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Più dell’80% degli italiani sono proprietari della casa in cui vivono;ormai le famiglie ( Impittaro lo sostiene, a ragione, da sempre...) si riproducono poco, siamo in pieno inverno demografico, la media riproduttiva, infatti, è di 1.4% figli per coppia, l'Italia sta, ormai, diventando un "Paese per vecchi", tantissimi discendenti già erediteranno una o più casa dai propri genitori e, persino, dai propri nonni e non avranno, si presume, nessuno stimolo a comprarsela nuova di zecca anche perché molti di loro “beneficiano” di un lavoro precario;
la grave e lunga crisi finanziaria ed economica che attanaglia attualmente l’Europa e l’Occidente non invoglia sicuramente a compiere investimenti rischiosi e di lunga durata;
la bolla dei valori delle case tarda a sgonfiarsi e questo ritardo non permette alle trattative di ripartire;
la nuova, tassa sulle case degli italiani detta IMU sarà draconiana e pesantissima e drenerà enormi risorse dal mattone che si vedrà penalizzato, come settore, rispetto a quello degli investimenti mobiliari e finanziari per non parlare dei titoli di Stato che ridiverranno, con lo spread in calo e con i conti pubblici riportati in carreggiata (quasi) sicuri.
Le banche, poi, sono in grave crisi di liquidità non si fidano di prestarsi il denaro tra loro, figuratevi ai clienti.
Ottenere un mutuo oggi è, per una famiglia appena appena fuori parametro, si trasforma in una fatica di Sisifo.
Il mercato immobiliare dei 4 milioni d'immigranti ristagna; ai prezzi attuali, per moltissimi di loro, comprare casa è pura chimera e le banche naturalmente non “nutrono fiducia” in questi lavoratori con normale permesso di soggiorno.
Insomma, si prevede che il mercato immobiliare vada verso un ingessamento e una saturazione che non permetterà mai più di raggiungere i volumi di compravendita ai quali era abituato fino al 2008…. Per il 2011 si prevede un numero complessivo di 535.000 compravendite immobiliari. Quattro anni superavano abbondantemente le 800.000.

Ritenete questa crisi strutturale? La sua forza dirompente costringerà il mercato immobiliare a mutare definitivamente i propri connotati?
Stentate a riconoscerlo, il mercato?
E' diventato un'altra "cosa"?
Ha avviato una sorprendente mutazione genetica?
Si é trasformato in un "ultracorpo"?
Lo sentite estraneo quasi come un marziano?

Ma soprattutto, questa crisi epocale, obbligherà a rivoluzionare completamente il profilo attuale dell’agente immobiliare e il suo modus vivendi et operandi? Ci troveremo molti mediatori in crisi di identità? Magari seduti sul lettino dello psicanalista?

Il lavoro dell’agente immobiliare, a causa delle sue peculiari caratteristiche sociali ed economiche, deve sempre rispettare un determinato codice comportamentale, il cui scopo è impedire di ledere la dignità, il patrimonio, lo stato fisico o morale di chi sia oggetto del loro operato. L’atto del vendere o comprare casa può realizzare i sogni di una vita ma anche trasformarsi in un incubo senza fine. E’ un atto, tra l’altro, che impegna il patrimonio passato, presente e, molto spesso, futuro degli attori del mercato immobiliare.
Premesso questo, mi sapreste indicare quali sono quelle regole di condotta standard e quelle prestazioni professionali appena sufficienti perché un Agente Immobiliare possa definirsi tale, nel terzo millennio?
In altre parole, quale patrimonio minimo di conoscenze, competenze, servizi, performance e di risultato il mediatore dovrà assicurare alla clientela, per potersi considerare, a ragione, di livello professionale, nel 2011?
Qual è il corrispettivo adeguato, in servizi e prestazioni, della provvigione?

Gli “sfarzi” romantici del sensale di strada, che ratificava e convalidava, con il gesto energico della suo braccio, l’accordo verbale, quanto mani “sacro” ed inviolabile, della stretta di mano delle parti sono, ormai, tumulati nel passato remoto...

E' in corso una silenziosa ma dura battaglia per la selezione della "specie"; quali livello di efficienza, di competenza e di convinzione, l'agente immobiliare deve buttare oltre l'ostacolo, per uscire vincitore dalla mischia?
 

pensoperme

Membro Storico
Privato Cittadino
Dalla mia "finestra sul cortile" mi permetto:

La prima cosa che deve buttare è la convinzione intima, radicata, profonda di esser migliore dei colleghi, perfino quando è fondata.

Buttando la prima, potrà cominciare con la seconda, che è comprendere che l'unione delle forze è necessaria, e comporta lo scendere a compromessi con i suoi colleghi per arrivare a tracciare le strade per l'obiettivo che dovrà esser comune.

Poi il resto viene da se.
 

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