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<blockquote data-quote="Pennylove" data-source="post: 349259" data-attributes="member: 31598"><p>Ciao lightlee! <img src="/styles/default/xenforo/smilies.emoji/people/slight_smile.emoji.svg" class="smilie" loading="lazy" alt=":)" title="Lieve sorriso :)" data-shortname=":)" /> Gli elementi da te forniti sono insufficienti per dare una risposta precisa. Mi limito, pertanto, a dire che, in generale, la prima valutazione da farsi attiene, oltre che:</p><p></p><p>a) alla diversa durata dei due tipi di contratto;</p><p></p><p>b) alle imposte sul reddito: riduzione dell’imponibile del 30% per i contratti 3+2: in pratica il proprietario che affitta a canone concordato nel 2014 (quando la deduzione forfettaria IRPEF si ridurrà dal 15 al 5%) dovrà dichiarare il 66,5% dello stesso, mentre quello che affitta a canone libero il 95%;</p><p></p><p>c) alle imposte di registro: riduzione della base imponibile (canone annuo) del 30% per i contratti 3+2: il proprietario che affitta a canone concordato applica il 2% del 70% del canoe annuo, mente quello che affitta a canone libero il 2%;</p><p></p><p>d) al reddito imponibile del proprietario;</p><p></p><p>e) al regime IMU che può prevedere aliquote agevolate per i contratti concordati;</p><p></p><p>f) alla opzione per il nuovo regime fiscale previsto dalla cedolare secca;</p><p></p><p>la valutazione da farsi attiene al confronto fra il canone liberamente stabilito dalle parti che si potrebbe realisticamente richiedere sulla piazza di Treviso per quel particolare tipo di immobile e il canone fissato nel rispetto dell’accordo territoriale di riferimento.</p><p></p><p>In linea di massima, perché sia conveniente per il proprietario scegliere il canone concordato - in regime ordinario - è necessario che il canone non sia di molto inferiore a quello libero. A titolo orientativo, tanto maggiore è l’imponibile del proprietario e, conseguentemente, cresce lo scaglione IRPEF, tanto il canone convenzionato deve avvicinarsi al canone libero: se il “delta” supera il 25% converrebbe stipulare un contratto a canone libero, a patto di trovare, in un periodo di forte morosità, una controparte in grado di pagarlo.</p><p></p><p>Altre considerazioni da farsi riguardano poi ulteriori variabili qualora il proprietario optasse per il regime fiscale alternativo all’IRPEF. Fino al 2012 la cedolare era mediamente vantaggiosa al terzo scaglione IRPEF, vale a dire dai 28.000 euro di imponibile in su. Da 2013, invece, con l’aliquota ribassata (già a partire da questo anno di imposta) al 15% per i contratti concordati , anche se di poco, fin dal primo scaglione IRPEF, quindi, si può dire per tutti i proprietari che scelgono i contratti a canone concordato: le uniche variabili che possono mandare in tilt il calcolo di convenienza e indurre il proprietario a scegliere la tassazione tradizionale sono le detrazioni fiscali (che potrebbero andare perse se il proprietario ha redditi molto bassi o se ha solo redditi da locazione) e l’inflazione.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Pennylove, post: 349259, member: 31598"] Ciao lightlee! :) Gli elementi da te forniti sono insufficienti per dare una risposta precisa. Mi limito, pertanto, a dire che, in generale, la prima valutazione da farsi attiene, oltre che: a) alla diversa durata dei due tipi di contratto; b) alle imposte sul reddito: riduzione dell’imponibile del 30% per i contratti 3+2: in pratica il proprietario che affitta a canone concordato nel 2014 (quando la deduzione forfettaria IRPEF si ridurrà dal 15 al 5%) dovrà dichiarare il 66,5% dello stesso, mentre quello che affitta a canone libero il 95%; c) alle imposte di registro: riduzione della base imponibile (canone annuo) del 30% per i contratti 3+2: il proprietario che affitta a canone concordato applica il 2% del 70% del canoe annuo, mente quello che affitta a canone libero il 2%; d) al reddito imponibile del proprietario; e) al regime IMU che può prevedere aliquote agevolate per i contratti concordati; f) alla opzione per il nuovo regime fiscale previsto dalla cedolare secca; la valutazione da farsi attiene al confronto fra il canone liberamente stabilito dalle parti che si potrebbe realisticamente richiedere sulla piazza di Treviso per quel particolare tipo di immobile e il canone fissato nel rispetto dell’accordo territoriale di riferimento. In linea di massima, perché sia conveniente per il proprietario scegliere il canone concordato - in regime ordinario - è necessario che il canone non sia di molto inferiore a quello libero. A titolo orientativo, tanto maggiore è l’imponibile del proprietario e, conseguentemente, cresce lo scaglione IRPEF, tanto il canone convenzionato deve avvicinarsi al canone libero: se il “delta” supera il 25% converrebbe stipulare un contratto a canone libero, a patto di trovare, in un periodo di forte morosità, una controparte in grado di pagarlo. Altre considerazioni da farsi riguardano poi ulteriori variabili qualora il proprietario optasse per il regime fiscale alternativo all’IRPEF. Fino al 2012 la cedolare era mediamente vantaggiosa al terzo scaglione IRPEF, vale a dire dai 28.000 euro di imponibile in su. Da 2013, invece, con l’aliquota ribassata (già a partire da questo anno di imposta) al 15% per i contratti concordati , anche se di poco, fin dal primo scaglione IRPEF, quindi, si può dire per tutti i proprietari che scelgono i contratti a canone concordato: le uniche variabili che possono mandare in tilt il calcolo di convenienza e indurre il proprietario a scegliere la tassazione tradizionale sono le detrazioni fiscali (che potrebbero andare perse se il proprietario ha redditi molto bassi o se ha solo redditi da locazione) e l’inflazione. [/QUOTE]
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