Le voci di dentro è una commedia in tre atti di Eduardo De Filippo composta nel 1948 inserita dall'autore nella raccolta "Cantata dei giorni dispari".
Alberto Saporito è un apparecchiatore di feste popolari, e vive col fratello Carlo e lo zio, Nicola. Una notte sogna che i vicini di palazzo, i Cimmaruta, uccidono l'amico Aniello Amitrano e fanno sparire il cadavere. Nel sogno, lucidissimo, Alberto vede dove sono nascosti i documenti che possono incastrare i vicini. L'indomani, fatta la denuncia in questura, fa arrestare i Cimmaruta e rimasto solo in casa con il portiere Michele, cerca i documenti. Solo allora, all'improvviso, s'accorge di aver sognato il tutto e capisce il guaio che ha combinato..........
"parlare è inutile"..... l'incomunicabilità simboleggiata dallo zi' Nicola, l'enigmatico personaggio (Šparavierzi), che per disillusione delle cose umane ha rinunciato a parlare preferendo esprimersi con una sorta di "Codice Morse" dove i punti e le linee sono lo scoppio di petardi.
]Questo personaggio è la metafora di chi, dolorosamente, vuole mantenersi estraneo e al di fuori dalle meschine vicende del mondo; abita in sorta di palafitta, eretta al centro della scena, lontano dalle vicende che si svolgono sul palcoscenico, e lì morirà nel mezzo della commedia, tornando a parlare poco prima di morire, solo per esclamare: «
Per favore, un poco di pace!».
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