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Le appena effettuate elezioni politiche nazionali hanno praticamente epurato e cancellato dal Parlamento la nomenclatura governativa precedente e affidato le sorti della nostra amata Italia a tre giovani politici: il trionfante Luigi Di Maio, il vincente Matteo Salvini e l’emergente Giorgia Meloni.
Naturalmente tra il vincere e il governare c’è di mezzo ….il Presidente Mattarella (e fin qui, nulla questio) e i freni, gli ostacoli o, addirittura, gli sbarramenti con transenne e steccati della UE, della BCE del Fondo Monetario Internazionale (io lo chiamerei, in sintesi, le martinicche del potere massonico…) e questo va molto meno bene per usare una frase eufemistica. E' sufficiente tirare di netto le briglie dello spread (ora molto ma molto lente...) per stringere il morso intorno alla bocca e per frenare il galoppo del cavallo chiamato Italia e rimetterlo immediatamente al passo da dressage da Lor Signori voluto. Alla faccia del concetto costituzionale della sovranità che appartiene al popolo.
Lasciamo perdere analisi, esami ed osservazioni sul merito della consultazione – qui ognuno potrebbe dire la sua opinione secondo la propria ottica partitica e la propria prospettiva politica – ma un paio di considerazioni piuttosto oggettive si impongono immediate: il Nord ricco ha suffragato il centrodestra, Lega in primis, il Sud annaspante (e una parte del centro Italia) ha stravotato il movimento dei Cinque Stelle capeggiato politicamente dall'avellinese Di Maio, un elegante signorino appena trentunenne.
Se non si parte da un dato storico, che è ormai un nodo secolare, non si va da nessuna parte nell'elaborazione di una seria e razionale strategia politica che possa efficacemente affrontare e risolvere nel prossimo futuro i tanti problemi della nostra Penisola.
Continuano ad esserci due Italie letteralmente spaccate dal punto di vista sociale, economico e dal modo di pensare la politica; i tanti e costosi progetti dell’ultimo secolo destinate ad affrontare il “problema del Mezzogiorno” non hanno risolto un bel nulla. La distanza delle due Italie rimane così come era, incolmata ed ostinata. Il programma politico governativo di una qualsiasi maggioranza parlamentare dovrebbe essere strabico per osservare con uguale sguardo benevolo le due Italie così radicalmente diverse (quella del Centro Nord e quella del Centro Sud) portatrici di richieste così decisamente dissimili se non divergenti. L’una ambasciatrice a Roma di istanze di un più alto grado di sicurezza sociale e personale, di più autonomia regionale e, quindi, di minor presenza dello Stato centrale nell'economia (tasse più basse e minor burocrazia), l’altra latrice di una disperata richiesta di maggior lavoro e di una più intensa presenza centralistica dello Stato assistenziale (possibilità di percepire un reddito di cittadinanza). Il governo dovrebbe essere composto da un premier e da ministri capaci di fare i salti mortali e i giochi di prestigio per poter realizzare con successo una politica economica che contemporaneamente realizzasse i desiderata del Nord e le necessità del Sud….Oppure ci vorrebbero due governi con due Presidenti del Consiglio, due Palazzi Chigi, due Senati, due Montecitorio, due Quirinali…. O due Italie realmente spaccate in due e ciascuna con un proprio personale destino…con quella del Nord politicamente e produttivamente annessa alla Germania e quella del Sud diventata parco gioco turistico e gastronomico delle greggi selvagge di vacanzieri provenienti dal mondo anglosassone…..
Incubo o possibile futuro, relativamente prossimo? Ma spunterà mai un giorno radioso di affrancazione nel quale la “politica” del Nord potrà incontrare la “politica” del Sud, stringersi la mano a Teano ed individuare per davvero un percorso comune ed unitario per il bene supremo della Nazione? Ma, a quel punto, sarebbe necessario la presenza di statisti di alta statura che sinceramente, per ora, non avvisto all'orizzonte.
Per il resto vedremo, anzi, già stiamo vedendo. I giochi del potere e del governo si sono già aperti e si annunciano effervescenti e vorticosi; speriamo che siano il meno possibile sporchi.
Intanto, noto come le mirabolanti promesse pre-elettorali si siano già miseramente sgonfiate...Come volevasi dimostrare.

E il mercato immobiliare, intanto, sta a guardare....Per il momento non si esprime (sappiamo che i suoi riflessi sono molto lenti) ma, se dal nuovo governo, qualunque esso sia, saranno emanate novità - positive o negative - sul piano fiscale, certamente parlerà forte, sicuramente parlerà chiaro.
 
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tore.mileto

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Professionista
Mi complimento per la qualità della sua esposizione. Io sono dell'idea che le compagini vincitrici delle recenti votazioni debbano il loro successo esclusivamente alle fantasmagoriche promesse elettorali ;promesse del tutto inattuabili, usate come specchietto per le allodole, ma che tanto attirano i creduloni. La storiella del milione di posti di lavoro non ha insegnato nulla. Personalmente ritengo che non ci sia niente da fare per risanare la tremenda situazione in cui versa il nostro sfortunato Paese a cominciare dall'enorme debito di duemilatrecento miliardi di euro.
 

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