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Compravendita, Professionisti, Aste e Pignoramenti
Sentenza n. 18135 del 16/09/2015
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<blockquote data-quote="Super-Ale74" data-source="post: 550415" data-attributes="member: 65831"><p>Buonasera a tutti. Seguo il forum fin dall'inizio, ho studiato la questione e conversato con avvocati che difendono i compratori ed altri che difendono i venditori, e conosco le loro rispettive viste più o meno "eticamente" o "legalmente" corrette.</p><p>Volevo condividere la conclusione a cui sono giunto.</p><p>Premettendo che sia compratore che venditore non sono responsabili dell'assurda situazione che si è generata, è innegabile che purtroppo proprio queste due parti devono avviare una trattativa per sistemare la situazione.</p><p>Infatti, se l'acquirente decidesse di non chiedere indietro i soldi al venditore subirebbe un danno spropositato, perché oltre ad aver pagato la sua casa con una cifra considerata ora "nulla" avrebbe anche la beffa dell'ulteriore costo dell'affrancazione.</p><p>Per contro, se l'acquirente intentasse causa al venditore richiedendo il risarcimento dell'intero valore eccedente il prezzo calmierato, e poi procedere all'affrancazione diventerebbe egli stesso speculatore poiché riceverebbe indietro una somma ingente, ben più alta del costo di affrancazione, con un immobile che tornerebbe ad avere un valore "di mercato", il venditore in questo caso, che non aveva possibilità all'epoca di affrancare, subirebbe un danno davvero eccessivo.</p><p>L'idea quindi che mi sono fatto è che la cosa più equa ed onesta per entrambe le parti, sarebbe che l'acquirente richiedesse indietro in via transattiva un cifra che sia più o meno la metà del plusvalore tra valore di cessione e valore calmierato rivalutato. Sarebbe come dire che l'incremento di valore che si ottiene con l'affrancazione verrebbe equamente diviso tra compratore e venditore. Unico problema è che il venditore sarebbe costretto a retrocedere dopo anni questo importo al compratore, per colpa non sostanzialmente sua, ma almeno eticamente le parti avrebbero diviso il valore considerato "speculativo". Il venditore, a sua volta, potrebbe "tentare" una rivalsa verso notaio (e comune in caso di possesso di nulla osta) per riavere indietro valore retrocesso all'acquirente.</p><p>Mi rimetto ai vostri commenti <img src="/styles/default/xenforo/smilies.emoji/people/slight_smile.emoji.svg" class="smilie" loading="lazy" alt=":)" title="Lieve sorriso :)" data-shortname=":)" /> Buona giornata a tutti...</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Super-Ale74, post: 550415, member: 65831"] Buonasera a tutti. Seguo il forum fin dall'inizio, ho studiato la questione e conversato con avvocati che difendono i compratori ed altri che difendono i venditori, e conosco le loro rispettive viste più o meno "eticamente" o "legalmente" corrette. Volevo condividere la conclusione a cui sono giunto. Premettendo che sia compratore che venditore non sono responsabili dell'assurda situazione che si è generata, è innegabile che purtroppo proprio queste due parti devono avviare una trattativa per sistemare la situazione. Infatti, se l'acquirente decidesse di non chiedere indietro i soldi al venditore subirebbe un danno spropositato, perché oltre ad aver pagato la sua casa con una cifra considerata ora "nulla" avrebbe anche la beffa dell'ulteriore costo dell'affrancazione. Per contro, se l'acquirente intentasse causa al venditore richiedendo il risarcimento dell'intero valore eccedente il prezzo calmierato, e poi procedere all'affrancazione diventerebbe egli stesso speculatore poiché riceverebbe indietro una somma ingente, ben più alta del costo di affrancazione, con un immobile che tornerebbe ad avere un valore "di mercato", il venditore in questo caso, che non aveva possibilità all'epoca di affrancare, subirebbe un danno davvero eccessivo. L'idea quindi che mi sono fatto è che la cosa più equa ed onesta per entrambe le parti, sarebbe che l'acquirente richiedesse indietro in via transattiva un cifra che sia più o meno la metà del plusvalore tra valore di cessione e valore calmierato rivalutato. Sarebbe come dire che l'incremento di valore che si ottiene con l'affrancazione verrebbe equamente diviso tra compratore e venditore. Unico problema è che il venditore sarebbe costretto a retrocedere dopo anni questo importo al compratore, per colpa non sostanzialmente sua, ma almeno eticamente le parti avrebbero diviso il valore considerato "speculativo". Il venditore, a sua volta, potrebbe "tentare" una rivalsa verso notaio (e comune in caso di possesso di nulla osta) per riavere indietro valore retrocesso all'acquirente. Mi rimetto ai vostri commenti :) Buona giornata a tutti... [/QUOTE]
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