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L'Esperto Immobiliare Risponde
Compravendita, Professionisti, Aste e Pignoramenti
Sentenza n. 18135 del 16/09/2015
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Testo
<blockquote data-quote="giannelmo" data-source="post: 603165" data-attributes="member: 66927"><p>Innanzitutto modera i termini, in secondo luogo io ancora non chiamo in causa il mio venditore proprio perché speravo in un provvedimento che salvaguardasse venditori ed acquirenti. </p><p>Gli acquirenti che vogliono a tutti i costi la ripetizione dell'indebito sono pochi, in pochissimi casi hanno ragione (caso estremo, vero: due coniugi si separano - per finta, continuano a vivere insieme - ognuno compra una casa PEEP a 100, dopo cinque anni entrambi rivendono a 500, si comprano un'altra casa e si godono i soldi che avanzano); allo stesso modo ci sono venditori che non vogliono pagare manco l'affrancazione, a volte a ragione (alcuni sono secondi proprietari che hanno acquistato a prezzo di mercato negli anni della bolla, e rivenduto a bolla sgonfiata, rimettendoci: per loro l'affrancazione è effettivamente una beffa, e la nuova norma non li salvaguarda per niente).</p><p>I venditori lamentano l'esosità delle somme chieste per transare, evitando di andare in causa (persa fino ad oggi) per la ripetizione dell'indebito.</p><p>Ma è quasi sempre un pianto ipocrita: tra affrancazione esagerata, tasse, notaio e spese legali, si raggiungono come niente i 60.000 euro. Se l'acquirente chiede 60.000 euro (cifra oggettivamente enorme) non si mette in tasca nemmeno un cent.</p><p></p><p>Last but not least non dice nemmeno che l'affrancazione deve valere come acconto della trasformazione (a trattare con la commissione c'erano i venditori, i notai, l'avvocatura capitolina, ma si sono ostinatamente rifiutati di ascoltare le ragioni degli acquirenti, e si vede). Per esempio io avrei intascato i soldi dell'affrancazione (che non serve a nulla) e li avrei tenuti da parte per trasformare, quando il comune avesse ripreso a lavorare le pratiche di trasformazione. Tanto prima o poi sarà costretto a sottostare alla normativa nazionale, che impone l'eliminazione di tutti i vincoli allo scadere dei 20 anni. Io ho una convenzione vecchia di 36 anni, un prezzo massimo di cessione di 47.000 euro (per 110 mq più cantina e garage), affrancazione più trasformazione costano 48.000 euro! Invece stanno cedendo le case popolari (quelle vere, interamente pagate dalla collettività) anche a meno di 48.000 euro!</p><p></p><p>Quindi la norma "salva" i venditori e lascia tutte le magagne in capo agli acquirenti (conguaglio, oneri di trasformazione alle stelle, ammesso che il comune la conceda). Infatti questo provedimento, ben lungi dal disinnescare le cause, è scritto così male che le moltiplicherà.</p><p>1) nessun venditore si attiverà spontaneamente per affrancare l'immobile (ma se non è suo, a che titolo?), quindi bisognerà come minimo fargli scrivere dall'avvocato (soldi da spendere) e poi, probabilmente, andare in mediazione, dove si offrirà di pagare l'affrancazione.</p><p>2) dal momento che il provvedimento non pone scadenze, il venditore potrebbe tirare per le lughe, anche perché più passa il tempo più l'affrancazione diminuisce. Il senatore dice che vale il principio della ragionevole attesa e che in caso di ritardi ci si può rivolgere al giudice. Altro procedimento giudiziario!</p><p>3) Il pagamento a rate: se il venditore si accorda col comune (mica con me!) per pagare a rate, e ad un certo punto smette di pagarle, cosa succede? Per prima cosa fino all'estinzione del pagamento la casa non è affrancata (e se dovessi vendere?), in secondo luogo cosa succede se il venditore smette di pagare le rate? L'immobile è mio, mica suo! E miei sono gli oneri. Il comune potrebbe benissimo chiedere a me le rate restanti. E io che faccio? Altra causa?