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<blockquote data-quote="Bastimento" data-source="post: 656476" data-attributes="member: 6214"><p>Mi sembrano due affermazioni non corrette.</p><p>Un qualsiasi elettricista degno di questo nome prima di rilasciare una certificazione di un impianto non suo fa verifiche e sicuramente qualche intervento.</p><p>Per gli impianti “ante 90” non si fa la certificazione di conformità: al massimo si può fare la dichiarazione di rispondenza (alle norme/criteri in essere alla data di realizzazione) </p><p>Faccio alcuni esempi: negli anni ‘60 si utilizzavano conduttori rigidi, oggi non più ammessi e credo nemmeno prodotti, ma perfettamente funzionali e sicuri. Ovvio essere più lavorabili i conduttori a treccia più flessibili. </p><p>Le sezioni erano dimensionate per carichi piuttosto limitati , con canalone metalliche di ridotta sezione. ( pochi anni prima si differenziavano addirittura le sezioni per risparmiare rame: e c’era il circuito luce da 120V è quello forza da 220V). La unificazione del voltaggio a 220V (oggi 240V) aveva però conservato le prese da 10A e quelle da 16-A (cioè a passo corto e largo).</p><p>Per fabbisogni entro i 3kW , l’impianto potrebbe essere dichiarato adeguato ed essere prodotta una DiRi. Quasi sicuramente però lelettricista sostituirà le prese con quelle a protezione dei contatti diretti E verificherà il salvavita.</p><p>Certo che se il nuovo utilizzatore vorrà installare oltre agli elettrodomestici tipici, condizionatori e cucine moderne , e vorrà stipulare un contratto di fornitura da 4,5 o 6 kW, meglio pensare a rifare l’impianto, comprensivo di sostituzione canaline</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Bastimento, post: 656476, member: 6214"] Mi sembrano due affermazioni non corrette. Un qualsiasi elettricista degno di questo nome prima di rilasciare una certificazione di un impianto non suo fa verifiche e sicuramente qualche intervento. Per gli impianti “ante 90” non si fa la certificazione di conformità: al massimo si può fare la dichiarazione di rispondenza (alle norme/criteri in essere alla data di realizzazione) Faccio alcuni esempi: negli anni ‘60 si utilizzavano conduttori rigidi, oggi non più ammessi e credo nemmeno prodotti, ma perfettamente funzionali e sicuri. Ovvio essere più lavorabili i conduttori a treccia più flessibili. Le sezioni erano dimensionate per carichi piuttosto limitati , con canalone metalliche di ridotta sezione. ( pochi anni prima si differenziavano addirittura le sezioni per risparmiare rame: e c’era il circuito luce da 120V è quello forza da 220V). La unificazione del voltaggio a 220V (oggi 240V) aveva però conservato le prese da 10A e quelle da 16-A (cioè a passo corto e largo). Per fabbisogni entro i 3kW , l’impianto potrebbe essere dichiarato adeguato ed essere prodotta una DiRi. Quasi sicuramente però lelettricista sostituirà le prese con quelle a protezione dei contatti diretti E verificherà il salvavita. Certo che se il nuovo utilizzatore vorrà installare oltre agli elettrodomestici tipici, condizionatori e cucine moderne , e vorrà stipulare un contratto di fornitura da 4,5 o 6 kW, meglio pensare a rifare l’impianto, comprensivo di sostituzione canaline [/QUOTE]
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