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Leggo da un articolo del Corriere, l'annuncio dell'esito della discussione di ieri al CDM.

delega al governo per riscrivere le norme sull’edilizia dando vita a un nuovo codice che innovi le regole del Tue, il Testo unico dell’edilizia, che risale al 2001. Il governo avrà un anno di tempo per farlo.

Sarò non competente di prassi ed iter legislativo: ma avrei sempre pensato che il governo dovesse indicare gli indirizzi politico-economici, e spettasse al parlamento la elaborazione delle leggi conseguenti.
Credo che la stesura di nuove norme, sia un lavoro tecnico, che richieda il contributo di uffici preposti che presumevo legati al parlamento. Per cosa stipendiamo 600 parlamentari? Per fare la claque durante i voti di fiducia al governo?


(Dal Corriere della Sera)​

Riforma dell’edilizia, via libera al nuovo codice: cosa cambia su permessi e scadenze​

di Gino Pagliuca
Il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma del Testo Unico dell’edilizia per rendere commerciabili abitazioni con difformità non gravi rispetto agli standard attuali. Il Mit: «Non si interviene sugli abusi del passato»

Salva Milano
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Via libera del Consiglio dei ministri alla riforma del Testo Unico dell’edilizia. Lo scopo è rendere commerciabili con una sanatoria di costo proporzionale agli abusi, abitazioni con difformità non gravi rispetto agli standard attuali. Anche se per il Mit «non si interviene in alcun modo sugli abusi del passato».
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Cosa cambia​

Che cosa cambia per il cittadino con la legge delega sull’edilizia?
Per ora nulla, perché si tratta di un provvedimento con cui si chiede di affidare una delega al governo per riscrivere le norme sull’edilizia dando vita a un nuovo codice che innovi le regole del Tue, il Testo unico dell’edilizia, che risale al 2001. Il governo avrà un anno di tempo per farlo.




l’emendamento

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Le nuove regole​

Perché riscrivere le regole?
Perché quelle raccolte nel Testo Unico sono giudicate farraginose e non al passo con i tempi. C’è poi un problema cronologico a monte: il Testo Unico non tiene conto del fatto che le Regioni hanno ottenuto la «competenza concorrente» sulla materia edilizia e quindi molto spesso succede che vi sia difformità tra le norme regionali e quelle statali. Se a tutto questo aggiungiamo anche che i Comuni possono dire la loro con i regolamenti edilizi si capisce che questa è una delle situazioni in cui si può rispolverare la celebre frase di Mao: grande è la confusione sotto il cielo.

È un nuovo Salvacasa?​

Ma non si tratta di problemi risolti dal decreto Salvacasa del 2024?
Solo in parte. Inoltre, evidentemente, si ritiene che le procedure previste per le sanatorie da quella legge siano ancora troppo lunghe e che vi sia bisogno di ampliare ulteriormente la possibilità di sanare gli abusi.

La data spartiacque del 1967​

A questo proposito, la legge prevede per le sanatorie una data spartiacque, il 1° settembre 1967. Perché?
Perché quel giorno è entrata in vigore la cosiddetta “Legge Ponte”. Questa legge ha introdotto l’obbligo di licenza edilizia per qualsiasi edificio ubicato nel territorio nazionale, mentre in precedenza la licenza bisognava chiederla solo nei Comuni che si erano già dotati di un piano regolatore. In buona sostanza per eccepire che un immobile sia stato costruito senza il rispetto delle regole è necessario che vi fossero all’epoca anche delle regole, senza contare che reperire una documentazione risalente nel migliore dei casi a quasi 60 anni fa è piuttosto problematico.

A cosa serve la riforma​

Ma non si tratta di un condono generalizzato per quegli immobili?
Lo scopo è quello di rendere commerciabili con una sanatoria di costo proporzionale agli abusi abitazioni con difformità non gravi rispetto agli standard attuali. Con una nota il Mit sostiene che «non si interviene in alcun modo sugli abusi del passato». Bisognerà vedere nel concreto se rispetto al decreto Salvacasa saranno allentate ulteriormente le regole della cosiddetta doppia conformità.

L’addio alla doppia conformità​

Di che cosa si tratta?
Con le regole precedenti al Salvacasa per sanare le irregolarità le opere abusive dovevano essere conformi sia alla disciplina urbanistica e edilizia dell’epoca della richiesta di sanatoria sia a quelle vigenti all’epoca della realizzazione dell’abuso. Con il Salvacasa basta la conformità all’epoca della richiesta della sanatoria, con l’eccezione delle opere totalmente abusive e a quelle in zona sismica. Bisognerà vedere che cosa succederà in questi casi.

Il silenzio-assenso​

Come avverrà lo snellimento dei tempi burocratici per le domande di sanatoria?
In realtà il Salvacasa già prevede sulla carta tempi piuttosto rapidi: ci sono 30 giorni per le domande di sanatorie presentate mediante Scia e 45 giorni per quelle con il permesso di costruire. Trascorsi questi tempi senza risposta, l’istanza si intende accolta grazie alla formazione del cosiddetto “silenzio assenso”. Fanno però eccezione le domande di sanatoria riguardanti immobili con vincoli storici, artistici, architettonici per i quali è previsto anche il nulla osta della sovrintendenza competente. Con il nuovo codice in caso di non rispetto dei tempi previsti dovrebbe entrare in gioco un’autorità terza (quelle che nel linguaggio burocratico si definisce “commissario ad acta”) che potrà sostituirsi agli altri enti e autorizzare la sanatoria.

Le nuove categorie edilizie​

Come cambieranno le categorie edilizie?
La classica distinzione tra manutenzione straordinaria, risanamento conservativo/restauro e ristrutturazione edilizia sarà superata. Gli interventi che non ricadono tra quelli considerati di edilizia libera (anche a seguito del Salvacasa) verranno classificati in base alla loro rilevanza, la loro natura e l’impatto sul territorio e per ogni tipologia di intervento sarà associata per tutto il territorio nazionale una tipologia autorizzativa (Cila, Scia o permesso di costruire).

Più facile la rigenerazione urbana​

Ci sono altre novità di rilievo?
Se ne possono citare almeno tre: sarà più facile dare il via libera a operazioni di rigenerazione urbana e a cambi di destinazione giudicati indifferenti dal punto di vista funzionale perché con minimo impatto urbanistico. Sarà inoltre dato impulso alla digitalizzazione dei documenti riguardanti le singole unità immobiliari e i singoli edifici.

È un nuovo Salva Milano esteso all’Italia?​

Per concludere, oltre che di condono per le case vecchie c’è chi dice che le nuove norme rappresenterebbero una edizione riveduta e corretta del Salva Milano per gli immobili appena costruiti o in costruzione. È così?
Nella nota del Mit citata sopra è detto esplicitamente: «Obiettivo della riforma è offrire al settore un Codice fondato su regole chiare e semplici, per evitare che, in futuro, sulle ambiguità normative, possano nascere contenziosi come quello che oggi interessa il Comune di Milano». Le vicende dell’urbanistica milanese, prescindendo da eventuali profili penali su cui si dovrà pronunciare la magistratura, nascono da un quadro normativo obiettivamente nebuloso. Fare chiarezza in materia, non solo per Milano anche se qui i casi sono stati eclatanti, è necessario per costruttori, professionisti, cittadini acquirenti che non devono rischiare di versare anticipi talvolta a cinque cifre ma più spesso a sei e trovarsi di fronte al rischio di non avere la casa perdendo anche i soldi. E anche per i cittadini che la casa ce l’hanno già e non gradirebbero vedersi spuntare una torre nel loro cortile.
 

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