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<blockquote data-quote="CheCasa!" data-source="post: 396532" data-attributes="member: 56079"><p>a maggior ragione una disamina del settore non può prescindere dalle molteplici differenze, andamenti, condizioni di acesso alla professione, risultati (anche in termini di rating) che divergono enormemente.</p><p></p><p></p><p></p><p></p><p>Lascia che ti dica che proprio sul piano tecnologico i grandi gruppi sono veramente molto indietro. E' evidente che non chiuderanno ma la riduzione dei numeri da loro espressi è superiore a quella delle agenzie stile "geppetto". Anche questo meriterebbe una riflessione.</p><p></p><p>Sulla questione della formazione, va poi esaminata una questione non di poco conto. Nel resto dell'Europa, dove il numero di laureati nel settore è in forte aumento, esistono dei percorsi formativi dedicati alla professione che hanno avuto un particolare successo (mi pare che in Inghilterra il 50% dei nuovi agenti provenga da studi specifici per l' immobiliare). In italia, per fare quello che vorresti fare tu, dovresti prima laurearti in scienze giuridiche (e fare pratica presso un avvocato), poi in economica (e fare pratica presso un commercialista), poi in architettura (e fare pratica presso un architetto). La soluzione dell'innalzamento dei requisiti per accedere alla professione (che non sono mai retroattivi, nè da noi, nè all'estero), fa parte di un processo di programmazione nel medio-lungo termine rispetto al quale puoi torvarmi favorevole, se verranno messi a disposizione gli strumenti indispensabili.</p><p></p><p>Inoltre c'è la questione della pratica in agenzia, questa sì obbligatoria in quasi tutta Europa, un optional da noi. Perchè così come un laureato in giurisprudenza non sa fare l'avvocato, nè un laureato in economia sa fare il commercialista, così è pure improbabile che un laureato nel settore immobiliare sappia fare l'agente.</p><p></p><p>Lo studio comunque, come credo volesse indicare Ponz, non dovrebbe snaturare la nostra professione che, malgrado tutto, non nasce sui libri ma nelle piazze, nei mercati cittadini, in mezzo alla gente ed è fatta per l'80% di relazioni (sono stato basso?). Sinceramente non mi piacerebbe essere un professionista con una pergamena appesa in ufficio che sancisca la mia indispensabilità. Preferei restare un mediatore un po' ruspante, che la gente del paese abbia piacere di contattare per una casa o anche solo per prendere un caffè in compagnia.</p><p></p><p>Probabilmente destinato all'estinzione!</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="CheCasa!, post: 396532, member: 56079"] a maggior ragione una disamina del settore non può prescindere dalle molteplici differenze, andamenti, condizioni di acesso alla professione, risultati (anche in termini di rating) che divergono enormemente. Lascia che ti dica che proprio sul piano tecnologico i grandi gruppi sono veramente molto indietro. E' evidente che non chiuderanno ma la riduzione dei numeri da loro espressi è superiore a quella delle agenzie stile "geppetto". Anche questo meriterebbe una riflessione. Sulla questione della formazione, va poi esaminata una questione non di poco conto. Nel resto dell'Europa, dove il numero di laureati nel settore è in forte aumento, esistono dei percorsi formativi dedicati alla professione che hanno avuto un particolare successo (mi pare che in Inghilterra il 50% dei nuovi agenti provenga da studi specifici per l' immobiliare). In italia, per fare quello che vorresti fare tu, dovresti prima laurearti in scienze giuridiche (e fare pratica presso un avvocato), poi in economica (e fare pratica presso un commercialista), poi in architettura (e fare pratica presso un architetto). La soluzione dell'innalzamento dei requisiti per accedere alla professione (che non sono mai retroattivi, nè da noi, nè all'estero), fa parte di un processo di programmazione nel medio-lungo termine rispetto al quale puoi torvarmi favorevole, se verranno messi a disposizione gli strumenti indispensabili. Inoltre c'è la questione della pratica in agenzia, questa sì obbligatoria in quasi tutta Europa, un optional da noi. Perchè così come un laureato in giurisprudenza non sa fare l'avvocato, nè un laureato in economia sa fare il commercialista, così è pure improbabile che un laureato nel settore immobiliare sappia fare l'agente. Lo studio comunque, come credo volesse indicare Ponz, non dovrebbe snaturare la nostra professione che, malgrado tutto, non nasce sui libri ma nelle piazze, nei mercati cittadini, in mezzo alla gente ed è fatta per l'80% di relazioni (sono stato basso?). Sinceramente non mi piacerebbe essere un professionista con una pergamena appesa in ufficio che sancisca la mia indispensabilità. Preferei restare un mediatore un po' ruspante, che la gente del paese abbia piacere di contattare per una casa o anche solo per prendere un caffè in compagnia. Probabilmente destinato all'estinzione! [/QUOTE]
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