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<blockquote data-quote="AntonioDelBello" data-source="post: 78526" data-attributes="member: 17503"><p>Beh ragazzi l'ho premesso che ogni attività imprenditoriale dipende da capacità personali, preparazione, lavoro assiduo, scaltrezza, e perché no, pelo sullo stomaco. Perché hai voglia a raccontarti che la serietà paga: in un lavoro dove il cliente lo vedi per 10 giorni poi più, paga più una bella minigonna della segretaria, una sede lussuosa, o un marchio fasullo sulla porta d'ingresso. Posso assicurarvi che nella mia agenzia ho avuto una straordinaria percentuale di ritorni (intendo amici parenti e conoscenti a cui la mia agenzia era stata consigliata), la cosa mi ha sempre gratificato, sapendo che per certe agenzie questo è un evento epifanico, ma se avessi dovuto campare di quello avrei fatto la fame.</p><p></p><p>Vorrei poi fornire un ulteriore spunto di riflessione: Ricordo da ragazzino la manovra delle mani nelle nostre campagne: il sensale afferrava le mani dei contraenti riottosi che tentavano di fuggire da una parte e dall'altra e se riusciva con uno sforzo fisico a far toccare le mani, in un abbozzo di stretta, quello valeva più di mille compromessi presso mille notai, i contraenti continuavano a lamentarsi, ma l'affare era concluso e nessuno si sarebbe più tirato indietro, che l'onta di non essere uomo di parola, negli affari non era sopportabile. </p><p>Oggi il mondo è cambiato, ma la sostanza della mediazione è sempre la stessa: non si ricorre all'opera del mediatore perché, frapponendosi fra i due contraenti, faciliti la conclusione della trattativa (e tutti noi che abbiamo fatto questo mestiere sappiamo quanto questa opera sia preziosa) si ricorre, come si ricorreva una volta, solo perché il mediatore "sa". Sa a chi vendere o sa chi vende. Il cliente che si rivolge ad un'agenzia lo fa perché gli pare la via più comoda e veloce per avere delle offerte. Ora all'epoca di Google di Ebay siamo sicuri di poter ancora disporre di questa freccia al nostro arco? Io nutro seri dubbi in proposito. Secondo me c'è bisogno di una conversione del nostro mestiere in consulenza con l'aggiunta di tutta una serie di servizi supplementari, che la conoscenza degli oggetti sul mercato in quanto tale, non è più una merce spendibile. </p><p>Insomma dovremmo diventare, nei piccoli affari immobiliari, quello che sono gli<em> advisor</em> per i grandi affari: di quello penso ci sarà sempre bisogno, perché noi tutti sappiamo che non è mai esistita una trattativa immobiliare piana dove non sorgano difficoltà per errori pregressi, cambiamenti d'umore, ignoranza delle leggi etc.. etc.. </p><p>Per questo abbiamo bisogno di riconoscimenti professionali, perché con i nuovi media, la ragion d'essere dei sensali, che poi era anche la nostra (la sola che ci riconosce la legge), va rapidamente svaporando.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="AntonioDelBello, post: 78526, member: 17503"] Beh ragazzi l'ho premesso che ogni attività imprenditoriale dipende da capacità personali, preparazione, lavoro assiduo, scaltrezza, e perché no, pelo sullo stomaco. Perché hai voglia a raccontarti che la serietà paga: in un lavoro dove il cliente lo vedi per 10 giorni poi più, paga più una bella minigonna della segretaria, una sede lussuosa, o un marchio fasullo sulla porta d'ingresso. Posso assicurarvi che nella mia agenzia ho avuto una straordinaria percentuale di ritorni (intendo amici parenti e conoscenti a cui la mia agenzia era stata consigliata), la cosa mi ha sempre gratificato, sapendo che per certe agenzie questo è un evento epifanico, ma se avessi dovuto campare di quello avrei fatto la fame. Vorrei poi fornire un ulteriore spunto di riflessione: Ricordo da ragazzino la manovra delle mani nelle nostre campagne: il sensale afferrava le mani dei contraenti riottosi che tentavano di fuggire da una parte e dall'altra e se riusciva con uno sforzo fisico a far toccare le mani, in un abbozzo di stretta, quello valeva più di mille compromessi presso mille notai, i contraenti continuavano a lamentarsi, ma l'affare era concluso e nessuno si sarebbe più tirato indietro, che l'onta di non essere uomo di parola, negli affari non era sopportabile. Oggi il mondo è cambiato, ma la sostanza della mediazione è sempre la stessa: non si ricorre all'opera del mediatore perché, frapponendosi fra i due contraenti, faciliti la conclusione della trattativa (e tutti noi che abbiamo fatto questo mestiere sappiamo quanto questa opera sia preziosa) si ricorre, come si ricorreva una volta, solo perché il mediatore "sa". Sa a chi vendere o sa chi vende. Il cliente che si rivolge ad un'agenzia lo fa perché gli pare la via più comoda e veloce per avere delle offerte. Ora all'epoca di Google di Ebay siamo sicuri di poter ancora disporre di questa freccia al nostro arco? Io nutro seri dubbi in proposito. Secondo me c'è bisogno di una conversione del nostro mestiere in consulenza con l'aggiunta di tutta una serie di servizi supplementari, che la conoscenza degli oggetti sul mercato in quanto tale, non è più una merce spendibile. Insomma dovremmo diventare, nei piccoli affari immobiliari, quello che sono gli[I] advisor[/I] per i grandi affari: di quello penso ci sarà sempre bisogno, perché noi tutti sappiamo che non è mai esistita una trattativa immobiliare piana dove non sorgano difficoltà per errori pregressi, cambiamenti d'umore, ignoranza delle leggi etc.. etc.. Per questo abbiamo bisogno di riconoscimenti professionali, perché con i nuovi media, la ragion d'essere dei sensali, che poi era anche la nostra (la sola che ci riconosce la legge), va rapidamente svaporando. [/QUOTE]
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