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Agenti Immobiliari e Associazioni di Categoria
Quale beneficio a iscriversi a una associazione di categoria e quale scegliere
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<blockquote data-quote="giorgino" data-source="post: 16769" data-attributes="member: 3"><p><strong>Re: Quale beneficio a iscriversi a una associazione di categoria</strong></p><p></p><p></p><p></p><p>Sono d'accordo su quello che state scrivendo ma vorrei precisare pur non avendo esperienza associativa particolare, che a fronte di un grande impegno non retribuito (credo) si ha come presidente provinciale/regionale un ritorno d'immagine che nella propria città non è di certo trascurabile e che indirettamente accresce la propria visibilità in modo consistente e quindi genera guadagni.</p><p></p><p>Guadagni più che legittimi se si copre bene il proprio ruolo, ma è ipocrita dichiarare che si fa (solo) per la gloria. Sarebbe diverso se i presidenti provinciali/regionali restassero anonimi, il che sarebbe impossibile per questioni di incarico politico e rappresentanza.</p><p></p><p>Diciamo quindi la verità: <strong>Coprire una carica associativa è un lavoro enorme e spesso ingrato</strong>, non retribuito (credo) ma certamente gratificante sia sotto il profilo professionale che economico indiretto. Il che personalmente non mi scandalizza, anzi <strong>ritengo corretto che se qualcuno si prodiga per la categoria è giusto che raccolga il frutto del suo impegno</strong> senza andare a gravare sulle quote associative (e questo in effetti non avviene).</p><p></p><p>Ho fatto questa premessa per arrivare a un punto: <strong>Talvolta questo bagno di popolarità acceca i vari responsabili provinciali/regionali</strong> che colgono in questa espansione di contatti e opportunità una nuova frontiera professionale e "corrono" per assumere posizioni di rilievo maggiori "dimenticandosi" della missione base: Tutelare gli associati e fare del proprio incarico un corretto utilizzo.</p><p></p><p>Il poltronismo (perdonatemi il termine poco simpatico) ha affossato imprese ben più grandi e solide delle associazioni di agenti immobiliari. Ed è forse il vero pericolo di dispersione della mission fondamentale. Forse questo è uno degli aspetti ove gli organismi nazionali dovrebbero vigilare con più attenzione.</p><p></p><p>Spesso si legge (detto da voi dirigenti) <em>la sede provinciale/regionale non funziona bene</em> o cose del genere. </p><p>Mi sembra intellettualmente corretto riflettere sugli asincronismi che esistono o si generano col tempo tra la mission nazionale e quelle locali e che sia responsabilità diretta ed esclusiva delle sedi nazionali se una sede locale non fa ciò che dovrebbe.</p><p></p><p>Sulla rappresentanza politica la questione è nettamente più complessa. Basta andare a scovare le lotte intraprese dal CNEL in questi 50 anni post bellici per rendersi conto che se non si è in centinaia di migliaia farsi ascoltare dalle classi dirigenti politiche è almeno difficile se non impossibile.<strong> Personalmente credo che chi critica le associazioni dovrebbe prima di tutto farne parte e poi agevolare i processi di cambiamento</strong>.</p><p></p><p>Credo anche che se <strong>su 100.000 operatori del settore solo 15/20.000 sono iscritti</strong> a una delle tre associazioni di categoria, esiste un problema di fondo. <strong>Credibilità, Strategie Operative e Comunicazione</strong> sono evidentemente errate. Una sana autocritica e un piano di riforma di questi tre elementi potrebbe avviare una campagna di reclutamento seria e non basata solo sui servizi "utili" alla professione. </p><p></p><p>Per "seria" intendo fondata su un <strong>dialogo sincero e centrato tra l'associazione e il futuro associato</strong> che lo persuada a comprendere quali sono i <strong>veri motivi</strong> per cui far parte di un'associazione è fondamentale. E' evidente anche a me che sono un perfetto cretino, che questi motivi non possono riconfluire nella modulistica, nelle convenzioni o in un'assicurazione a basso costo.</p><p></p><p>g</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="giorgino, post: 16769, member: 3"] [b]Re: Quale beneficio a iscriversi a una associazione di categoria[/b] Sono d'accordo su quello che state scrivendo ma vorrei precisare pur non avendo esperienza associativa particolare, che a fronte di un grande impegno non retribuito (credo) si ha come presidente provinciale/regionale un ritorno d'immagine che nella propria città non è di certo trascurabile e che indirettamente accresce la propria visibilità in modo consistente e quindi genera guadagni. Guadagni più che legittimi se si copre bene il proprio ruolo, ma è ipocrita dichiarare che si fa (solo) per la gloria. Sarebbe diverso se i presidenti provinciali/regionali restassero anonimi, il che sarebbe impossibile per questioni di incarico politico e rappresentanza. Diciamo quindi la verità: [b]Coprire una carica associativa è un lavoro enorme e spesso ingrato[/b], non retribuito (credo) ma certamente gratificante sia sotto il profilo professionale che economico indiretto. Il che personalmente non mi scandalizza, anzi [b]ritengo corretto che se qualcuno si prodiga per la categoria è giusto che raccolga il frutto del suo impegno[/b] senza andare a gravare sulle quote associative (e questo in effetti non avviene). Ho fatto questa premessa per arrivare a un punto: [b]Talvolta questo bagno di popolarità acceca i vari responsabili provinciali/regionali[/b] che colgono in questa espansione di contatti e opportunità una nuova frontiera professionale e "corrono" per assumere posizioni di rilievo maggiori "dimenticandosi" della missione base: Tutelare gli associati e fare del proprio incarico un corretto utilizzo. Il poltronismo (perdonatemi il termine poco simpatico) ha affossato imprese ben più grandi e solide delle associazioni di agenti immobiliari. Ed è forse il vero pericolo di dispersione della mission fondamentale. Forse questo è uno degli aspetti ove gli organismi nazionali dovrebbero vigilare con più attenzione. Spesso si legge (detto da voi dirigenti) [i]la sede provinciale/regionale non funziona bene[/i] o cose del genere. Mi sembra intellettualmente corretto riflettere sugli asincronismi che esistono o si generano col tempo tra la mission nazionale e quelle locali e che sia responsabilità diretta ed esclusiva delle sedi nazionali se una sede locale non fa ciò che dovrebbe. Sulla rappresentanza politica la questione è nettamente più complessa. Basta andare a scovare le lotte intraprese dal CNEL in questi 50 anni post bellici per rendersi conto che se non si è in centinaia di migliaia farsi ascoltare dalle classi dirigenti politiche è almeno difficile se non impossibile.[b] Personalmente credo che chi critica le associazioni dovrebbe prima di tutto farne parte e poi agevolare i processi di cambiamento[/b]. Credo anche che se [b]su 100.000 operatori del settore solo 15/20.000 sono iscritti[/b] a una delle tre associazioni di categoria, esiste un problema di fondo. [b]Credibilità, Strategie Operative e Comunicazione[/b] sono evidentemente errate. Una sana autocritica e un piano di riforma di questi tre elementi potrebbe avviare una campagna di reclutamento seria e non basata solo sui servizi "utili" alla professione. Per "seria" intendo fondata su un [b]dialogo sincero e centrato tra l'associazione e il futuro associato[/b] che lo persuada a comprendere quali sono i [b]veri motivi[/b] per cui far parte di un'associazione è fondamentale. E' evidente anche a me che sono un perfetto cretino, che questi motivi non possono riconfluire nella modulistica, nelle convenzioni o in un'assicurazione a basso costo. g [/QUOTE]
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