Buongiorno a tutti.
Chiedo consiglio su una problema molto serio sorto in fase di acquisto di un appartamento in Emilia Romagna (PR).
In qualità di acquirente chiedo ai proprietari (si tratta di 3 fratelli che hanno ereditato il bene) la documentazione relativa all'immobile ivi compresa la relazione tecnica; premetto che l'immobile, risalente a molti decenni orsono, è stato ristrutturato nel 2008 e non è sottoposto a vincoli né si trova sottoposto a tutele particolari.
L'immobile, come detto perviene ai proprietari per successione, nell'atto di acquisto originario (quello dei genitori per intenderci), si dichiara espressamente che la parte alienante (l'impresa che ha effettuato i lavori di ristrutturazione) "garantisce la piena regolarità urbanistica ...e si impegna a tenere indenne la parte acquirente da quanto possa essere in futuro richiesto a titolo di sanzione pecuniaria ecc...impegnandosi inoltre ad ottenere a propria cura e spese, il relativo Certificato di Conformità Edilizia e di Abitabilità e a darne copia agli acquirenti" (l'atto è del 2009)
Gli attuali proprietari (eredi) non hanno (o non trovano) la certificazione suddetta, in ogni caso richiedo loro la relazione tecnica (che qui tutti i Notai esigono), dopo oltre un mese di rilanci e richieste mi consegnano il documento che mi ha completamente spiazzato (l'ingegnere che lo ha redatto e sottoscritto è il fratello del rappresentante legale della società che aveva all'epoca effettuato la ristrutturazione e probabilmente anche socio della srl...la loro sede legale è nello stesso studio dell'ing.).
In tale documento si dichiara che:
Ora, con mia incredibile sorpresa, nella planimetria vengono tracciate 3 righe (sono evidenziate con la freccia nell'allegato che ho postato ) che dovrebbero significare (credo) dei muri, senza che peraltro ne sia indicato lo spessore, a significare che ci sarebbe un guardaroba e senza neppure indicare dove sarebbe l'apertura o porta per accedervi. Tali ipotetici muri non esistono né sono mai esistiti, come confermato dai proprietari. Faccio pertanto delle verifiche e mi rendo conto che tali ipotetici muri (ammesso che lo siano) sono stati disegnati appositamente ad arte per diminuire la superficie del pavimento, perché diversamente non sarebbe rispettato il rapporto aeroilluminante di 1/8 nelle due camere.
Inoltre, c'è una linea tratteggiata nel soggiorno che separa fittiziamente l'ambiente in due, vale a dire soggiorno vero e proprio e ingresso. Ma tale ingresso è del tutto inesistente, non c'è la benché minima separazione tra gli ambienti, è una linea immaginaria come lo possono essere i meridiani e i paralleli. Anche in questo caso, tracciata ad arte per riuscire a per diminuire la superficie del pavimento per rispettare il rapporto 1/8.
Nei prossimi giorni ho appuntamento con un mio professionista di fiducia per verificare la problematica e cercare, ammesso che ne esistano, delle soluzioni.
La mia domanda è:
grazie e mille per chi vorrà contribuire al quesito e scusatemi se mi sono dilungato, ma ho preferito riferire le cose precisamente vista la complessità.
Chiedo consiglio su una problema molto serio sorto in fase di acquisto di un appartamento in Emilia Romagna (PR).
In qualità di acquirente chiedo ai proprietari (si tratta di 3 fratelli che hanno ereditato il bene) la documentazione relativa all'immobile ivi compresa la relazione tecnica; premetto che l'immobile, risalente a molti decenni orsono, è stato ristrutturato nel 2008 e non è sottoposto a vincoli né si trova sottoposto a tutele particolari.
