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<blockquote data-quote="Zagonara Emanuele" data-source="post: 750526" data-attributes="member: 70606"><p>Direi che tutto è possibile, nel senso che purtroppo viviamo in un paese dove chiunque si alzi male la mattina dal letto, può decidere di intentare causa per qualsiasi ragione avendone o meno le motivazioni.</p><p></p><p>A parer mio si tratta solamente di fumo senza arrosto, poiche se sul compromesso non era stata indicata una data come "termine ultimo e perentorio" entro cui rogitare, l'eventuale slittamento dei tempi, in pratica non è imputabile a nessuno ma rientra nelle "normali" dilatazioni dei tempi tecnici.</p><p>Un termine indicato sul compromesso entro cui rogitare, senza specificare quanto sopra, si intende sempre "indicativo" ovvero suscettibile di slittamenti (sia in positivo che in negativo, ovvero può essere sia anticipato, sia posticipato) dovuti a varie possibili ragioni: necessità di reperire tutta la necessaria documentazione (come nel tuo caso), impossibilità del notaio di rogitare il giorno indicato, imprevisti di una delle due parti contraenti, ecc...).</p><p></p><p>Inoltre, parliamo di soli pochi giorni di slittamento, che possono essere anche stati dovuti all'indisponibilità del notaio, per quanto concerne i giorni precedenti alla data in cui è stato effettivamente stipulato il rogito.</p><p></p><p>Se gli acquirenti avessero avuto delle ragioni per stipulare entro il termine convenuto e non oltre, avrebbero dovuto pretendere di inserire un termine ultimo perentorio entro cui stipulare.</p><p>Senza contare il fatto che, avendo regolarmente rogitato, senza avanzare nessuna rimostranza in quella sede, ma solo dopo l'avvenuta firma, direi che il comportamento (a parte essere stato scorretto e meschino) è da intendersi come "accettazione" dello stato dei fatti.</p><p></p><p>Perciò stiamo parlando di aria fritta.</p><p></p><p>In ogni caso, se gli acquirenti volessero effettivamente intentare causa dovrebbero: 1) poter dimostrare di avere effettivamente patito dei danni e poterli quantificare, 2) trovare un avvocato disposto ad accettare di rappresentarli in giudizio (cosa abbastanza facile in quella categoria professionale) e 3) aver voglia di anticipare soldi, rischiando di non vincere la causa e aver tempo da perdere.</p><p></p><p>In ogni caso, a meno che non siano dei folli e non riescano a trovare un "avvoltoio" direi che tutto si limiterà alla "scappata verbale".</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Zagonara Emanuele, post: 750526, member: 70606"] Direi che tutto è possibile, nel senso che purtroppo viviamo in un paese dove chiunque si alzi male la mattina dal letto, può decidere di intentare causa per qualsiasi ragione avendone o meno le motivazioni. A parer mio si tratta solamente di fumo senza arrosto, poiche se sul compromesso non era stata indicata una data come "termine ultimo e perentorio" entro cui rogitare, l'eventuale slittamento dei tempi, in pratica non è imputabile a nessuno ma rientra nelle "normali" dilatazioni dei tempi tecnici. Un termine indicato sul compromesso entro cui rogitare, senza specificare quanto sopra, si intende sempre "indicativo" ovvero suscettibile di slittamenti (sia in positivo che in negativo, ovvero può essere sia anticipato, sia posticipato) dovuti a varie possibili ragioni: necessità di reperire tutta la necessaria documentazione (come nel tuo caso), impossibilità del notaio di rogitare il giorno indicato, imprevisti di una delle due parti contraenti, ecc...). Inoltre, parliamo di soli pochi giorni di slittamento, che possono essere anche stati dovuti all'indisponibilità del notaio, per quanto concerne i giorni precedenti alla data in cui è stato effettivamente stipulato il rogito. Se gli acquirenti avessero avuto delle ragioni per stipulare entro il termine convenuto e non oltre, avrebbero dovuto pretendere di inserire un termine ultimo perentorio entro cui stipulare. Senza contare il fatto che, avendo regolarmente rogitato, senza avanzare nessuna rimostranza in quella sede, ma solo dopo l'avvenuta firma, direi che il comportamento (a parte essere stato scorretto e meschino) è da intendersi come "accettazione" dello stato dei fatti. Perciò stiamo parlando di aria fritta. In ogni caso, se gli acquirenti volessero effettivamente intentare causa dovrebbero: 1) poter dimostrare di avere effettivamente patito dei danni e poterli quantificare, 2) trovare un avvocato disposto ad accettare di rappresentarli in giudizio (cosa abbastanza facile in quella categoria professionale) e 3) aver voglia di anticipare soldi, rischiando di non vincere la causa e aver tempo da perdere. In ogni caso, a meno che non siano dei folli e non riescano a trovare un "avvoltoio" direi che tutto si limiterà alla "scappata verbale". [/QUOTE]
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