Maurizio Zucchetti

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.. il marito ed il papà, naturalmente!! :risata::risata:

Antonio, impersono il ragionier Spirito, superstizioso come e più del Commendatore! :D

Per la gioia (spero :occhi_al_cielo:) di tutti voi metto una foto di scena de "I casi sono due", la commedia di Peppino De Filippo da cui è poi derivato il personaggio di Pappagone! :applauso::applauso:

;)
 

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Antonello

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Fa il moderatore, l'agente immobiliare, il politico, l'attore, il marito, il papà ed anche il Gran Cerimoniere in occasione del Camp.:D:D
Bravo Maurizio.:ok::ok:
 

Antonio Troise

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Aggiunto dopo 7 minuti :

Mia famiglia, è una commedia in tre atti, scritta e interpretata da Eduardo De Filippo nel 1955 inserita dallo stesso autore nel gruppo di opere che ha chiamato Cantata dei giorni dispari.

In questa commedia Eduardo affronta ancora una volta il tema della famiglia. Questa volta lo fa in modo esplicito mettendo al centro dell'opera i complessi rapporti familiari che legano i classici membri di una famiglia tipo: madre , padre, un figlio e una figlia. Dei componenti la famiglia secondo Eduardo nessuno ha le carte in regola per essere considerato membro di una vera famiglia: ognuno ha una propria vita e i membri della famiglia vivono assieme perché si ritrovano nella stessa casa non perché li unisca un vincolo di affetto familiare.
Inutilmente il protagonista cerca di tenere assieme i pezzi della famiglia e del resto anche lui, sia pure per disamore e disillusione si è creato una sua vita privata da nascondere. I suoi ammonimenti alla moglie e ai figli passano inosservati e allora tanto vale non parlare più, fare il muto.
Questo del personaggio che ammutolisce, poiché non c'è più nessuno che lo ascolta, oltre ad essere una prova di grande recitazione mimica è un tema che si ritroverà nell'ultimo dramma de "Gli esami non finiscono mai" dove il pessimismo di Eduardo sulle sorti future della famiglia è arrivato al culmine: quella del 1973 è infatti la storia di un uomo distrutto dalla sua ingenua fede nella famiglia e non è più possibile il lieto fine che qui sia pure solo accennato fa ancora sperare in una ricostruzione dei rapporti familiari.




 

Antonio Troise

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Il contratto è una commedia in tre atti scritta e interpretata da Eduardo De Filippo nel 1967 inserita dallo stesso autore nel gruppo di opere che ha chiamato Cantata dei giorni dispari.

Trama
Il personaggio principale della commedia è Geronta Sebezio che nel nome sembra alludere al significato di vecchio (geronto) saggio del Sebeto, un fiume della Campania dove si trovarono tracce delle prime popolazioni partenopee.

Geronta, un uomo alto, magro di 55 anni, è il nobile discendente, così almeno dice lui, di una ricca aristocratica famiglia proprietaria di un castello del XIII secolo e di terre che si estendono da Mondragone sino al fiume Sebeto. Geronta richiama nella sua storia quella de Il sindaco del rione Sanità. Anche lui da giovane ha ricevuto un'ingiustizia dai suoi fratelli che lo hanno fatto interdire ed espropriare di tutte le proprietà ricevute dall'eredità paterna poiché egli per generosità e amore del prossimo, donava a chiunque avesse bisogno il suo denaro. Ridotto a vivere in una piccola proprietà di campagna Geronta ha continuato a donare agli altri il suo amore per l'umanità. Egli infatti, senza nessuno scopo di guadagno personale, così dice il contratto che fa firmare ai richiedenti, richiama in vita chi durante la sua esistenza ha amato i suoi familiari e parenti. Lo testimoniano gli ingrandimenti delle foto con dedica dei resuscitati che sono accatastati nello stanzone dove Geronta riceve gli aspiranti alla resurrezione.

La fama di Geronta nasce da un episodio particolare: il suo amico Isidoro, un orfano allevato dalla sua famiglia, per lui come un fratello, muore improvvisamente, almeno così sembra e così credono coloro che hanno assistito al fatto. Il medico sta stilando il certificato di morte quando giunge Geronta che addolorato e spinto dal suo grande amore dinanzi alla "salma" del suo fraterno amico esclama: «Che stai facendo? Qui sta il fratello tuo, Geronta Sebezio! Tu non sei morto! Alzati!». E Isidoro, novello Lazzaro, si alzò dal suo letto di morte. Geronta ha capito che è stato il suo grande e disinteressato amore, unito a quello degli amici presenti, che ha fatto rivivere Isidoro e quindi ha deciso di mettersi al servizio di coloro che amando senza limiti i loro parenti defunti, si affidano a lui che, convogliando il loro amore verso il morto, lo farà resuscitare.

Nel contratto così è scritto: Geronta assicura la resurrezione se l'aspirante alla nuova vita (che deve essere ricco, ma questo non è riportato nel contratto), s'impegna ad amare in vita tutti i suoi parenti, dai più vicini ai più lontani, anche quelli che gli sono stati odiosi e nemici; questi egli dovrà assistere ed aiutare chiamandoli presso di sé. Inoltre egli dovrà lasciare un testamento dove è previsto che tutte le sue proprietà, nessuna esclusa, dovranno essere equamente divise tra la sua famiglia e i suoi parenti. Il contraente per la resurrezione così continuerà ad essere amato anche dopo la morte e si formerà allora quella catena d'amore che, come per Isidoro, che era amato da tutti, ha permesso il suo richiamo in vita.

Geronta sa bene che Isidoro in realtà era stato colpito da una morte apparente e che quanto promette il contratto, per la malvagità e l'avidità degli uomini, non accadrà mai.