L'immobile, come detto perviene ai proprietari per successione, nell'atto di acquisto originario (quello dei genitori per intenderci), si dichiara espressamente che la parte alienante (l'impresa che ha effettuato i lavori di ristrutturazione) "garantisce la piena regolarità urbanistica ...e si impegna a tenere indenne la parte acquirente da quanto possa essere in futuro richiesto a titolo di sanzione pecuniaria ecc...impegnandosi inoltre ad ottenere a propria cura e spese, il relativo Certificato di Conformità Edilizia e di Abitabilità e a darne copia agli acquirenti" (l'atto è del 2009)
Gli attuali proprietari (eredi) non hanno (o non trovano) la certificazione suddetta, in ogni caso richiedo loro la relazione tecnica (che qui tutti i Notai esigono), dopo oltre un mese di rilanci e richieste mi consegnano il documento che mi ha completamente spiazzato (l'ingegnere che lo ha redatto e sottoscritto è il fratello del rappresentante legale della società che aveva all'epoca effettuato la ristrutturazione e probabilmente anche socio della srl...la loro sede legale è nello stesso studio dell'ing.).
In tale documento si dichiara che:
- in data gg/mm/2010 fu richiesto il Certificato di conformità edilizia e agibilità con protocollo n. xyz (lo ha richiesto lo stesso ing. che ha redatto la relazione tecnica, ma non viene ulteriormente specificato se il Comune ha effettivamente rilasciato tale certificato, né, in ipotesi, se la certificazione deve assumersi rilasciata in forza di silenzio-assenso.
- esiste conformità tra lo stato di fatto rilevato e la documentazione allegata agli atti urbanistici citati e alla documentazione catastale depositata.
- mi allega e sottoscrive la planimetria
Ora, con mia incredibile sorpresa, nella planimetria vengono tracciate 3 righe (sono evidenziate con la freccia nell'allegato che ho postato ) che dovrebbero significare (credo) dei muri, senza che peraltro ne sia indicato lo spessore, a significare che ci sarebbe un guardaroba e senza neppure indicare dove sarebbe l'apertura o porta per accedervi. Tali ipotetici muri non esistono né sono mai esistiti, come confermato dai proprietari. Faccio pertanto delle verifiche e mi rendo conto che tali ipotetici muri (ammesso che lo siano) sono stati disegnati appositamente ad arte per diminuire la superficie del pavimento, perché diversamente non sarebbe rispettato il rapporto aeroilluminante di 1/8 nelle due camere.
Inoltre, c'è una linea tratteggiata nel soggiorno che separa fittiziamente l'ambiente in due, vale a dire soggiorno vero e proprio e ingresso. Ma tale ingresso è del tutto inesistente, non c'è la benché minima separazione tra gli ambienti, è una linea immaginaria come lo possono essere i meridiani e i paralleli. Anche in questo caso, tracciata ad arte per riuscire a per diminuire la superficie del pavimento per rispettare il rapporto 1/8.
Nei prossimi giorni ho appuntamento con un mio professionista di fiducia per verificare la problematica e cercare, ammesso che ne esistano, delle soluzioni.
La mia domanda è:
- come può un ingegnere dichiarare palesemente il falso rappresentando una realtà che non esiste? Ha delle responsabilità? immagino di si
- a questo punto, non credo che esista la certificazione di agibilità, dal momento che requisito indispensabile per suo rilascio è il rispetto del rapporto aeroilluminante; ma, se invece ci fosse (tutto è possibile magari con la compiacenza di qualche tecnico del comune), secondo voi può rappresentarsi anche una responsabilità del dirigente dell'ufficio? Quando si invia la invia domanda di agibilità, il comune non le legge le carte? non è obbligato a verificare almeno sulla carta il rispetto di requisiti minimi?
- se ci fosse l'agibilità, il comune potrebbe comunque revocarla accorgendosi di questo macroscopico errore?
- ovviamente non sono disposto ad acquistare senza certificazione di agibilità. Nel caso quali soluzioni ci potrebbero essere? Bisogna per forza allargare le finestre con tutto ciò che ne consegue? tempistica, autorizzazioni, costi , ponteggi ecc. chi paga? gli attuali proprietari e/o la società che ha ristrutturato? e l'ingegnere?
grazie e mille per chi vorrà contribuire al quesito e scusatemi se mi sono dilungato, ma ho preferito riferire le cose precisamente vista la complessità.