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IVA per cassa in bilico


Rischia di partire con il piede sbagliato l’IVA per cassa: dal 1° dicembre 2012 oltre 3 milioni di piccole imprese, lavoratori autonomi, professionisti, possono infatti optare per il versamento dell’imposta solo quando la fattura viene incassata e non quando viene emessa, come avviene oggi, con la conseguenza di dover anticipare all’erario somme che magari verranno incamerate solo dopo vari mesi.


Una innovazione semplice e di buon senso, che equivale in sostanza ad una iniezione di liquidità a favore dei soggetti economici più piccoli e più vulnerabili. Con un costo non eccessivo per l’erario (circa 500 milioni di euro a regime).

Ovviamente la possibilità di pagare l’IVA al momento dell’incasso comporta, per chi sceglie questo regime, che anche la detrazione dell’imposta sarà resa possibile solo una volta effettuato il pagamento al proprio fornitore. Una misura che potrebbe avere in molti casi l’effetto, imprevisto, di accelerare i pagamenti.
Chi non ha problemi di liquidità può avere convenienza a non allungare i tempi dei pagamenti per portare in detrazione l’IVA.

Ma, come sempre avviene in Italia, applicare una riforma piccola e di buon senso crea problemi grandi e un po’ assurdi.
La maggior parte dei professionisti interpellati da ItaliaOggi Sette pone l’accento sulla complessità contabile che si va inevitabilmente a introdurre. Le imprese saranno costrette a tener conto, oltre che del momento di emissione della fattura, anche di quello del pagamento.
In realtà si tratta di fare uno o due controlli al mese con l’home banking per verificare quali fatture siano state pagate e procedere così alla liquidazione dell’IVA.
E per professionisti e lavoratori autonomi, che vengono tassati per cassa, non c’è nemmeno questo problema.

Probabilmente il vero freno alla partenza dell’operazione è la mancanza di chiarezza. La circolare dell’Agenzia delle entrate è arrivata infatti solo una settimana fa e si è limitata a dare qualche chiarimento solo su alcuni dei dubbi più frequenti che gli operatori avevano manifestato. In compenso ha sollevato un problema grosso come un macigno, ricordando che il procedimento di consultazione con il comitato IVA europeo, obbligatorio per questo tipo di riforme, è ancora in corso: nel caso dovessero sorgere problemi, si legge nella circolare, verrebbe compromessa la possibilità di applicare il nuovo regime.

Su questo tema, giovedì scorso il sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani, rispondendo a un’interpellanza urgente, ha riconosciuto l’obbligatorietà della procedura perché l’Italia non aveva un’autorizzazione in deroga (e la consultazione costituisce presupposto di validità dell’IVA per cassa), ha chiarito che i tempi della risposta saranno lunghi, ma ha cercato anche di rassicurare le imprese ricordando che «la Commissione europea prende nota della consultazione medesima senza sollevare obiezioni o chiedere informazioni integrative».
Quindi non siamo autorizzati ma partiamo lo stesso. Il bello è che il dm che ha fissato la decorrenza dell’operazione al 1° dicembre 2012 non è ancora in Gazzetta Ufficiale.
Insomma, un debutto nel più puro stile italico: armiamoci e partite.
Marino Longoni mlongoni
3/12/2012
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