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<blockquote data-quote="gtgt" data-source="post: 390053" data-attributes="member: 3045"><p>A conclusione dello scambio, vorrei indicare un <strong><a href="http://www.altalex.com/index.php?idnot=12862" target="_blank">articolo</a></strong> (la cui sostanza probabilmente molti già conosceranno) che tratta l'argomento.</p><p></p><p>Le parti essenziali relative a quanto discusso nel thread sono:</p><p>---------------------------------------</p><p>Il «contratto di fatto» concluso mediante un <em>contatto sociale</em>, costituirebbe allora pur sempre un contratto per il quale è pur sempre necessario un consenso, anche se funzionalmente qualificato: «<em>si tratta di un consenso alla (propria o altrui) prestazione, e non del consenso (negoziale) alla nascita della propria obbligazione</em>», sicché, per l’insorgere del diritto alla provvigione, non è necessario il preventivo conferimento dell’incarico ma «<em>la mera circostanza della valorizzazione consapevole dell’opera</em>» del mediatore rispetto alla conclusione dell’affare.</p><p>---------------------------------------</p><p></p><p>---------------------------------------</p><p>c) la segnalazione dell’affare</p><p></p><p>Si è affermato che anche la semplice attività consistente nel reperimento e nell’indicazione dell’altro contraente, o nella segnalazione dell’affare, legittima il diritto alla provvigione, a condizione però che l’attività costituisca il risultato utile di una ricerca fatta dal mediatore e poi valorizzata dalle parti.</p><p>Dunque la “segnalazione dell’affare” in sé e per sé considerata non appare sufficiente a far sorgere il diritto alla provvigione se non è accompagnata da un’accertata effettiva rilevanza dell’opera del mediatore ai fini della conclusione del contratto.</p><p>A fronte, ad esempio, di un intervento volto a segnalare semplicemente l’affare ad altra persona, che poi personalmente provveda a procurare l’incontro tra i contraenti, si tende ad escludere il diritto alla provvigione in base alla considerazione che «chi compie la segnalazione non provvede a procurare l’avvicinamento dei futuri contraenti, sicché l’affare non è riconducibile alla notizia da lui fornita ma all’attività di chi la utilizza procurando tale incontro, il che implica che l’opera di intermediazione è svolta da quest’ultimo soggetto che ha diritto alla provvigione».</p><p>---------------------------------------</p><p></p><p>---------------------------------------</p><p>e) la consapevolezza dell’opera di mediazione</p><p></p><p>Si è già detto che il diritto alla provvigione non sorge qualora le parti, pur avendo concluso l'affare grazie all'attività del mediatore, non siano state in grado di conoscere ed abbiano ignorato incolpevolmente l'opera di intermediazione svolta: si ritiene cioè che il requisito della riconoscibilità dell’attività di mediazione svolta sia indispensabile non solo per il diritto alla provvigione, ma per l’esistenza stessa del rapporto di mediazione.</p><p>---------------------------------------</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="gtgt, post: 390053, member: 3045"] A conclusione dello scambio, vorrei indicare un [B][URL='http://www.altalex.com/index.php?idnot=12862']articolo[/URL][/B] (la cui sostanza probabilmente molti già conosceranno) che tratta l'argomento. Le parti essenziali relative a quanto discusso nel thread sono: --------------------------------------- Il «contratto di fatto» concluso mediante un [I]contatto sociale[/I], costituirebbe allora pur sempre un contratto per il quale è pur sempre necessario un consenso, anche se funzionalmente qualificato: «[I]si tratta di un consenso alla (propria o altrui) prestazione, e non del consenso (negoziale) alla nascita della propria obbligazione[/I]», sicché, per l’insorgere del diritto alla provvigione, non è necessario il preventivo conferimento dell’incarico ma «[I]la mera circostanza della valorizzazione consapevole dell’opera[/I]» del mediatore rispetto alla conclusione dell’affare. --------------------------------------- --------------------------------------- c) la segnalazione dell’affare Si è affermato che anche la semplice attività consistente nel reperimento e nell’indicazione dell’altro contraente, o nella segnalazione dell’affare, legittima il diritto alla provvigione, a condizione però che l’attività costituisca il risultato utile di una ricerca fatta dal mediatore e poi valorizzata dalle parti. Dunque la “segnalazione dell’affare” in sé e per sé considerata non appare sufficiente a far sorgere il diritto alla provvigione se non è accompagnata da un’accertata effettiva rilevanza dell’opera del mediatore ai fini della conclusione del contratto. A fronte, ad esempio, di un intervento volto a segnalare semplicemente l’affare ad altra persona, che poi personalmente provveda a procurare l’incontro tra i contraenti, si tende ad escludere il diritto alla provvigione in base alla considerazione che «chi compie la segnalazione non provvede a procurare l’avvicinamento dei futuri contraenti, sicché l’affare non è riconducibile alla notizia da lui fornita ma all’attività di chi la utilizza procurando tale incontro, il che implica che l’opera di intermediazione è svolta da quest’ultimo soggetto che ha diritto alla provvigione». --------------------------------------- --------------------------------------- e) la consapevolezza dell’opera di mediazione Si è già detto che il diritto alla provvigione non sorge qualora le parti, pur avendo concluso l'affare grazie all'attività del mediatore, non siano state in grado di conoscere ed abbiano ignorato incolpevolmente l'opera di intermediazione svolta: si ritiene cioè che il requisito della riconoscibilità dell’attività di mediazione svolta sia indispensabile non solo per il diritto alla provvigione, ma per l’esistenza stessa del rapporto di mediazione. --------------------------------------- [/QUOTE]
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