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<blockquote data-quote="Antonello" data-source="post: 64739" data-attributes="member: 8160"><p>Novità.</p><p>Un'altro corso motivazionale.</p><p>Riporto, in sintesi, quanto pubblicato da La Nuova Sardegna domenica 11 luglio c.a., a pagina 9.</p><p>Pratiche estreme. </p><p>Sospesi a qualche metro da terra e appesi agli ami da pesca che trafiggono la carne, cercano il dolore per provare piacere.</p><p>Una pratica che richiama arti che affondano le radici nella memoria dell’uomo ma che trova legami anche con la realtà quotidiana, ricordando riti antropologici come la danza del sole degli indiani d’America o le feste di purificazione indù.</p><p>Processioni dove i partecipanti si flagellano il corpo o forme di iniziazione dove la sopportazione del dolore è un modo per provare la propria forza. </p><p>Non è l’ultima frontiera dei sensi ma il metodo scelto per scoprire i propri limiti fisici e mentali.</p><p>Tutti appesi per stare bene.</p><p>Un intervistato dice “<em>il dolore che si prova mentre gli ami da pesca ti entrano nella carne è nulla rispetto al piacere che si prova dopo</em>”.</p><p>Sono numerosi i seminari sull’argomento, gli scambi di informazioni, le trasferte e gli aggiornamenti.</p><p>Ancora l’intervistato “<em>in genere quando pensi a ganci che ti bucano la pelle, ti spaventi: invece è un modo di elevarsi da tutto e da tutti. Dimentichi ogni cosa e ti senti invasola un’energia pazzesca. Gli ami in ogni caso devono essere di grandi dimensioni in quanto devono penetrare nella pelle </em>”.</p><p>C’è soprattutto un quando: “ <em>è ovvio che non puoi farlo sempre ed in modo continuativo ma devi scegliere il momento adatto, facendo attenzione a stare bene anche dal punto di vista psicologico.</em></p><p><em>Perché appendersi con gli ami è quasi come una droga. In quegli istanti il tuo cervello rilascia endorfine che provocano uno stato di benessere assoluto</em>”.</p><p>Gli appesi, continua il cronista, hanno anche un futuro e la prossima tappa del gruppo sarà un evento post-estivo, settembre o giù di lì, di cui presto si conosceranno i particolari.</p><p>Un happening a cui darà un contributo anche un’antropologa.</p><p>E conclude: “<em>come detto gli appesi sono pochi ma cresceranno</em>”.</p><p>Che dire, una nuova tecnica per Alessandro Di Priamo?</p><p>Sentiremo parlare di <strong><em>Tecnoappesi</em></strong>??</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Antonello, post: 64739, member: 8160"] Novità. Un'altro corso motivazionale. Riporto, in sintesi, quanto pubblicato da La Nuova Sardegna domenica 11 luglio c.a., a pagina 9. Pratiche estreme. Sospesi a qualche metro da terra e appesi agli ami da pesca che trafiggono la carne, cercano il dolore per provare piacere. Una pratica che richiama arti che affondano le radici nella memoria dell’uomo ma che trova legami anche con la realtà quotidiana, ricordando riti antropologici come la danza del sole degli indiani d’America o le feste di purificazione indù. Processioni dove i partecipanti si flagellano il corpo o forme di iniziazione dove la sopportazione del dolore è un modo per provare la propria forza. Non è l’ultima frontiera dei sensi ma il metodo scelto per scoprire i propri limiti fisici e mentali. Tutti appesi per stare bene. Un intervistato dice “[I]il dolore che si prova mentre gli ami da pesca ti entrano nella carne è nulla rispetto al piacere che si prova dopo[/I]”. Sono numerosi i seminari sull’argomento, gli scambi di informazioni, le trasferte e gli aggiornamenti. Ancora l’intervistato “[I]in genere quando pensi a ganci che ti bucano la pelle, ti spaventi: invece è un modo di elevarsi da tutto e da tutti. Dimentichi ogni cosa e ti senti invasola un’energia pazzesca. Gli ami in ogni caso devono essere di grandi dimensioni in quanto devono penetrare nella pelle [/I]”. C’è soprattutto un quando: “ [I]è ovvio che non puoi farlo sempre ed in modo continuativo ma devi scegliere il momento adatto, facendo attenzione a stare bene anche dal punto di vista psicologico. Perché appendersi con gli ami è quasi come una droga. In quegli istanti il tuo cervello rilascia endorfine che provocano uno stato di benessere assoluto[/I]”. Gli appesi, continua il cronista, hanno anche un futuro e la prossima tappa del gruppo sarà un evento post-estivo, settembre o giù di lì, di cui presto si conosceranno i particolari. Un happening a cui darà un contributo anche un’antropologa. E conclude: “[I]come detto gli appesi sono pochi ma cresceranno[/I]”. Che dire, una nuova tecnica per Alessandro Di Priamo? Sentiremo parlare di [B][I]Tecnoappesi[/I][/B]?? [/QUOTE]
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