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<blockquote data-quote="vagno" data-source="post: 144714" data-attributes="member: 13078"><p>Riprendiamo quanto detto da Luciano per sottoporvi (e sottoporre anche a Luciano) un caso che ci è capitato qualche settimana fa.</p><p>Avevamo una casa in incarico (e sottolineo "incarico" e non mandato) in esclusiva. Dopo qualche mese e dopo una lunga trattativa riusciamo a far sottoscrivere all'acquirente "A" una proposta di acquisto. La casa era messa in vendita a 200 e lui fa proposta di 170. Proposta firmata il 29 luglio con scadenza il 13 agosto. </p><p>Il proprietario ci aveva già detto che probabilmente l'avrebbe accettata ma attendeva qualche giorno perchè a decidere doveva essere anche la figlia, anche se non proprietaria ma voleva un consiglio.</p><p>A due giorni dalla scadenza si presenta in agenzia un acquirente "B" che ci chiede informazioni sulla casa, noi gli diciamo subito che è in corso una trattativa con scadenza di proposta a giorni. Lui comunque vuole vedere la casa che siccome è a due passi dalla nostra agenzia il collega gliela mostra.</p><p>A ritorno in agenzia l'acquirente B ci chiede quanto è stato proposto, noi gli diciamo "un po' meno del prezzo esposto".</p><p>Lui ci dice "va bene, blocchi l'altra proposta".</p><p>Gli facciamo presente che è deontologicamente scorretto e che non possiamo farlo in quanto non possiamo creare un'asta o peggio bloccare proposte in corso perchè ce lo chiede un terzo. Gli chiediamo quali sono le sue intenzioni e testualmente ci risponde "va be, il mio consulente finanziario è in ferie, domani vado in ferie anche io, al ritorno vediamo, per me 200 è un prezzo accettabile, se l'altro compra vuol dire che è il destino", parole che ricordo benissimo.</p><p>Ci lasciamo con la nostra convinzione che, come ha detto, oltre ad andare in ferie attende anche il consulente finanziario.</p><p>Ovviamente non firma alcuna proposta proprio perchè a noi non aveva detto che voleva comprarlo e fare un'offerta, altrimenti gliela avremmo fatta comunque firmare.</p><p></p><p>Dopo 2 giorni il proprietario, al quale avevamo di sfuggita detto che c'era un'altra persona ma che non aveva fatto offerte dicendo che aspettava il consulente finanziario e il ritorno dalle ferie, decide di accettare la proposta dell'acquirente "A". Ritira l'assegno-caparra.</p><p></p><p>A distanza di 10 giorni si presenta in agenzia l'acquirente B, "be, allora la compro la casa", dice.</p><p>Gli facciamo notare che il proprietario ha accettato la proposta di A.</p><p>Scatta l'ira! Ci accusa di non aver rispettato la sua persona, di non averlo tutelato, che dovevamo chiamarlo per dirgli che il proprietario stava per chiudere con A e lui avrebbe alzato l'offerta "perchè così si fa", testuali parole. Ci dice che "noi non gli abbiamo detto che doveva firmare una proposta scritta!", cosa falsa anche perchè gli abbiamo spiegato che se avessimo avuto certezza quel giorno della sua volontà eccome se gliela avremmo fatta firmare ma comunque, anche in quel caso, c'era una proposta su cui il proprietario doveva decidere. </p><p>Nulla, peggio di parlare con un muro, sosteneva che avremmo dovuto creare un'asta tra lui e l'altro e che abbiamo sbagliato e che forse al proprietario nemmeno glielo abbiamo detto che lui avrebbe offerto 200. Ma noi non abbiamo detto al proprietario nessuna cifra perchè, credeteci, non vi era stata detta nessuna cifra quel giorno ma solo una presa d'atto, da parte di B, che la casa costava 200 e che c'era un'offerta inferiore su cui il proprietario doveva esprimersi entro 48 ore. </p><p>Insomma, alla fine, dopo un'ora di voce grossa, è sembrato grazie anche all'intervento della nostra collaboratrice, che il tizio si fosse calmato, nonostante la sua considerazione di noi sia restata pessima, ma alla fine ci siamo stretti la mano e salutati, anche se non proprio calorosamente.</p><p></p><p>Ora vi chiediamo:</p><p>mai l'acquirente B ci aveva detto "voglio fare un'offerta", senò avremmo tirato subito fuori il modulo della proposta e comunque anche se lo avesse detto e noi gliela avessimo fatta firmare non era più giusto, con un'offerta in corso gradita comunque al proprietario che era in trattativa da mesi con l'acquirente A, "tirare fuori" dal mercato l'immobile fino a che il proprietario non avesse accettato o meno?</p><p>Un altro dubbio che ha il collega, più pauroso di me, non è che l'acquirente B può adire le vie legali? Secondo me no perchè non ha una proposta scritta, è la sua parola contro la nostra e davvero quel giorno non ha espresso nessuna volontà di fare un'offerta, che viene fuori dopo 10 giorni. In caso contrario, cosa dobbiamo temere? C'è un termine entro il quale può adire vie legali?