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"Favorire l’erogazione di mutuo a chi non possa permetterselo"
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<blockquote data-quote="skywalker" data-source="post: 355356" data-attributes="member: 14323"><p>Il ruolo delle <span style="font-size: 12px">banche</span> è da sempre quello di ricevere denaro e di farlo fruttare prestandolo. Oggi, come sa chiunque ci abbia provato a chiederglielo, le <span style="font-size: 12px">banche</span> il denaro non lo prestano più. Senza credito non ci può essere sviluppo. Senza credito le imprese soccombono e licenziano. Senza credito è impossibile per chiunque non sia “ricco di suo” creare un’attività. E siccome chi oggi è ricco di suo tra il rischio di un investimento e il comodo porto dei Bot preferisce certamente la seconda attività, comprendiamo perché la disoccupazione sia raddoppiata in soli 4 anni. Le <span style="font-size: 12px">banche</span> non sono l’unico problema, però sono uno snodo centrale e sono una metafora della <span style="font-size: 12px">crisi</span> Italiana dovuta alla capacità della classe <span style="font-size: 12px">politica</span> di occupare lo spazio che dovrebbe essere di quella civile. Non importa se non funziona, l’importante è mantenere la poltrona.</p><p>Il Fmi (non sarà il Vangelo, però i numeri li sanno leggere) ci dice che la causa di ciò è la sottocapitalizzazione delle nostre <span style="font-size: 12px">banche</span>. In parole povere vuol dire che se non hanno soldi non li possono prestare. Una banca che si trova in questa situazione ha una sola soluzione se vuole continuare a operare: chiedere ai suoi azionisti nuovi soldi. In Italia questo non è possibile. Non lo è perché, per quanto formalmente “privati”, tutti i maggiori istituti italiani sono propaggini del <span style="font-size: 12px">sistema</span> politico. Quando 20 anni orsono il Tesoro decise di vendere la maggioranza delle azioni, per mantenere il controllo i politici italiani inventarono il trucco delle fondazioni bancarie, che mantennero la quota di controllo (sufficiente a nominare i manager). Fu una finta privatizzazione, perché a decidere chi comandava restava sempre la <span style="font-size: 12px">politica</span>. E’ questo il motivo per cui le <span style="font-size: 12px">banche</span> sono rimaste senza soldi; perché li hanno prestati non a chi li meritava, ma a chi il politico di riferimento ordinava.</p><p>L’unica soluzione sarebbe, appunto, di chiedere ai soci di tirare fuori il grano. Ma se ciò avvenisse, le fondazioni perderebbero il controllo degli istituti perché non avrebbero il denaro sufficiente per coprire la loro parte, e la perdita del controllo significherebbe che i partiti non potrebbero più nominare i manager e questo il <span style="font-size: 12px">sistema</span> non lo potrebbe accettare. Quindi preferiscono tirare a campare continuando a evitare di dirci che i soldi che hanno prestato non esistono più perché li hanno prestati agli amici degli amici, che se li sono pappati. Se si facesse pulizia nei conti, la quasi totalità delle nostre <span style="font-size: 12px">banche</span> sarebbe fallita. Allora si preferisce prendere i soldi dei cittadini e “prestarli” a loro; ma un prestito è un prestito quando esiste la possibilità che venga rimborsato, altrimenti si chiama regalo. I cosiddetti “Monti bond” che hanno salvato l’Mps appartengono a questa categoria. Non è questione di essere di destra o di sinistra per rendersi conto che ciò è assurdo.</p><p>Esistono solo due soluzioni possibili a questa situazione. Se è il mercato a decidere, allora i soldi li devono tirare fuori i privati, guadagnandoci se son bravi e perdendoci se cattivi. Se invece siamo noi (lo Stato) a metterci il grano, è giusto che siamo noi a possederle, quindi una sorta di ri-nazionalizzazione del sistema. A prima vista la soluzione più ragionevole è un mix delle due precedenti; lasciare ai privati quello che i privati possono salvare e fare intervenire lo Stato laddove ciò non è possibile. Per parare l’obiezione che già sento arrivare (ai privati il salvabile, al pubblico le carrette) ricordo che lo Stato è già garante di tutto il sistema bancario e che, in caso di fallimento, dovrebbe comunque intervenire a coprire il buco. All’obiezione di chi invece dice che riportare al Tesoro la proprietà non significa certo eliminare l’influenza della <span style="font-size: 12px">casta</span>, rispondo che è vero ma almeno esiste la speranza che a nominarne i vertici non sia il solito capobanda locale.