Il meccanismo della truffa
Geronta ha escogitato un sistema per arricchirsi facilmente. Il lontano parente beneficiario di una parte dell'eredità infatti, secondo la legge di successione, sarà quasi del tutto privato della sua parte per la tassa da pagare, molto alta per i parenti più lontani del defunto, e se insisterà ad avere la parte spettante dell'eredità per vie legali dovrà affrontare l'opposizione dei parenti più prossimi, e quindi i lunghissimi tempi delle cause civili «Si rimanda, si rimanda ... rinvii, appelli, contrappelli, Cassazione ... passano decine e decine di anni, pure cinquanta, sessanta, ottanta ... quando finalmente la causa va in decisione e l’hai perduta, perché la perdi, le spese di giudizio sono arrivate a cifre astronomiche, ti trovi nell’impossibilità di pagarle e finisci in galera».

Così dice Geronta all'avido parente per convincerlo a rinunciare alla sua parte d'eredità, un terzo ammontante a circa trecento milioni, per ricevere in cambio una somma in contanti. Vi sono tra le proprietà del morto infatti dei buoni del Tesoro, che non sono tassabili (che stranamente si ritrovano sempre nei casi di resurrezione di cui si occupa Geronta) e che la famiglia è disposta a cedere in cambio di tutta l'eredità.

Nel caso raccontato dalla commedia il defunto ha lasciato trecento milioni di buoni del Tesoro che sono stati depositati da un notaio che li consegnerà a chi gli presenterà l'atto di rinuncia all'eredità. Geronta servendosi di uno strozzino, che si prenderà la sua ricca percentuale di cinque milioni, si farà anticipare duecento milioni in Buoni del Tesoro al portatore e cento milioni in contanti. Al parente rinunciatario Geronta offrirà, da parte della famiglia del defunto, cento milioni in Buoni del Tesoro, non tassabili e in più quaranta milioni in contanti.

A Geronta quindi rimarrà il bel guadagno di 155 milioni, esentasse. Il parente naturalmente si convince, intascherà i suoi 140 milioni, molti di più di quelli che avrebbe ricevuto dall'eredità dopo aver pagato le tasse di successione, firmerà l'atto di rinuncia che Geronta consegnerà allo strozzino che a sua volta lo darà al notaio riprendendosi la somma anticipata.

Geronta è felice perché come dice all'avido parente: «ti ho rimesso al mondo» perché un uomo senza denaro è come se fosse morto e lui invece l'ha fatto resuscitare. Proprio questo scriverà sulla foto che Geronta ha voluto per "ricordo": «A mio fratello Geronta che mi ha resuscitato». E così continuerà l'inganno. Già un altro pretendente alla resurrezione, Napoleone Botta, che addirittura si è sposato con la prima che passava per avere la catena dell'amore dei suoi nuovi parenti, ha ottenuto da Geronta il contratto.

Aggiunto dopo 18 minuti :

I casi sono due con Giuseppe De Filippo detto Peppino
La commedia è di Armando Curcio, ma Peppino è... Peppino, e lavora di suo sul personaggio di Gaetano Esposito, cuoco del barone Ottavio del Duca, bugiardo matricolato e furbone patentato, ma soprattutto prototipo di quel Pappagone che, anni dopo, regalerà proprio a Peppino uno straordinario successo televisivo. Il caso vuole che proprio il rozzo Gaetano venga elevato al rango di baronetto, allorchè si scopre essere il figlio di una relazione avuta dal barone in gioventù. Ma un altro caso lo riporta da cenerentolo in cucina, quando salta fuori un Gaetano Esposito II, più credibile di lui come pretendente al titolo.

 

Antonio Troise

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Premiata pasticceria Bellavista è una commedia teatrale del 1997 scritta da Vincenzo Salemme.

Trama
Ermanno e Giuditta Bellavista sono i proprietari di una pasticceria annessa alla loro casa. Con loro vive la madre, sofferente di diabete e pressione alta. Ermanno ha una relazione in segreto con Romina, la quale è stanca di dover parlare con lui di nascosto e vuole che egli si decida a parlarne con la famiglia. Intanto si scopre che Ermanno tempo fa, subì un intervento di trapianto agli occhi, questi vennero prelevati da Carmine, un senzatetto al quale, dopo un incidente automobilistico entra in coma. Creduto però morto, venne deciso di trapiantargli gli occhi e darli ad Ermanno. Così, una volta svegliato dal coma, Carmine si ritrova cieco. Carmine riesce a raggiungere la pasticceria di Ermanno insieme ai suoi amici vagabondi Memoria e Gelsomina, rivelandogli che sono 3 mesi che non possiede più gli occhi, e che il prof.Rubelli, che ha eseguito ................................:applauso::applauso::applauso::applauso::applauso::applauso::applauso:
 

Antonio Troise

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Ditegli sempre di sì, è una commedia in due atti scritta da Eduardo De Filippo nel 1927; Dalla terza edizione del 1962 è contenuta nella raccolta intitolata Cantata dei giorni pari.

Michele, appena uscito dal manicomio, torna a casa dove lo attende la sorella Teresa, che è la sola a conoscere i suoi trascorsi di pazzia. Michele sembra guarito, ma prende alla lettera tutto ciò che gli viene detto e, credendo che la sorella voglia sposare Don Giovanni, suo padrone di casa, ne parla alla figlia Evelina. Al pranzo di compleanno dell'amico Vincenzo Gallucci, un altro equivoco viene generato da Michele che invia un telegramma al fratello di Vincenzo per annunciare la morte dell'amico. Nel finale, la pazzia di Michele torna a farsi più evidente: diffonde la falsa voce che il giovane Luigi, il corteggiatore della figlia di don Giovanni, è pazzo, e quindi cerca di tagliare la testa al povero giovane, per guarirlo.......
 

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