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<blockquote data-quote="bonf69" data-source="post: 157822" data-attributes="member: 21780"><p>Ciao Alessandra, grazie per la tua risposta. Riguardo al confinante, non c'è nessun coltivatore diretto, solo un grosso stabilimento e sarebbero proprio i proprietari a volerlo comprare per ampliare la loro proprietà, quindi questo problema non si pone. E' ovvio che questa società compra nel momento in cui tutti i venditori sono d'accordo, ma è proprio questo il problema.</p><p>Il terreno (non edificabile) è una rimanenza di un esproprio avuto per pubblica utilità. Questa società pagherebbe, al mq, 20 volte di più di quanto pagherà (chissà quando..) il Comune. Una cifra pazzesca, un'occasione da non perdere, ma il punto è che solo uno dei tre donatari vuole vendere oltre a mio padre, gli altri due no. E' chiaro che "l'intralcio" alla vendita è determinato solo dal fatto che essendo in 4 a dividersi il loro 50%, vorrebbero ricavarci di più e per la natura e le potenzialità del terreno, è assolutamente impossibile. E' ovvio che nessuno comprerebbe un 50% di proprietà + un altro 50% di nuda proprietà, pertanto mi chiedo se questa scelta della donazione con usufrutto (di cui non si era a conoscenza nemmeno durante la trattativa), che non invoglia nè questi compratori nè eventuali altri, penalizzi doppiamente mio padre per via della nuda proprietà in primis e poi per i "capricci" di due donatari. </p><p>Non solo, nessuno vorrebbe acquistare un 50% (di mio padre) per rimanere in comproprietà con altre 4 persone (con altri 12 eredi diretti totali pronti "all'uso"). </p><p>Tutti i donatari vivono in tutt'altra città, lontanissima, ed oltre a non aver mai manifestato particolare interesse per questo terreno, non hanno la benchè minima cognizione della sua ubicazione e nemmeno la minima conoscenza urbanistica. Mi consolerei se avessero la possibilità economica tale da poter riscattare la mia parte, ma assolutamente no!</p><p>Che fare allora, mio padre è condannato a vedersi sfumare questa possibilità e dare vita al meccanismo delle ripicche, oppure c'è (magari nella giurisprudenza consolidata) qualche cavillo che dia a lui almeno la possibilità di intimidirli un po'?</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="bonf69, post: 157822, member: 21780"] Ciao Alessandra, grazie per la tua risposta. Riguardo al confinante, non c'è nessun coltivatore diretto, solo un grosso stabilimento e sarebbero proprio i proprietari a volerlo comprare per ampliare la loro proprietà, quindi questo problema non si pone. E' ovvio che questa società compra nel momento in cui tutti i venditori sono d'accordo, ma è proprio questo il problema. Il terreno (non edificabile) è una rimanenza di un esproprio avuto per pubblica utilità. Questa società pagherebbe, al mq, 20 volte di più di quanto pagherà (chissà quando..) il Comune. Una cifra pazzesca, un'occasione da non perdere, ma il punto è che solo uno dei tre donatari vuole vendere oltre a mio padre, gli altri due no. E' chiaro che "l'intralcio" alla vendita è determinato solo dal fatto che essendo in 4 a dividersi il loro 50%, vorrebbero ricavarci di più e per la natura e le potenzialità del terreno, è assolutamente impossibile. E' ovvio che nessuno comprerebbe un 50% di proprietà + un altro 50% di nuda proprietà, pertanto mi chiedo se questa scelta della donazione con usufrutto (di cui non si era a conoscenza nemmeno durante la trattativa), che non invoglia nè questi compratori nè eventuali altri, penalizzi doppiamente mio padre per via della nuda proprietà in primis e poi per i "capricci" di due donatari. Non solo, nessuno vorrebbe acquistare un 50% (di mio padre) per rimanere in comproprietà con altre 4 persone (con altri 12 eredi diretti totali pronti "all'uso"). Tutti i donatari vivono in tutt'altra città, lontanissima, ed oltre a non aver mai manifestato particolare interesse per questo terreno, non hanno la benchè minima cognizione della sua ubicazione e nemmeno la minima conoscenza urbanistica. Mi consolerei se avessero la possibilità economica tale da poter riscattare la mia parte, ma assolutamente no! Che fare allora, mio padre è condannato a vedersi sfumare questa possibilità e dare vita al meccanismo delle ripicche, oppure c'è (magari nella giurisprudenza consolidata) qualche cavillo che dia a lui almeno la possibilità di intimidirli un po'? [/QUOTE]
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