studiopci
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Questo è una verità .. ma non la sola nè l'unica.. è vero quello che tu dici , anche da me l'unica domanda che mi facevano nel colloquio non era " copsa devo fare " ma quanto mi date ... fortunatamente non è così per tutti ... ci sono anche tanti giovanio che si rimbioccano le maniche e viaggiano... comunque sono dell'idea che uno Stato non può usare un luogo comune come leva per favorire lo sfruttamento, ufficializzare la precarietà e devitalizzare la società a favore di una parte più forte ed in nome di una " concorrenza snella " .. altrimenti passerebbe un messaggio deviato... e come se volessimo a questo punto dire " per lavorare bisogna essere belle e disponibili " e quindi tutti a essere belle e disponibili. Il diritto al lavoro ed alla sicurezza del lavoro ( non del posto seduto dietro la scrivania ) deve essere prerogativa di tutti belli e brutti. Fabrizioho lavorato in una grande banca, in organizzazione, ho fatto colloqui per un azienda alberghiera e quando ho iniziato questo lavoro ho fatto colloqui per un collaboratore. Ciò che mi inorridiva è che i "giovani" non chiedevano mai quale fosse il lavoro. L'unica domanda del 90% di loro era quale fosse lo stipendio, subito dopo aver specificato che loro il week end non lavoravano. In banca a nessuno fregava cosa facesse la banca, quali prospettive avesse, l'importante era fare il meno possibile e controllare attentamente ogni voce della busta paga. Troppo spesso si parla di diritto al lavoro intendendo diritto alla busta paga. Troppo spesso si parla di ammortizzatori sociali invece di politiche economiche che aiutino a fare impresa. E l'art. 18 non c'entra nulla, starebbe bene come è, ma lo utilizzano come termometro dei rapporti di forza fra confindustria ed i sindacati.
Inserisco per brevità un articolo letto poco fa, che riassume esattamente il mio pensiero in materia. http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/02/posto-fisso-posto-fesso/188567/