Maurizio Zucchetti

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Housing sociale, si va verso una legge condivisa da Comune e Regione. La risposta «romana» al Piano-casa nazionale è già pronta. L’obiettivo è un mix abitativo di alloggi a canone sociale e convenzionato. Case non di edilizia popolare, dignitose, ma neppure ai prezzi alle stelle del libero mercato. Se ne è parlato ieri al convegno promosso dai costruttori romani dell’Acer all’Auditorium dell’Ara Pacis in via di Ripetta. A confronto gli assessori a Patrimonio e Urbanistica del Comune di Roma, Alfredo Antoniozzi e Marco Corsini, e gli assessori regionali Mario Di Carlo (Casa) e Esterino Montino (Urbanistica). La parte sociale era rappresentata da monsignor Guerino Di Tora, direttore della Caritas, e Giuseppe Roma, direttore del Censis. Tutti d’accordo: occorre fare in fretta, la fascia media della popolazione non riesce a far fronte ai costi del mercato abitativo a Roma.
Per il presidente dell’Acer, Eugenio Batelli, «se fino allo scorso anno occorreva costruire 30mila alloggi, ora siamo passati a 50mila. L’housing sociale non è più solo edilizia agevolata, ma riguarda oggi una vasta fascia di popolazione». Per i costruttori, la manovra deve riguardare in primo luogo la densificazione delle aree già edificate. È quanto prevede anche il Piano casa di Berlusconi, che consente l’ampliamento fino al 20 per cento degli edifici mono e bi-familiari. In secondo luogo, dice l’Acer, occorre puntare con decisione alla «demolizione e ricostruzione» dei grandi immobili di edilizia popolare anni ‘70, - Tor Bella Monaca, Laurentino 38, Trullo - e utilizzare adeguatamente «le aree già compromesse a livello edilizio».
Per Antoniozzi occorre affrontare questa «bomba sociale» e individuare «in primo luogo una corsia preferenziale per rivedere la normativa». «Oggi edificare è sempre più difficile - sottolinea l’assessore capitolino -. Ci vuole il bisturi per intervenire rapidamente su aree, bandi, anche cambi di destinazione d’uso». Cinque giorni fa la giunta comunale, puntualizza Antoniozzi, «ha approvato la mia memoria che prevede il cambio di destinazione e la riqualificazione di 13mila casali agricoli». E sulle variazioni d’uso relative ai casali Di Carlo sottolinea una «consonanza» significativa con il Comune. Di Carlo da tempo esprime un giudizio positivo anche sul cosiddetto «premio di cubatura» del 30 per cento per le demolizioni e ricostruzioni di immobili degradati, come prevede il Piano casa del governo. Ci sono tutte le premesse per trovare l’accordo fra Regione e Comune, riqualificare interi quartieri emarginati di Roma. Secondo l’intesa di aprile fra Regioni e Governo, a fine giugno ogni Regione emanerà la sua normativa di legge. «Per farlo - ricorda Di Carlo - siamo in attesa del dl del governo, che ci darà l’input. Un conto è dire di semplificare, un altro è farlo per davvero. Anche il terremoto in Abruzzo suggerisce cautela». L’assessore è sicuro che in ogni caso la Regione farà la sua parte: «A forza di rinviare piani già finanziati, si sono accumulati un sacco di soldi, serve solo una politica più coraggiosa. Ci sono le condizioni per partire già quest’anno con la costruzione di 15mila alloggi. Facciamolo. L’importante è trovare soluzioni immediatamente praticabili per l’emergenza casa».
Andrea Alzetta, consigliere comunale della Sinistra Arcobaleno ieri ha inscenato la solita protesta dei centri sociali, al grido di: «Case sfitte ai senzatetto». A fronteggiare Alzetta è andato lo stesso Antoniozzi: «I cittadini per bene vogliono pagare per avere una casa, voi volete occuparle superando la gente onesta in graduatoria. Vergognatevi!».
(ilGiornale.it 13 maggio 2009)
 

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