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Come si valuta un'attività commerciale come un bar?
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<blockquote data-quote="Antonello" data-source="post: 64333" data-attributes="member: 8160"><p>Il mondo delle attività commerciali è completamente cambiato nel 2006 con l'introduzione del decreto legislativo cosidetto Bersani, il 233/2006.</p><p>Si tratta della liberalizzazione delle licenze.</p><p>Via tutti i paletti, via le misure ristrettive.</p><p>Licenze libere per tutti e non più contingenziate. Il caos in assoluto. Puoi aprire quando, come e dove vuoi.</p><p>Puoi scegliere il tipo di attività che vuoi.</p><p>Puoi iniziare con il commercio al dettaglio di frutta e verdura e se non va bene puoi anche trasformarti in rivenditore di scarpe oppure modificare il tutto in bar caffè o ristorante alla moda o libraio o pescivendolo o panetteria o cartolaio.</p><p>Insomma un mondo commerciale assolutamente non specializzato e per niente competente dei prodotti messi in vendita.</p><p>Molti comuni si sono adeguati, altri no.</p><p>La Circolare del Ministero dello Sviluppo Economico n.3635/C emessa il 6 maggio 2010 ha sancito che a decorrere dall’8 maggio 2010 nessun Comune potrà fissare parametri in base ai quali determinare quanti bar e ristoranti possono essere aperti sul territorio. Gli unici limiti ammissibili riguarderanno la struttura, destinazione d’uso e metri quadrati ed ovviamente, il possesso dei requisiti soggettivi per l’esercizio di attività di somministrazione di alimenti e bevande. L’avvio effettivo delle nuove attività di somministrazione potrà essere effettuato liberamente decorsi trenta giorni dalla presentazione di una Dichiarazione di Inizio di Attività.</p><p>Pertanto, quando andavi a dare una valutazione al pubblico esercizio o a qualsiasi altra attività commerciale, partivi da un dato che era il valore della licenza.</p><p style="text-align: center"><u><strong>Ora quel valore è pari a zero</strong></u></p><p>.</p><p>Inoltre la prima lenzuolata di Bersani, quella del 2006, ha incoraggiato tantissimi baristi e camerieri con una stagione di lavoro come esperienza ad aprire un pubblico esercizio.</p><p>I cosidetti <u><strong>bar caffè alla moda o di tendenza</strong></u>.</p><p>Nel mio piccolo li chiamo "<u><strong>bar caffè con tendenza al fallimento</strong></u>".</p><p>Da noi aprono e chiudono senza interruzione di continuità.</p><p>Questi ex baristi o ex camerieri di primo pelo pensano che basti la liquidazione di papà per aprire l'attività.</p><p>Durano il tempo dell'inaugurazione o giù di lì e poi abbassano la saracinesca.</p><p>Vengono da noi e vorrebbero vendere per poter recuperare qualcosa e pagare la montagna di debiti accumulati.</p><p>E' difficile accontentarli in quanto sono attività a valore zero.</p><p>Quello che può avere un valore sono gli arredi e i corredi che la compongono, se non sono sotto sequestro.</p><p>Quindi per risponderti, se sei intenzionata ad aprire un pubblico esercizio (bar caffè, ristorante, pizzeria, pub, ecc.) devi solo presentare una domanda al tuo comune di apparteneza e con altri documenti di rito entro 30 giorni puoi aprire l'attività.</p><p>Se occorre dell'altro, non esitare.</p><p>L'argomento è interessante.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Antonello, post: 64333, member: 8160"] Il mondo delle attività commerciali è completamente cambiato nel 2006 con l'introduzione del decreto legislativo cosidetto Bersani, il 233/2006. Si tratta della liberalizzazione delle licenze. Via tutti i paletti, via le misure ristrettive. Licenze libere per tutti e non più contingenziate. Il caos in assoluto. Puoi aprire quando, come e dove vuoi. Puoi scegliere il tipo di attività che vuoi. Puoi iniziare con il commercio al dettaglio di frutta e verdura e se non va bene puoi anche trasformarti in rivenditore di scarpe oppure modificare il tutto in bar caffè o ristorante alla moda o libraio o pescivendolo o panetteria o cartolaio. Insomma un mondo commerciale assolutamente non specializzato e per niente competente dei prodotti messi in vendita. Molti comuni si sono adeguati, altri no. La Circolare del Ministero dello Sviluppo Economico n.3635/C emessa il 6 maggio 2010 ha sancito che a decorrere dall’8 maggio 2010 nessun Comune potrà fissare parametri in base ai quali determinare quanti bar e ristoranti possono essere aperti sul territorio. Gli unici limiti ammissibili riguarderanno la struttura, destinazione d’uso e metri quadrati ed ovviamente, il possesso dei requisiti soggettivi per l’esercizio di attività di somministrazione di alimenti e bevande. L’avvio effettivo delle nuove attività di somministrazione potrà essere effettuato liberamente decorsi trenta giorni dalla presentazione di una Dichiarazione di Inizio di Attività. Pertanto, quando andavi a dare una valutazione al pubblico esercizio o a qualsiasi altra attività commerciale, partivi da un dato che era il valore della licenza. [CENTER][U][B]Ora quel valore è pari a zero[/B][/U][/CENTER]. Inoltre la prima lenzuolata di Bersani, quella del 2006, ha incoraggiato tantissimi baristi e camerieri con una stagione di lavoro come esperienza ad aprire un pubblico esercizio. I cosidetti [U][B]bar caffè alla moda o di tendenza[/B][/U]. Nel mio piccolo li chiamo "[U][B]bar caffè con tendenza al fallimento[/B][/U]". Da noi aprono e chiudono senza interruzione di continuità. Questi ex baristi o ex camerieri di primo pelo pensano che basti la liquidazione di papà per aprire l'attività. Durano il tempo dell'inaugurazione o giù di lì e poi abbassano la saracinesca. Vengono da noi e vorrebbero vendere per poter recuperare qualcosa e pagare la montagna di debiti accumulati. E' difficile accontentarli in quanto sono attività a valore zero. Quello che può avere un valore sono gli arredi e i corredi che la compongono, se non sono sotto sequestro. Quindi per risponderti, se sei intenzionata ad aprire un pubblico esercizio (bar caffè, ristorante, pizzeria, pub, ecc.) devi solo presentare una domanda al tuo comune di apparteneza e con altri documenti di rito entro 30 giorni puoi aprire l'attività. Se occorre dell'altro, non esitare. L'argomento è interessante. [/QUOTE]
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