complesso delle pattuizioni – che la clausola cui si riferisce airaliip sia finalizzata al conseguimento di un illegittimo aumento del canone (oltre il limite dell’aggiornamento ISTAT), senza alcun vantaggio corrispettivo per il conduttore. Se il contratto, come normalmente si prevede, contiene la clausola di tacito rinnovo alla fine del primo sessennio, in mancanza di disdetta, il contratto originario si rinnova alle medesime condizioni (anche economiche) fino a quando non si sia manifestata una diversa volontà negoziale dei contraenti. A scanso di complicazioni, se si pone un problema economico tra le parti, nulla vieta comunque alle medesime di risolvere consensualmente il contratto e porre in essere, in un periodo successivo, un aumento del canone, giustificando, nel testo contrattuale del nuovo contratto, le ragioni che porteranno a tale aumento. [/QUOTE]
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