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="skywalker, post: 355356, member: 14323"] Il ruolo delle [SIZE=3]banche[/SIZE] è da sempre quello di ricevere denaro e di farlo fruttare prestandolo. Oggi, come sa chiunque ci abbia provato a chiederglielo, le [SIZE=3]banche[/SIZE] il denaro non lo prestano più. Senza credito non ci può essere sviluppo. Senza credito le imprese soccombono e licenziano. Senza credito è impossibile per chiunque non sia “ricco di suo” creare un’attività. E siccome chi oggi è ricco di suo tra il rischio di un investimento e il comodo porto dei Bot preferisce certamente la seconda attività, comprendiamo perché la disoccupazione sia raddoppiata in soli 4 anni. Le [SIZE=3]banche[/SIZE] non sono l’unico problema, però sono uno snodo centrale e sono una metafora della [SIZE=3]crisi[/SIZE] Italiana dovuta alla capacità della classe [SIZE=3]politica[/SIZE] di occupare lo spazio che dovrebbe essere di quella civile. Non importa se non funziona, l’importante è mantenere la poltrona. Il Fmi (non sarà il Vangelo, però i numeri li sanno leggere) ci dice che la causa di ciò è la sottocapitalizzazione delle nostre [SIZE=3]banche[/SIZE]. In parole povere vuol dire che se non hanno soldi non li possono prestare. Una banca che si trova in questa situazione ha una sola soluzione se vuole continuare a operare: chiedere ai suoi azionisti nuovi soldi. In Italia questo non è possibile. Non lo è perché, per quanto formalmente “privati”, tutti i maggiori istituti italiani sono propaggini del [SIZE=3]sistema[/SIZE] politico. Quando 20 anni orsono il Tesoro decise di vendere la maggioranza delle azioni, per mantenere il controllo i politici italiani inventarono il trucco delle fondazioni bancarie, che mantennero la quota di controllo (sufficiente a nominare i manager). Fu una finta privatizzazione, perché a decidere chi comandava restava sempre la [SIZE=3]politica[/SIZE]. E’ questo il motivo per cui le [SIZE=3]banche[/SIZE] sono rimaste senza soldi; perché li hanno prestati non a chi li meritava, ma a chi il politico di riferimento ordinava. L’unica soluzione sarebbe, appunto, di chiedere ai soci di tirare fuori il grano. Ma se ciò avvenisse, le fondazioni perderebbero il controllo degli istituti perché non avrebbero il denaro sufficiente per coprire la loro parte, e la perdita del controllo significherebbe che i partiti non potrebbero più nominare i manager e questo il [SIZE=3]sistema[/SIZE] non lo potrebbe accettare. Quindi preferiscono tirare a campare continuando a evitare di dirci che i soldi che hanno prestato non esistono più perché li hanno prestati agli amici degli amici, che se li sono pappati. Se si facesse pulizia nei conti, la quasi totalità delle nostre [SIZE=3]banche[/SIZE] sarebbe fallita. Allora si preferisce prendere i soldi dei cittadini e “prestarli” a loro; ma un prestito è un prestito quando esiste la possibilità che venga rimborsato, altrimenti si chiama regalo. I cosiddetti “Monti bond” che hanno salvato l’Mps appartengono a questa categoria. Non è questione di essere di destra o di sinistra per rendersi conto che ciò è assurdo. Esistono solo due soluzioni possibili a questa situazione. Se è il mercato a decidere, allora i soldi li devono tirare fuori i privati, guadagnandoci se son bravi e perdendoci se cattivi. Se invece siamo noi (lo Stato) a metterci il grano, è giusto che siamo noi a possederle, quindi una sorta di ri-nazionalizzazione del sistema. A prima vista la soluzione più ragionevole è un mix delle due precedenti; lasciare ai privati quello che i privati possono salvare e fare intervenire lo Stato laddove ciò non è possibile. Per parare l’obiezione che già sento arrivare (ai privati il salvabile, al pubblico le carrette) ricordo che lo Stato è già garante di tutto il sistema bancario e che, in caso di fallimento, dovrebbe comunque intervenire a coprire il buco. All’obiezione di chi invece dice che riportare al Tesoro la proprietà non significa certo eliminare l’influenza della [SIZE=3]casta[/SIZE], rispondo che è vero ma almeno esiste la speranza che a nominarne i vertici non sia il solito capobanda locale. [/QUOTE]
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