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<blockquote data-quote="gcaval" data-source="post: 137390" data-attributes="member: 14014"><p>Roby, concordo abbastanza con la tua analisi. Aggiungerei anche che le banche hanno (se vuoi giustamente) chiuso i rubinetti, o meglio, li aprono con maggiore cautela, in alcuni casi anche troppa. In pratica per un acquisto di 300 mila euro, un acquirente deve avere come minimo 100 mila cash, se si considera che ci sono tutte le spese collaterali. Poi l'immobile deve essere arredato, non puoi dormire e mangiare a terra. Anche questo non è un problema di secondo piano.</p><p></p><p>Ma questo comunque, a mio parere, non cambierà la sostanza dei fatti. Con questa cosa bisognerà conviverci e adattarsi.</p><p>Io, personalmente, sono dell'idea che è giunta l'ora di non costruire più nuovo. Solo ristrutturazioni. Immagino che molti di voi non siano d'accordo. Ma il punto è che, proprio per le ragioni dette da Roby, non si potrà più continuare a costruire "selvaggiamente", perché non ci sarà più richiesta. Alcune stime parlano di oltre 2 milioni di immobili disabitati in Italia. Solo nel Veneto, tanto per dirne una, alcuni studi dicono che, considerando la crisi, la chiusura di fabbriche, la perdita di posti di lavoro, il decremento demografico dovuto a extracomunitari (regolari) che non arrivano più con il ritmo di una volta (per lavorare con contratti e quindi poi avere le credenziali per acquistare casa) la domanda di case sarebbe soddisfatta per i prossimi 20 anni con quanto già esiste. Ovviamente la questione è più complessa, ma ritengo siano segnali di cui tener conto. </p><p></p><p>Detto questo, non vuol dire che non si venderanno più case, anzi. Credo che il mercato dovrà stabilizzarsi verso prezzi più in linea con i redditi degli Italiani, in primis. Poi bisognerà valorizzare il patrimonio già esistente. I costruttori devono ristrutturare, fondamentalmente. Solo dopo che si sarà consolidato il mercato secondario potrà ripartire il mercato primario, quello delle costruzioni del nuovo. Il tempo ci dirà se è così o meno.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="gcaval, post: 137390, member: 14014"] Roby, concordo abbastanza con la tua analisi. Aggiungerei anche che le banche hanno (se vuoi giustamente) chiuso i rubinetti, o meglio, li aprono con maggiore cautela, in alcuni casi anche troppa. In pratica per un acquisto di 300 mila euro, un acquirente deve avere come minimo 100 mila cash, se si considera che ci sono tutte le spese collaterali. Poi l'immobile deve essere arredato, non puoi dormire e mangiare a terra. Anche questo non è un problema di secondo piano. Ma questo comunque, a mio parere, non cambierà la sostanza dei fatti. Con questa cosa bisognerà conviverci e adattarsi. Io, personalmente, sono dell'idea che è giunta l'ora di non costruire più nuovo. Solo ristrutturazioni. Immagino che molti di voi non siano d'accordo. Ma il punto è che, proprio per le ragioni dette da Roby, non si potrà più continuare a costruire "selvaggiamente", perché non ci sarà più richiesta. Alcune stime parlano di oltre 2 milioni di immobili disabitati in Italia. Solo nel Veneto, tanto per dirne una, alcuni studi dicono che, considerando la crisi, la chiusura di fabbriche, la perdita di posti di lavoro, il decremento demografico dovuto a extracomunitari (regolari) che non arrivano più con il ritmo di una volta (per lavorare con contratti e quindi poi avere le credenziali per acquistare casa) la domanda di case sarebbe soddisfatta per i prossimi 20 anni con quanto già esiste. Ovviamente la questione è più complessa, ma ritengo siano segnali di cui tener conto. Detto questo, non vuol dire che non si venderanno più case, anzi. Credo che il mercato dovrà stabilizzarsi verso prezzi più in linea con i redditi degli Italiani, in primis. Poi bisognerà valorizzare il patrimonio già esistente. I costruttori devono ristrutturare, fondamentalmente. Solo dopo che si sarà consolidato il mercato secondario potrà ripartire il mercato primario, quello delle costruzioni del nuovo. Il tempo ci dirà se è così o meno. [/QUOTE]
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