</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="vagno, post: 144714, member: 13078"] Riprendiamo quanto detto da Luciano per sottoporvi (e sottoporre anche a Luciano) un caso che ci è capitato qualche settimana fa. Avevamo una casa in incarico (e sottolineo "incarico" e non mandato) in esclusiva. Dopo qualche mese e dopo una lunga trattativa riusciamo a far sottoscrivere all'acquirente "A" una proposta di acquisto. La casa era messa in vendita a 200 e lui fa proposta di 170. Proposta firmata il 29 luglio con scadenza il 13 agosto. Il proprietario ci aveva già detto che probabilmente l'avrebbe accettata ma attendeva qualche giorno perchè a decidere doveva essere anche la figlia, anche se non proprietaria ma voleva un consiglio. A due giorni dalla scadenza si presenta in agenzia un acquirente "B" che ci chiede informazioni sulla casa, noi gli diciamo subito che è in corso una trattativa con scadenza di proposta a giorni. Lui comunque vuole vedere la casa che siccome è a due passi dalla nostra agenzia il collega gliela mostra. A ritorno in agenzia l'acquirente B ci chiede quanto è stato proposto, noi gli diciamo "un po' meno del prezzo esposto". Lui ci dice "va bene, blocchi l'altra proposta". Gli facciamo presente che è deontologicamente scorretto e che non possiamo farlo in quanto non possiamo creare un'asta o peggio bloccare proposte in corso perchè ce lo chiede un terzo. Gli chiediamo quali sono le sue intenzioni e testualmente ci risponde "va be, il mio consulente finanziario è in ferie, domani vado in ferie anche io, al ritorno vediamo, per me 200 è un prezzo accettabile, se l'altro compra vuol dire che è il destino", parole che ricordo benissimo. Ci lasciamo con la nostra convinzione che, come ha detto, oltre ad andare in ferie attende anche il consulente finanziario. Ovviamente non firma alcuna proposta proprio perchè a noi non aveva detto che voleva comprarlo e fare un'offerta, altrimenti gliela avremmo fatta comunque firmare. Dopo 2 giorni il proprietario, al quale avevamo di sfuggita detto che c'era un'altra persona ma che non aveva fatto offerte dicendo che aspettava il consulente finanziario e il ritorno dalle ferie, decide di accettare la proposta dell'acquirente "A". Ritira l'assegno-caparra. A distanza di 10 giorni si presenta in agenzia l'acquirente B, "be, allora la compro la casa", dice. Gli facciamo notare che il proprietario ha accettato la proposta di A. Scatta l'ira! Ci accusa di non aver rispettato la sua persona, di non averlo tutelato, che dovevamo chiamarlo per dirgli che il proprietario stava per chiudere con A e lui avrebbe alzato l'offerta "perchè così si fa", testuali parole. Ci dice che "noi non gli abbiamo detto che doveva firmare una proposta scritta!", cosa falsa anche perchè gli abbiamo spiegato che se avessimo avuto certezza quel giorno della sua volontà eccome se gliela avremmo fatta firmare ma comunque, anche in quel caso, c'era una proposta su cui il proprietario doveva decidere. Nulla, peggio di parlare con un muro, sosteneva che avremmo dovuto creare un'asta tra lui e l'altro e che abbiamo sbagliato e che forse al proprietario nemmeno glielo abbiamo detto che lui avrebbe offerto 200. Ma noi non abbiamo detto al proprietario nessuna cifra perchè, credeteci, non vi era stata detta nessuna cifra quel giorno ma solo una presa d'atto, da parte di B, che la casa costava 200 e che c'era un'offerta inferiore su cui il proprietario doveva esprimersi entro 48 ore. Insomma, alla fine, dopo un'ora di voce grossa, è sembrato grazie anche all'intervento della nostra collaboratrice, che il tizio si fosse calmato, nonostante la sua considerazione di noi sia restata pessima, ma alla fine ci siamo stretti la mano e salutati, anche se non proprio calorosamente. Ora vi chiediamo: mai l'acquirente B ci aveva detto "voglio fare un'offerta", senò avremmo tirato subito fuori il modulo della proposta e comunque anche se lo avesse detto e noi gliela avessimo fatta firmare non era più giusto, con un'offerta in corso gradita comunque al proprietario che era in trattativa da mesi con l'acquirente A, "tirare fuori" dal mercato l'immobile fino a che il proprietario non avesse accettato o meno? Un altro dubbio che ha il collega, più pauroso di me, non è che l'acquirente B può adire le vie legali? Secondo me no perchè non ha una proposta scritta, è la sua parola contro la nostra e davvero quel giorno non ha espresso nessuna volontà di fare un'offerta, che viene fuori dopo 10 giorni. In caso contrario, cosa dobbiamo temere? C'è un termine entro il quale può adire vie legali? [/QUOTE]
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