Antonio Troise

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Dopo l'eruzione del 1944, il Vesuvio è in fase di quiescenza. Tale periodo di riposo, in base alla descrizione del ciclo sopra descritta, appare atipico, per cui la ripresa dell'attività eruttiva pare fortemente in ritardo. Per questo, si ritiene che il Vesuvio sia uscito dal tipo di attività studiato. Per qualche motivo ancora ignoto, il condotto (praticamente sempre aperto dal 1631) dev'essersi
ostruito in profondità, o devono essersi svuotate le "sacche" di magma che alimentavano l'attività ciclica, per cui il vulcano è tornato all'apparenza inerte, come doveva essere prima del 1631. Nel 1987, l'AGIP effettuò una trivellazione su un fianco del Vesuvio per cercare di convertirne il calore interno in energia elettrica: nonostante lo scavo sia arrivato al di sotto del basamento, non si trovò calore. Nel 2001, invece, una ricerca condotta dalle Università di Napoli e di Nizza, e i cui risultati sono stati pubblicati su Science, ha permesso di accertare che a una profondità di circa otto chilometri sotto la superficie è presente un accumulo di magma che si estende per circa quattrocento chilometri quadrati, dal centro del golfo di Napoli fino quasi ai contrafforti preappenninici. Per via di ciò, è lecito aspettarsi segnali di una ripresa dell'attività in qualunque momento: quindi, il Vesuvio è strettamente monitorato.
 
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Le lave basiche, relativamente povere di silice (<52%) e gas, sono molto calde (1000-1200°C) e fluide, per cui si espandono facilmente formando estese colate. La lava pahoehoe (in hawaiano: ci si può camminare sopra a piedi nudi) , tipica dei vulcani hawaiani, si forma quando è molto fluida e si presenta con superfici ondulate e molto levigate, dovute al corrugamento della pellicola superficiale già consolidata mentre sotto continua a scorrere la lava. Se la lava, solida ma ancora plastica, è trascinata da quella sottostante, si arriccia in pieghe e forma la lava a corde.
 
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Il Popocatépetl (5.452 metri), è un vulcano in attività, situato nella regione di Puebla, in Messico. Il vulcano si trova a 70 km a sudest di Città del Messico e solo 45 km a ovest della città di Puebla. Il suo nome, che in lingua nahuatl significa "montagna (tepētl) che emette vapore (popōca)", è dovuto alla sua continua attività, fin dai tempi dell'epoca precolombiana.
Il Popocatépetl ha una forma conica simmetrica, con ghiacciai perenni vicino al cratere, sulla cima della montagna. È il secondo vulcano più alto del Messico, con un'altezza massima di 5.465 metri sul livello del mare, secondo solamente ai 5.700 metri del Citlaltépetl (o "Pico de Orizaba")
 
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Gli Scienziati ora pensano che sia una azione combinata di vento e ghiaccio a far muovere queste rocce nella Death valley. Infatti quando c'è abbastanza acqua da far impregnare la secca argilla del terreno e le temperature vanno sotto zero, si formano piccoli cristalli di ghiaccio che rendono la superficie scivolosa. I forti venti riescono quindi a spostarle per alcuni metri.
 
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Il Grand Canyon è un'immensa gola creata dal fiume Colorado nell'Arizona settentrionale. È lungo 446 chilometri circa, profondo fino a 1.600 metri e con una larghezza variabile dai 500 metri ai 27 chilometri. Quasi due miliardi di anni della storia della Terra sono emersi alla luce grazie all'azione del Colorado e dei suoi affluenti, che in milioni di anni hanno eroso strato dopo strato di sedimenti, e grazie al sollevamento del Colorado Plateau.
 
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Il paesaggio-cartolina più famoso degli USA occidentali: la Monument Valley in Arizona. Queste guglie di arenaria che disseminano questa vasta pianura (un pianoro desertico di origine fluviale) in geomorfologia strutturale sono dette butte e possono avere degli outlier, dei testimoni di erosione selettiva.
 
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Il Dun Briste (in gaelico, il "forte rotto"), un singolare pezzo di scogliera rimasto isolato in mezzo al mare. La leggenda vuole che in questo sperone di roccia si fosse rifugiato quando ancora era tutt'uno col resto della costa un re pagano di nome Crom Dubh che rifiutava la conversione al Cristianesimo ad opera di San Patrizio. Dopo vani tentativi il Santo patrono d'Irlanda avrebbe toccato terr
a col bastone facendo crollare parte del promontorio e lasciando a morire da solo sul Dun Briste il re disobbediente.
Leggenda a parte cronache di secoli fa asseriscono con certezza che fino al 1393 lo sperone di roccia fosse attaccato alla terraferma, e che in quell'anno parte della scogliera non resse più all'incessante forza dell'Oceano Atlantico e crollò. Rappresenta quindi un bell'esempio di "testimone d'erosione".
 

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