</p><p></p><p>Mi fermo qui... Aggiungo solo che nella totale ammuina coloro che la sfangheranno alla grande saranno i notai!</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="giannelmo, post: 603165, member: 66927"] Innanzitutto modera i termini, in secondo luogo io ancora non chiamo in causa il mio venditore proprio perché speravo in un provvedimento che salvaguardasse venditori ed acquirenti. Gli acquirenti che vogliono a tutti i costi la ripetizione dell'indebito sono pochi, in pochissimi casi hanno ragione (caso estremo, vero: due coniugi si separano - per finta, continuano a vivere insieme - ognuno compra una casa PEEP a 100, dopo cinque anni entrambi rivendono a 500, si comprano un'altra casa e si godono i soldi che avanzano); allo stesso modo ci sono venditori che non vogliono pagare manco l'affrancazione, a volte a ragione (alcuni sono secondi proprietari che hanno acquistato a prezzo di mercato negli anni della bolla, e rivenduto a bolla sgonfiata, rimettendoci: per loro l'affrancazione è effettivamente una beffa, e la nuova norma non li salvaguarda per niente). I venditori lamentano l'esosità delle somme chieste per transare, evitando di andare in causa (persa fino ad oggi) per la ripetizione dell'indebito. Ma è quasi sempre un pianto ipocrita: tra affrancazione esagerata, tasse, notaio e spese legali, si raggiungono come niente i 60.000 euro. Se l'acquirente chiede 60.000 euro (cifra oggettivamente enorme) non si mette in tasca nemmeno un cent. Last but not least non dice nemmeno che l'affrancazione deve valere come acconto della trasformazione (a trattare con la commissione c'erano i venditori, i notai, l'avvocatura capitolina, ma si sono ostinatamente rifiutati di ascoltare le ragioni degli acquirenti, e si vede). Per esempio io avrei intascato i soldi dell'affrancazione (che non serve a nulla) e li avrei tenuti da parte per trasformare, quando il comune avesse ripreso a lavorare le pratiche di trasformazione. Tanto prima o poi sarà costretto a sottostare alla normativa nazionale, che impone l'eliminazione di tutti i vincoli allo scadere dei 20 anni. Io ho una convenzione vecchia di 36 anni, un prezzo massimo di cessione di 47.000 euro (per 110 mq più cantina e garage), affrancazione più trasformazione costano 48.000 euro! Invece stanno cedendo le case popolari (quelle vere, interamente pagate dalla collettività) anche a meno di 48.000 euro! Quindi la norma "salva" i venditori e lascia tutte le magagne in capo agli acquirenti (conguaglio, oneri di trasformazione alle stelle, ammesso che il comune la conceda). Infatti questo provedimento, ben lungi dal disinnescare le cause, è scritto così male che le moltiplicherà. 1) nessun venditore si attiverà spontaneamente per affrancare l'immobile (ma se non è suo, a che titolo?), quindi bisognerà come minimo fargli scrivere dall'avvocato (soldi da spendere) e poi, probabilmente, andare in mediazione, dove si offrirà di pagare l'affrancazione. 2) dal momento che il provvedimento non pone scadenze, il venditore potrebbe tirare per le lughe, anche perché più passa il tempo più l'affrancazione diminuisce. Il senatore dice che vale il principio della ragionevole attesa e che in caso di ritardi ci si può rivolgere al giudice. Altro procedimento giudiziario! 3) Il pagamento a rate: se il venditore si accorda col comune (mica con me!) per pagare a rate, e ad un certo punto smette di pagarle, cosa succede? Per prima cosa fino all'estinzione del pagamento la casa non è affrancata (e se dovessi vendere?), in secondo luogo cosa succede se il venditore smette di pagare le rate? L'immobile è mio, mica suo! E miei sono gli oneri. Il comune potrebbe benissimo chiedere a me le rate restanti. E io che faccio? Altra causa? Mi fermo qui... Aggiungo solo che nella totale ammuina coloro che la sfangheranno alla grande saranno i notai! [/QUOTE]
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