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<blockquote data-quote="Mil" data-source="post: 365274" data-attributes="member: 11414"><p>In ogni caso al momento sono cifre irrealistiche tanto quelle dell'affitto quanto quelle dei prezzi di vendita e questo perchè continuiamo a prescindere dal fatto che in Italia abbiamo un serissimo problema lavorativo e di salari, che si ripercuote in maniera molto pesante proprio nelle grandi città. Tenuto conto che il residenziale stanziale è un 2/3 del settore capiamo perchè c'è un problema.</p><p>Le città hanno visto nel tempo perdere l'appetibilità:la saturazione del terziario e la scomparsa dell'industria stanno ponendo problemi occupazionali seri.</p><p>Per l'immobiliare è il calo di domanda al momento, la cosa più terrificante.</p><p>A Milano, a Torino nel 1978 un giovane banconista da supermercato aveva un salario di 350 mila lire. L'affitto di un 3 locali si aggirava sulle 50 mila lire. C'era lavoro e costo proporzionato. E' ovvio che ci fosse appetibilità. Non a caso sono stati anni di immigrazione dal sud. Anni di accresciuta domanda, perchè in città si stava bene e si viveva bene e c'era lavoro, vero, sicuro.</p><p>La situazione odierna è assolutamente invertita: non solo non c'è lavoro, ma quando c'è è precario e sottopagato rispetto ai costi medi della vita.</p><p>L'operaio di oggi è il giovane laureato del call center. Gli affitti (per non parlare dei prezzi delle case) sono troppo alti in proporzione all'effettiva disponibilità economica e salariale. Il valore pressochè nullo dei titoli di studio sta scoraggiando molti studenti ad affrontare sacrifici importanti per studiare negli atenei delle metropoli. A queste condizioni il processo migratorio sud-nord si è inceppato (chi deve emigrare dalla Calabria non viene più a Milano, emigra direttamente altrove, dove studio, lavoro, salario, costo della vita gli consentono una realizzazione). Non solo: si sta creando una fascia di gente, di residenti giovani che vivono con le famiglie, perchè i prezzi sono troppo alti e questo pressochè ovunque. I giovani puntano all'estero, e per studio e per lavoro, cosa in passato rara. Uno scenario che ci sta riportando agli anni'10.</p><p>E' un fenomeno che sta toccando tutto il nord, ma anche le grandi città del centro e in certa misura non lascia indenne nemmeno il sud.</p><p>Questo disastro impatta inevitabilmente sull'edilizia, ma ancora non viene avvertito in maniera chiara, non ne comprendiamo la proporzione, siamo ancora fossilizzati sul credito come unica responsabilità...ma nel frattempo si sono unite e aggravate altre variabili.</p><p>Con il mercato degli affitti il problema è un po' più chiaro, diciamo che è la cartina tornasole di un sistema.</p><p>I proprietari infatti, mentre gli italiani se ne vanno, si trovano a fare i conti con gli immigrati, gli unici disposti a ripartirsi un affitto alto in 2-tre famiglie e a vivere in un bilocale. A queste condizioni in molti iniziano a porsi il problema...investire, affittare...già ma a chi?</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Mil, post: 365274, member: 11414"] In ogni caso al momento sono cifre irrealistiche tanto quelle dell'affitto quanto quelle dei prezzi di vendita e questo perchè continuiamo a prescindere dal fatto che in Italia abbiamo un serissimo problema lavorativo e di salari, che si ripercuote in maniera molto pesante proprio nelle grandi città. Tenuto conto che il residenziale stanziale è un 2/3 del settore capiamo perchè c'è un problema. Le città hanno visto nel tempo perdere l'appetibilità:la saturazione del terziario e la scomparsa dell'industria stanno ponendo problemi occupazionali seri. Per l'immobiliare è il calo di domanda al momento, la cosa più terrificante. A Milano, a Torino nel 1978 un giovane banconista da supermercato aveva un salario di 350 mila lire. L'affitto di un 3 locali si aggirava sulle 50 mila lire. C'era lavoro e costo proporzionato. E' ovvio che ci fosse appetibilità. Non a caso sono stati anni di immigrazione dal sud. Anni di accresciuta domanda, perchè in città si stava bene e si viveva bene e c'era lavoro, vero, sicuro. La situazione odierna è assolutamente invertita: non solo non c'è lavoro, ma quando c'è è precario e sottopagato rispetto ai costi medi della vita. L'operaio di oggi è il giovane laureato del call center. Gli affitti (per non parlare dei prezzi delle case) sono troppo alti in proporzione all'effettiva disponibilità economica e salariale. Il valore pressochè nullo dei titoli di studio sta scoraggiando molti studenti ad affrontare sacrifici importanti per studiare negli atenei delle metropoli. A queste condizioni il processo migratorio sud-nord si è inceppato (chi deve emigrare dalla Calabria non viene più a Milano, emigra direttamente altrove, dove studio, lavoro, salario, costo della vita gli consentono una realizzazione). [FONT=LucidaGrande] [/FONT]Non solo: si sta creando una fascia di gente, di residenti giovani che vivono con le famiglie, perchè i prezzi sono troppo alti e questo pressochè ovunque. I giovani puntano all'estero, e per studio e per lavoro, cosa in passato rara. Uno scenario che ci sta riportando agli anni'10. E' un fenomeno che sta toccando tutto il nord, ma anche le grandi città del centro e in certa misura non lascia indenne nemmeno il sud. Questo disastro impatta inevitabilmente sull'edilizia, ma ancora non viene avvertito in maniera chiara, non ne comprendiamo la proporzione, siamo ancora fossilizzati sul credito come unica responsabilità...ma nel frattempo si sono unite e aggravate altre variabili. Con il mercato degli affitti il problema è un po' più chiaro, diciamo che è la cartina tornasole di un sistema. I proprietari infatti, mentre gli italiani se ne vanno, si trovano a fare i conti con gli immigrati, gli unici disposti a ripartirsi un affitto alto in 2-tre famiglie e a vivere in un bilocale. A queste condizioni in molti iniziano a porsi il problema...investire, affittare...già ma a chi? [/QUOTE]
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