Una decina di anni fa si discuteva della nuova generazione non ancora soprannominata millenians : eccoli qui i ventenni condannati a guadagnare al massimo mille euro al mese lavorando duramente ma instabilmente e precariamente nei call center. Cresceranno senza speranza, il loro sogno di farsi una famiglia e di realizzarsi professionalmente sarà messo a dura prova. Assolutamente impossibile per loro seguire le orme dei loro padri, gli ex giovani appartenenti alla generazione dei baby boomers che hanno goduto in pieno del boom economico, della spensieratezza degli anni ’60 e della leggerezza degli anni ‘80 e si sono innalzati dal punto di visto economico e culturale ad altezze che i loro padri, nonni, bisnonni, trisavoli e tornando indietro fino ai primi abitanti della penisola italica, non avevano mai conosciuto.
Ma...
Al presente sono improvvisamente drammaticamente peggiorate le prospettive. 80mila posti a rischio nei call center italiani del centro sud, blitz degli ispettori di lavoro nelle aziende interessate, sindacati in allarme, iniziate le delocalizzazioni in Albania, audizione in Senato della scottante vertenza, lanciati segnali di pericolo sulla tenuta della pace sociale.
I fatti parlano da soli, inutile girare il coltello nella piaga purulenta; che l’ Italia sia in un'angosciosa e ormai strutturale crisi economica, di reddito, di prospettiva e pesantemente gravata da un debito pubblico che soffoca e paralizza il suo corpaccione sempre più obeso sempre più vecchio lo hanno capito pure i sassi…
Recriminare e allarmarsi sui call center che chiudono in quanto percepiti come l’ultima spiaggia per procacciarsi un reddito qualsiasi è un pessimo segnale, lasciatemelo dire; dopo c’è solo l’indigenza oppure la valigia da riempire prima di partire per l’estero.
Gli anni ’60, gli anni ’80,…e chi se le ricorda più?
Quei periodi vengono raccontati e celebrati come se fossero ancora attuali solo da quel pezzo d’ Italia che vive un’esistenza propria e dorata, lontana dalla vita vera: la TV.
Immaginate di vendere un appartamento dal valore di 300.000 euro ad una persona che vede il lavoro in un call center come un sogno irraggiungibile…
Cari mediatori, come li immaginate i vostri clienti tra dieci, venti, trent’anni?
Il rassicurante e ciclico andamento a “nido d’api” del mercato immobiliare sarà definitivamente archiviato?
A proposito: non vi capita mai di sognare di essere assaliti da uno sciame d'api?
Ma...
Al presente sono improvvisamente drammaticamente peggiorate le prospettive. 80mila posti a rischio nei call center italiani del centro sud, blitz degli ispettori di lavoro nelle aziende interessate, sindacati in allarme, iniziate le delocalizzazioni in Albania, audizione in Senato della scottante vertenza, lanciati segnali di pericolo sulla tenuta della pace sociale.
I fatti parlano da soli, inutile girare il coltello nella piaga purulenta; che l’ Italia sia in un'angosciosa e ormai strutturale crisi economica, di reddito, di prospettiva e pesantemente gravata da un debito pubblico che soffoca e paralizza il suo corpaccione sempre più obeso sempre più vecchio lo hanno capito pure i sassi…
Recriminare e allarmarsi sui call center che chiudono in quanto percepiti come l’ultima spiaggia per procacciarsi un reddito qualsiasi è un pessimo segnale, lasciatemelo dire; dopo c’è solo l’indigenza oppure la valigia da riempire prima di partire per l’estero.
Gli anni ’60, gli anni ’80,…e chi se le ricorda più?
Quei periodi vengono raccontati e celebrati come se fossero ancora attuali solo da quel pezzo d’ Italia che vive un’esistenza propria e dorata, lontana dalla vita vera: la TV.
Immaginate di vendere un appartamento dal valore di 300.000 euro ad una persona che vede il lavoro in un call center come un sogno irraggiungibile…
Cari mediatori, come li immaginate i vostri clienti tra dieci, venti, trent’anni?
Il rassicurante e ciclico andamento a “nido d’api” del mercato immobiliare sarà definitivamente archiviato?
A proposito: non vi capita mai di sognare di essere assaliti da uno sciame d'api?
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