Antonio Troise

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L'arte della commedia è una commedia teatrale in due tempi e un prologo, scritta da Eduardo De Filippo nel 1964. L'opera fa parte della raccolta Cantata dei giorni dispari, che contiene le commedie scritte nell'immediato dopoguerra, e quindi nei giorni più difficili (i giorni dispari in un detto napoletano).
1964. Oreste Campese è capocomico di una compagnia itinerante di guitti - formata dalla sua famiglia - che giunge in pieno inverno in un non meglio specificato paese dell'Italia centrale. Durante il prologo, Campese ricostruisce l'antefatto: la compagnia ha appena subito la disgrazia della perdita del "capannone", una struttura teatrale mobile finita in cenere a causa di un incendio accidentale. Le fiamme hanno risparmiato solo le casse dei trucchi e dei costumi, che sono state opportunamente messe in salvo.

Afflitto, il capocomico attende di essere ricevuto dal prefetto De Caro, appena trasferito in quella sede e giunto solo la sera prima a prendere possesso del suo nuovo ufficio. Il prefetto decide di ricevere per primo proprio Campese, il cui nome è stato inserito in una lista di cinque persone fra le tante che gli hanno chiesto udienza, immaginando che quell'attore possa riservargli qualche attimo di piacevole colloquio. Durante il colloquio, Campese e De Caro si confrontano sul significato e l'importanza del teatro nella società, sull'impegno dello Stato a favore dell'arte e sulla condizione di vita degli attori, esprimendo punti di vista fortemente in contrasto. La discussione degenera e il prefetto, irritato, congeda il capocomico assegnandogli un "foglio di via", affinché possa lasciare il paese in treno a spese della prefettura. Campese protesta, lamentando di non essere venuto a elemosinare un viaggio, ma chiedendo invece la presenza del prefetto alla messa in scena del nuovo spettacolo della compagnia, in modo che il prevedibile afflusso di pubblico gli permetta di rimettersi in cammino coi propri soldi. Ancor più stizzito dalla proposta di fare da "specchietto per le allodole", De Caro fa consegnare a Campese quello che crede essere il foglio di via e lo mette alla porta. Ma per errore, fra le mani del capocomico finisce la lista delle persone che il prefetto dovrà ricevere. L'attore, prima di andare via, può così lanciare a De Caro la sua sfida: sarà in grado il prefetto di stabilire se le persone che riceverà nel corso della giornata saranno veramente chi diranno di essere e non attori della sua compagnia?..........................


 

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