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<blockquote data-quote="edo05" data-source="post: 64255" data-attributes="member: 6911"><p>Prima di tutto mille grazie! Provo a spiegare meglio (non so se riuscirò<img src="/styles/default/xenforo/smilies.emoji/people/slight_smile.emoji.svg" class="smilie" loading="lazy" alt=":)" title="Lieve sorriso :)" data-shortname=":)" /></p><p></p><p>Allora, noi stiamo vendendo un appartamento ricevuto in eredità, costruito negli anni 70. Quando era in costruzione questo appartamento venne modificato (sgabuzzino in altra posizione, camera rimpicciolita -di pochi cm, 10 mi pare- e bagno, di conseguenza, un po' ingrandito), ma in comune "le mappe tipo" del condominio non vennero aggiornate, ovvero essendo un condominio enorme, non vennero prese in considerazione tali modifiche apportate all'appartamento in questione, mentre al catasto è corretto.</p><p>Al momento dell'eredità nessuno se ne accorse, nessuno ci pensò, poiché sempre avevamo visto l'appartamento così com'è nello stato attuale, nessuno aveva fatto dei lavori dopo la costruzione del 70.</p><p>Ora chi compra vuole modificare tutto, come dicevo, eliminare pareti, ingrandire camere, ecc. e per fare questo vuole che noi facciamo mettere a rogito che ci sono difformità in comune. </p><p>Come logico, il notaio con il ddl del 1° luglio, ci ha detto che a lui interessa il catasto, ma che non può mettere a rogito una 'postilla' che dica che vi sono difformità in comune.</p><p>L'architetto dei compratori e anche i compratori stessi, invece, vogliono tale postilla e una nostra delega, immagino per presentare il progetto di modifica (DIA?).</p><p>Il problema sta nel fatto che, essendo i compratori pignoli in modo esagerato, quando diremo loro che il rogito si può fare, ma senza tale postilla, ci possano fare dei problemi, anche perché non capiscono quando vengono spiegate loro le cose.</p><p>Noi saremmo tentati di recedere dal compromesso (che non è registrato, non ha bolli, timbri, né il nome del notaio, ma si è svolto davanti a un 'aiutante' del notaio) e restituire la caparra, ma non vorremmo dover dare il doppio della stessa, visto che nel compromesso c'è scritto "visto e piaciuto", e che ci hanno fatto dei problemi dopo tale compromesso e per cose che il loro architetto ha detto, davanti a noi, "che non ci sono problemi".</p><p>Ma il problema sta nel fatto che pare che loro "vogliano fare nascere dei problemi"...</p><p>Il notaio dice che dovremmo restituire il doppio della caparra, o persino rischiare la galera...</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="edo05, post: 64255, member: 6911"] Prima di tutto mille grazie! Provo a spiegare meglio (non so se riuscirò:-) Allora, noi stiamo vendendo un appartamento ricevuto in eredità, costruito negli anni 70. Quando era in costruzione questo appartamento venne modificato (sgabuzzino in altra posizione, camera rimpicciolita -di pochi cm, 10 mi pare- e bagno, di conseguenza, un po' ingrandito), ma in comune "le mappe tipo" del condominio non vennero aggiornate, ovvero essendo un condominio enorme, non vennero prese in considerazione tali modifiche apportate all'appartamento in questione, mentre al catasto è corretto. Al momento dell'eredità nessuno se ne accorse, nessuno ci pensò, poiché sempre avevamo visto l'appartamento così com'è nello stato attuale, nessuno aveva fatto dei lavori dopo la costruzione del 70. Ora chi compra vuole modificare tutto, come dicevo, eliminare pareti, ingrandire camere, ecc. e per fare questo vuole che noi facciamo mettere a rogito che ci sono difformità in comune. Come logico, il notaio con il ddl del 1° luglio, ci ha detto che a lui interessa il catasto, ma che non può mettere a rogito una 'postilla' che dica che vi sono difformità in comune. L'architetto dei compratori e anche i compratori stessi, invece, vogliono tale postilla e una nostra delega, immagino per presentare il progetto di modifica (DIA?). Il problema sta nel fatto che, essendo i compratori pignoli in modo esagerato, quando diremo loro che il rogito si può fare, ma senza tale postilla, ci possano fare dei problemi, anche perché non capiscono quando vengono spiegate loro le cose. Noi saremmo tentati di recedere dal compromesso (che non è registrato, non ha bolli, timbri, né il nome del notaio, ma si è svolto davanti a un 'aiutante' del notaio) e restituire la caparra, ma non vorremmo dover dare il doppio della stessa, visto che nel compromesso c'è scritto "visto e piaciuto", e che ci hanno fatto dei problemi dopo tale compromesso e per cose che il loro architetto ha detto, davanti a noi, "che non ci sono problemi". Ma il problema sta nel fatto che pare che loro "vogliano fare nascere dei problemi"... Il notaio dice che dovremmo restituire il doppio della caparra, o persino rischiare la galera... [/QUOTE]
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