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<blockquote data-quote="skywalker" data-source="post: 191386" data-attributes="member: 14323"><p>Leggendovi illustrissimi colleghi si potrebbe avere la sensazione che la ricetta per servire sulla tavola del progresso la fine della crisi possa essere cucinata alla domenica mattina... in casa... dalla nonna.</p><p>Ognuno poi suggerisce l'aggiunta degli ingredienti che più gli aggradano...il calo dei prezzi, la riapertura dei rubinetti del credito da parte delle banche, il posto fisso, la diminuzione delle tasse...</p><p>Temo però che questa volta senza l'aggiunta di qualche componente dal sapore un tantino più esotico, il pranzo potrebbe risultarvi indigesto.</p><p>...guarda un po'...la globalizzazione ha colpito pure in cucina...</p><p>...non è rimasto più rispetto per nulla...ma sopratutto non ne è rimasto per le nostre tradizioni, per la nostra cultura così come non ne rimane per la nostra autonomia fiscale e potestà decisionale.</p><p>e allora, visto che ci viene richiesto, vediamo dove nascono quegli ingredienti che dovremo, gioco forza, imparare a digerire...</p><p>Settimana scorsa sono andato a sciare e con l'occasione ho frequentato un'amico che difficilmente riesco a vedere quando non siamo in montagna.</p><p>lui lavora per un grosso gruppo industriale italo tedesco e anche lui si reca, per lavoro, spesso in Cina.</p><p>Importa nel nostro paese uno dei prodotti di maggior diffusione dopo l'immobile</p><p>Ci siamo sentiti telefonicamente prima di Natale e mi diceva che i cinesi erano comunque restii a produrre prodotti (più costosi per loro in quanto soggetti a delle rigide regole per essere venduti in occidente) visto che il loro mercato interno tirava fortemente (bella forza, sono un migliardo...)</p><p>Ora però anche i cinesi iniziano ad avere la sensazione che l'abbassamento di qualche punto del pil potrebbe essere compensato aprendo il loro mercato alle esportazioni anche di quei prodotti che, sinora, avevano mantenuto interni.</p><p>La Cina di oggi comunque stà diventando sempre più un paese a due velocità dove la contrapposizione tra le città moderne ed evolute e la campagna, arretrata a livelli da "servi della gleba" inizia prepotentemente a farsi sentire.</p><p>I politici cinesi (e qui stà la differenza che potrebbe giocare una partita decisiva) sono un tantino più lungimiranti dei nostri e stanno già creando i presupposti per tessere un tessuto sociale, non per la generazione attuale o la prossima ventura, ma per quella ancora successiva (non a caso in africa stanno acquistando vaste porzioni di terreno da adibire all'agricoltura) ma tutta questa lungimiranza rischia di essere vanificata dall'attuale crisi globale.</p><p>Se il loro pil dovesse diminuire con la conseguenza di riflettere le terribili conseguenze sulla fascia di popolazione più debole e concentrata prevalentemente nelle campagne. gli strappi che potrebbero venirsi a creare potrebbero essere tali e profondi al punto di minare pesantemente l'intera economia del paese e la struttura sociopolitica del paese stesso.</p><p>...e a noi cosa cambia?</p><p>...bhè...nell'immediato nulla...ma vi ricordate cosa è avvenuto in occidente a seguito del crollo del muro di berlino?</p><p>...con la differenza che loro non erano un migliardo...</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="skywalker, post: 191386, member: 14323"] Leggendovi illustrissimi colleghi si potrebbe avere la sensazione che la ricetta per servire sulla tavola del progresso la fine della crisi possa essere cucinata alla domenica mattina... in casa... dalla nonna. Ognuno poi suggerisce l'aggiunta degli ingredienti che più gli aggradano...il calo dei prezzi, la riapertura dei rubinetti del credito da parte delle banche, il posto fisso, la diminuzione delle tasse... Temo però che questa volta senza l'aggiunta di qualche componente dal sapore un tantino più esotico, il pranzo potrebbe risultarvi indigesto. ...guarda un po'...la globalizzazione ha colpito pure in cucina... ...non è rimasto più rispetto per nulla...ma sopratutto non ne è rimasto per le nostre tradizioni, per la nostra cultura così come non ne rimane per la nostra autonomia fiscale e potestà decisionale. e allora, visto che ci viene richiesto, vediamo dove nascono quegli ingredienti che dovremo, gioco forza, imparare a digerire... Settimana scorsa sono andato a sciare e con l'occasione ho frequentato un'amico che difficilmente riesco a vedere quando non siamo in montagna. lui lavora per un grosso gruppo industriale italo tedesco e anche lui si reca, per lavoro, spesso in Cina. Importa nel nostro paese uno dei prodotti di maggior diffusione dopo l'immobile Ci siamo sentiti telefonicamente prima di Natale e mi diceva che i cinesi erano comunque restii a produrre prodotti (più costosi per loro in quanto soggetti a delle rigide regole per essere venduti in occidente) visto che il loro mercato interno tirava fortemente (bella forza, sono un migliardo...) Ora però anche i cinesi iniziano ad avere la sensazione che l'abbassamento di qualche punto del pil potrebbe essere compensato aprendo il loro mercato alle esportazioni anche di quei prodotti che, sinora, avevano mantenuto interni. La Cina di oggi comunque stà diventando sempre più un paese a due velocità dove la contrapposizione tra le città moderne ed evolute e la campagna, arretrata a livelli da "servi della gleba" inizia prepotentemente a farsi sentire. I politici cinesi (e qui stà la differenza che potrebbe giocare una partita decisiva) sono un tantino più lungimiranti dei nostri e stanno già creando i presupposti per tessere un tessuto sociale, non per la generazione attuale o la prossima ventura, ma per quella ancora successiva (non a caso in africa stanno acquistando vaste porzioni di terreno da adibire all'agricoltura) ma tutta questa lungimiranza rischia di essere vanificata dall'attuale crisi globale. Se il loro pil dovesse diminuire con la conseguenza di riflettere le terribili conseguenze sulla fascia di popolazione più debole e concentrata prevalentemente nelle campagne. gli strappi che potrebbero venirsi a creare potrebbero essere tali e profondi al punto di minare pesantemente l'intera economia del paese e la struttura sociopolitica del paese stesso. ...e a noi cosa cambia? ...bhè...nell'immediato nulla...ma vi ricordate cosa è avvenuto in occidente a seguito del crollo del muro di berlino? ...con la differenza che loro non erano un migliardo... [/QUOTE]
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