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<blockquote data-quote="pensoperme" data-source="post: 141447" data-attributes="member: 17838"><p>Per completezza rispetto alle giuste risposte, ma secondo me troppo "diritto centriche", ti risponderò quello che è il mio pensiero da semplice osservatore/critico del mondo delle compravendite immobiliari. </p><p>Il problema nasce dall'errore di interpretazione che noi clienti diamo in generale rispetto al servizio di intermediazione immobiliare, visione errata che nasce sopratutto per colpa degli agenti immobiliari stessi, che si propongono quasi sempre come fiduciari, figura più adatta al mandatario, che come figure infra partes, anche in maniera inconsapevole. Questo ha generato in noi consumatori una associazione semplice di idee, cioè quella che un mediatore è come figura simile al concessionario d'auto, un venditore di prodotti che, come tale, garantisce per forza di ciò che vende, in prima persona (salvo poi eventualmente rivalersi sui fornitori primi). La mediazione è altro rispetto alla vendita, pochi lo capiscono, anche tra gli agenti immobiliari stessi. La giusta definizione "ausilio del commercio", è quella che meglio descrive la realtà delle cose, anche se viene sconfessata dagli agenti stessi che per primi trovano quasi insufficiente questa funzione, che invece è il loro vero valore (e così facendo sminuiscono se stessi più di ogni altro atteggiamento), e cercano di elevarsi, in modo goffo, a professionisti, che nel senso stretto del termine hanno percorsi scolastici dedicati, a differenza degli agenti immobiliari che contano nelle loro fila persone che hanno dalla terza media alla laurea in giurisprudenza e, a prescindere dal titolo di studio conseguito, da cialtroni a mezzi geni (questo però è valido anche anche per i professionisti, a differenza dei titoli di studio). Da questa concezione errata del ruolo del mediatore si giunge a tutta una serie di "fraintesi" o "aspettative non correttamente riposte" tra le quali appunto il ruolo di "garante" dell'affare: l'agente risponde della mancata buona fede delle parti con il suo guadagno, se non si rogita non riscuote. L'idea è errata sia in punta di diritto si in termini di principio. La garanzia delle obbligazioni è la legge e il diritto, non il mediatore, che altri non è che colui che ha fatto raggiungere l'accordo e poi la conclusione. La conclusione è, come correttamente indicato, il momento in cui le parti sottoscrivono reciprochi obblighi a compravendere. La ricchezza, la nobiltà dell'azione dell'agente è tutta lì, il resto sono servizi accessori (fatte salve le responsabilità che sono anch'esse definite, seppur in maniera veramente poco chiara, a danno dei mediatori che non sanno mai cosa devono fare davvero e sopratutto cosa possono fare o no). Questo per carenze del legislatore che è notoriamente un incapace in italia. Il problema della lungaggine dell'iter "compravendita" in italia è dovuto dalla diligenza che occorre per arrivare a compravendite sicure, in quanto in italia (terzo mondo) l'unica garanzia per l'acquirente è la prevenzione delle problematiche, sapendo che il diritto civile è morto e non conviene quasi ami e che la burocrazia ha tempi lunghissimi per arrivare a rilasciare le documentazioni richieste o le correzioni alle situazioni da sanare, con insidie terribili dovunque, specie negli uffici comunali, cosa che altrove è invec eben regolata e senza potenziali sorprese, perchè lo stato non scarica tutto sul cittadino ma si prende le proprie responsabilità.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="pensoperme, post: 141447, member: 17838"] Per completezza rispetto alle giuste risposte, ma secondo me troppo "diritto centriche", ti risponderò quello che è il mio pensiero da semplice osservatore/critico del mondo delle compravendite immobiliari. Il problema nasce dall'errore di interpretazione che noi clienti diamo in generale rispetto al servizio di intermediazione immobiliare, visione errata che nasce sopratutto per colpa degli agenti immobiliari stessi, che si propongono quasi sempre come fiduciari, figura più adatta al mandatario, che come figure infra partes, anche in maniera inconsapevole. Questo ha generato in noi consumatori una associazione semplice di idee, cioè quella che un mediatore è come figura simile al concessionario d'auto, un venditore di prodotti che, come tale, garantisce per forza di ciò che vende, in prima persona (salvo poi eventualmente rivalersi sui fornitori primi). La mediazione è altro rispetto alla vendita, pochi lo capiscono, anche tra gli agenti immobiliari stessi. La giusta definizione "ausilio del commercio", è quella che meglio descrive la realtà delle cose, anche se viene sconfessata dagli agenti stessi che per primi trovano quasi insufficiente questa funzione, che invece è il loro vero valore (e così facendo sminuiscono se stessi più di ogni altro atteggiamento), e cercano di elevarsi, in modo goffo, a professionisti, che nel senso stretto del termine hanno percorsi scolastici dedicati, a differenza degli agenti immobiliari che contano nelle loro fila persone che hanno dalla terza media alla laurea in giurisprudenza e, a prescindere dal titolo di studio conseguito, da cialtroni a mezzi geni (questo però è valido anche anche per i professionisti, a differenza dei titoli di studio). Da questa concezione errata del ruolo del mediatore si giunge a tutta una serie di "fraintesi" o "aspettative non correttamente riposte" tra le quali appunto il ruolo di "garante" dell'affare: l'agente risponde della mancata buona fede delle parti con il suo guadagno, se non si rogita non riscuote. L'idea è errata sia in punta di diritto si in termini di principio. La garanzia delle obbligazioni è la legge e il diritto, non il mediatore, che altri non è che colui che ha fatto raggiungere l'accordo e poi la conclusione. La conclusione è, come correttamente indicato, il momento in cui le parti sottoscrivono reciprochi obblighi a compravendere. La ricchezza, la nobiltà dell'azione dell'agente è tutta lì, il resto sono servizi accessori (fatte salve le responsabilità che sono anch'esse definite, seppur in maniera veramente poco chiara, a danno dei mediatori che non sanno mai cosa devono fare davvero e sopratutto cosa possono fare o no). Questo per carenze del legislatore che è notoriamente un incapace in italia. Il problema della lungaggine dell'iter "compravendita" in italia è dovuto dalla diligenza che occorre per arrivare a compravendite sicure, in quanto in italia (terzo mondo) l'unica garanzia per l'acquirente è la prevenzione delle problematiche, sapendo che il diritto civile è morto e non conviene quasi ami e che la burocrazia ha tempi lunghissimi per arrivare a rilasciare le documentazioni richieste o le correzioni alle situazioni da sanare, con insidie terribili dovunque, specie negli uffici comunali, cosa che altrove è invec eben regolata e senza potenziali sorprese, perchè lo stato non scarica tutto sul cittadino ma si prende le proprie responsabilità. [/QUOTE]
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