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<blockquote data-quote="CheCasa!" data-source="post: 484215" data-attributes="member: 56079"><p>Vedi Andrea,</p><p>il fatto che il collaboratore possa portare una visita all'immobile non lo ha dichiarato solo la sentenza ma lo stabilisce anche il contratto collettivo che molto deve anche all'apporto delle nostre associazioni.</p><p></p><p>Credo che questa impostazione sia dettata dal fatto che la giurisprudenza, resasi conto di quanto sia facile tentare di eludere il pagamento dell'agente immobiliare, abbia una certa propensione a salvaguardare il nostro diritto ad essere pagati.</p><p></p><p>Se un cliente entrasse nell'agenzia e si recasse dalla tua segretaria per chiedere informazioni su un immobile; gli venisse dato un dépliant con tanto di indirizzo, di fotografie dell'esterno e di accurata descrizione, nel caso in cui il cliente si recasse di persona a visionare l'immobile e concludesse privatamente l'acquisto sarebbe corretto stabilire che comunque l'agente avrebbe diritto ad essere pagato?</p><p></p><p>Eppure il cliente potrebbe non avere mai visto l'agente immobiliare.</p><p></p><p>La sentenza, come pure la logica, ci dicono invece una cosa importante: all'interno di un'agenzia professionale non esiste alcun tipo di attività che non sia il risultato del coordinamento e delle precise disposizioni dell'agente titolato. La segretaria, così come l'addetta che porta una visita, agisce conseguentemente ad un'attività di mediazione svolta dall'agente.</p><p></p><p>Direi quindi che questa sentenza, in quanto tale, contraddica "la battuta" di Giordano. Battuta che, per alcuni, (non per il sottoscritto), paragonerebbe il lavoro dell'agente immobiliare a quello dell' "apri-porte".</p><p>I togati, invece, hanno con acume precisato che l''aprire una porta" è la conseguenza di tutto un altro genere di lavoro svolto dal mediatore, che nell'analisi dell'evento PORTA CHE SI APRE non sia corretto limitarsi all'accidente ma che debbano essere prese in considerazioni tutte quelle attività di cui l'azione pratica della visita rappresenta una naturale conseguenza...</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="CheCasa!, post: 484215, member: 56079"] Vedi Andrea, il fatto che il collaboratore possa portare una visita all'immobile non lo ha dichiarato solo la sentenza ma lo stabilisce anche il contratto collettivo che molto deve anche all'apporto delle nostre associazioni. Credo che questa impostazione sia dettata dal fatto che la giurisprudenza, resasi conto di quanto sia facile tentare di eludere il pagamento dell'agente immobiliare, abbia una certa propensione a salvaguardare il nostro diritto ad essere pagati. Se un cliente entrasse nell'agenzia e si recasse dalla tua segretaria per chiedere informazioni su un immobile; gli venisse dato un dépliant con tanto di indirizzo, di fotografie dell'esterno e di accurata descrizione, nel caso in cui il cliente si recasse di persona a visionare l'immobile e concludesse privatamente l'acquisto sarebbe corretto stabilire che comunque l'agente avrebbe diritto ad essere pagato? Eppure il cliente potrebbe non avere mai visto l'agente immobiliare. La sentenza, come pure la logica, ci dicono invece una cosa importante: all'interno di un'agenzia professionale non esiste alcun tipo di attività che non sia il risultato del coordinamento e delle precise disposizioni dell'agente titolato. La segretaria, così come l'addetta che porta una visita, agisce conseguentemente ad un'attività di mediazione svolta dall'agente. Direi quindi che questa sentenza, in quanto tale, contraddica "la battuta" di Giordano. Battuta che, per alcuni, (non per il sottoscritto), paragonerebbe il lavoro dell'agente immobiliare a quello dell' "apri-porte". I togati, invece, hanno con acume precisato che l''aprire una porta" è la conseguenza di tutto un altro genere di lavoro svolto dal mediatore, che nell'analisi dell'evento PORTA CHE SI APRE non sia corretto limitarsi all'accidente ma che debbano essere prese in considerazioni tutte quelle attività di cui l'azione pratica della visita rappresenta una naturale conseguenza... [/QUOTE]
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