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Italia ancora in bolla immobiliare: a Milano casa costa triplo che a Berlino
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<blockquote data-quote="Mil" data-source="post: 503164" data-attributes="member: 11414"><p>diciamo che più che altro è una considerazione che da l'impressione distorta di un chissà che problema sociologico e non esprime invece la realtà di concorrenza:magari fossimo in un soviet con la gente costretta a starci e lo stato che decide le quotazioni, le vendite ci sarebbero, a prezzo calmierato ma ci sarebbero.</p><p>Il libero mercato e la libera circolazione delle persone invece comporta necessariamente degli assestamenti domanda/offerta: se non accadono in fase di crisi qualunque settore diventa un campo di battaglia concorrenziale tremendo e l'edilizia sta iniziando a farne le spese.. </p><p>Il vero problema è che ci sta ritornando indietro come un boomerang una colata unica di cemento che NON trova acquirenti. </p><p>Da qui la permanenza sul mercato proprio delle categorie più deboli e quindi sfratti etc.. Le chiavi di lettura sono due: una che guarda ai poveri acquirenti svantaggiati (senza capire che le persone possono spostarsi e la domanda ti evapora, le case no), l'altra che invece guarda al disastro a catena che non si vuole capire, costruttori, banche etc. che subiscono inevitabilmente le conseguenze di una crisi diffusa e in modo molto peggiore perchè hanno investito dei capitali. </p><p>Io penso che l'analisi sia giusta, ma la soluzione non sia tanto "social", quanto "survival" per chi deve vendere: adeguarsi e vendere prodotti buoni a prezzi bassi altro non è che un must capitalista.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Mil, post: 503164, member: 11414"] diciamo che più che altro è una considerazione che da l'impressione distorta di un chissà che problema sociologico e non esprime invece la realtà di concorrenza:magari fossimo in un soviet con la gente costretta a starci e lo stato che decide le quotazioni, le vendite ci sarebbero, a prezzo calmierato ma ci sarebbero. Il libero mercato e la libera circolazione delle persone invece comporta necessariamente degli assestamenti domanda/offerta: se non accadono in fase di crisi qualunque settore diventa un campo di battaglia concorrenziale tremendo e l'edilizia sta iniziando a farne le spese.. Il vero problema è che ci sta ritornando indietro come un boomerang una colata unica di cemento che NON trova acquirenti. Da qui la permanenza sul mercato proprio delle categorie più deboli e quindi sfratti etc.. Le chiavi di lettura sono due: una che guarda ai poveri acquirenti svantaggiati (senza capire che le persone possono spostarsi e la domanda ti evapora, le case no), l'altra che invece guarda al disastro a catena che non si vuole capire, costruttori, banche etc. che subiscono inevitabilmente le conseguenze di una crisi diffusa e in modo molto peggiore perchè hanno investito dei capitali. Io penso che l'analisi sia giusta, ma la soluzione non sia tanto "social", quanto "survival" per chi deve vendere: adeguarsi e vendere prodotti buoni a prezzi bassi altro non è che un must capitalista. [/QUOTE]
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