Oggi, l'"Immaginifico" poeta abruzzese scriverebbe così la sua famosissima poesia la "Piogga del Pineto".
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole di imposte
lontane.
Ascolta. Piovono tasse
dalle nuvole sparse.
Piovono tasse su le tamerici
salmastre ed arse,
piovono tasse su i pini
scagliosi ed irti,
piovono tasse su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piovono tributi su i nostri volti
silvani,
piovono accise su le nostre mani
ignude,
su le nostre mutande
leggiere,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella di agiatezza
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Marione.
Odi? La pioggia di gabelle cade
su la solitaria
verdura di rape e cicoria
con un crepitio che dura
e varia nell'aria
secondo le quote
più rate, men rate.
Ascolta. Risponde
al pianto dei dazi il canto
delle cicale evasori
che il pianto fiscale
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il balzello
ha un suono, e il pedaggio
altro suono, e il contributo
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
fiscale,
d'arborea vita paganti;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia tributaria
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
i chiari cavilli,
o creatura terrestre
che hai nome
Marione.
Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aree di esenzioni fiscali
a poco a poco
più stretto
si fa sotto il pianto doganale
che cresce;
ma un canto daziario vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dalla governale ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota finanziaria
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode voce del mare di franchigia.
Or s'ode su tutta la notifica
crosciare
l'argentea pioggia di esenzioni
che monda,
il croscio che varia
secondo il quoziente
più folto, men folto.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
dell’IMU lontana,
la Tarsu,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piovono tasse su le nostre ciglia,
o Marione.
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole di imposte
lontane.
Ascolta. Piovono tasse
dalle nuvole sparse.
Piovono tasse su le tamerici
salmastre ed arse,
piovono tasse su i pini
scagliosi ed irti,
piovono tasse su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piovono tributi su i nostri volti
silvani,
piovono accise su le nostre mani
ignude,
su le nostre mutande
leggiere,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella di agiatezza
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Marione.
Odi? La pioggia di gabelle cade
su la solitaria
verdura di rape e cicoria
con un crepitio che dura
e varia nell'aria
secondo le quote
più rate, men rate.
Ascolta. Risponde
al pianto dei dazi il canto
delle cicale evasori
che il pianto fiscale
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il balzello
ha un suono, e il pedaggio
altro suono, e il contributo
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
fiscale,
d'arborea vita paganti;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia tributaria
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
i chiari cavilli,
o creatura terrestre
che hai nome
Marione.
Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aree di esenzioni fiscali
a poco a poco
più stretto
si fa sotto il pianto doganale
che cresce;
ma un canto daziario vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dalla governale ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota finanziaria
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode voce del mare di franchigia.
Or s'ode su tutta la notifica
crosciare
l'argentea pioggia di esenzioni
che monda,
il croscio che varia
secondo il quoziente
più folto, men folto.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
dell’IMU lontana,
la Tarsu,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piovono tasse su le nostre ciglia,
o Marione.
