Antonio Troise

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Il sindaco del rione Sanità è una commedia in tre atti scritta ed interpretata da Eduardo De Filippo, inserita dall'autore nella raccolta Cantata dei giorni dispari.

Come racconta lo stesso Eduardo il personaggio centrale del dramma è stato ripreso dalla vita reale: «Si chiamava Campoluongo. Era un pezzo d'uomo bruno. Teneva il quartiere in ordine. Venivano da lui a chiedere pareri su come si dovevano comporre vertenze nel rione Sanità. E lui andava. Una volta ebbe una lite con Martino 'u Camparo, e questo gli mangiò il naso. Questi Campoluongo non facevano la camorra, vivevano del loro mestiere, erano mobilieri. Veniva sempre a tutte le prime in camerino. «Disturbo?» chiedeva. Si metteva seduto, sempre con la mano sul bastone. «Volete 'na tazza 'e cafè?». Lui rispondeva «Volentieri». Poi se ne andava.»

Il sipario si apre sul palcoscenico completamente al buio.
Come in altre commedie, Eduardo con questo ripetuto artificio scenografico sembra voler dire agli spettatori che sta per iniziare una creazione dalle tenebre:
la vita della commedia nasce dal buio come la vita reale.



 

Antonio Troise

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Le voci di dentro è una commedia in tre atti di Eduardo De Filippo composta nel 1948 inserita dall'autore nella raccolta "Cantata dei giorni dispari".

Alberto Saporito è un apparecchiatore di feste popolari, e vive col fratello Carlo e lo zio, Nicola. Una notte sogna che i vicini di palazzo, i Cimmaruta, uccidono l'amico Aniello Amitrano e fanno sparire il cadavere. Nel sogno, lucidissimo, Alberto vede dove sono nascosti i documenti che possono incastrare i vicini. L'indomani, fatta la denuncia in questura, fa arrestare i Cimmaruta e rimasto solo in casa con il portiere Michele, cerca i documenti. Solo allora, all'improvviso, s'accorge di aver sognato il tutto e capisce il guaio che ha combinato..........

"parlare è inutile"..... l'incomunicabilità simboleggiata dallo zi' Nicola, l'enigmatico personaggio (Šparavierzi), che per disillusione delle cose umane ha rinunciato a parlare preferendo esprimersi con una sorta di "Codice Morse" dove i punti e le linee sono lo scoppio di petardi.
]Questo personaggio è la metafora di chi, dolorosamente, vuole mantenersi estraneo e al di fuori dalle meschine vicende del mondo; abita in sorta di palafitta, eretta al centro della scena, lontano dalle vicende che si svolgono sul palcoscenico, e lì morirà nel mezzo della commedia, tornando a parlare poco prima di morire, solo per esclamare: «Per favore, un poco di pace!».



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