umbro97

Nuovo Iscritto
Privato Cittadino
Buonasera,
Quello che sto per scrivervi è una vicendo molto particolare, per spiegarvela dovrò andare indietro di molti anni.
L'edificio ad oggetto è stato costruito fine anni 60, inizi anni 70
Nel settembre del 1997 un evento sismico ha interessato le regioni di umbria e marche. L'immobile in questione è stato danneggiato dal terremoto a tal punto da essere stato dichiarato inagibile, in seguito è stato demolito e ricostruito. L'intera procedura di ricostruzione è stata affidata ad un consorzio come prevedevano le norme dell'epoca che gestiva anche i contributi statali. La ricostruzione è partita nel 1999 poi nel 2010 (se non mi sbaglio) il nostro vicino ha fatto un esposto al comune in cui dichiarava che parte dell'immobile, circa 60cm di lunghezza e 5 metri di larghezza quindi circa 3mq, era stato edificato sul suolo di sua proprietà sulla base delle carte catastali. Tale problema era emerso già prima di demolire l'edificio ed era stato fatto presente a comune, infatti in un documento in cui si rappresentava lo stato dei fatti al 1999 già si evinceva. Il comune ha fatto i suoi controlli ed ha appurato che lo sconfinamento non c'era stato verso il vicino ma sul suolo pubblico di circa 10 cm. A seguito di ciò c'è stata una sanatoria nel 2014 ed i lavori di ultimazione della casa, stoppati per gli accertamenti, sono potuti riprendere.
Ad inizio di questo mese mi è arrivata una raccomandata in cui il vicino di casa non so su quale basi parlava di ridefinire i confini dichiarando inoltre che l'immobile è abusivo, cosa non vera perché come vi ho detto c'è stata una sanatoria del comune ma che si tutela aggiungendo agli atti amministrativi la frase "fatti salvi diritti di terzi". Se davvero lo sconfinamento c'era stato il comune non avrebbe mai potuto concedere la sanatoria.
Alla luce di ciò io sono abbastanza tranquillo ma vorrei pareri e suggerimenti su come potermi tutelare dal punto di vista civilistico perché dal 1997 ad oggi ancora questa casa non è abitabile per via di fermi dei lavori e contenziosi nati da quel famoso esposto.
 

PyerSilvio

Membro Storico
Agente Immobiliare
Buonasera,
Quello che sto per scrivervi è una vicendo molto particolare, per spiegarvela dovrò andare indietro di molti anni.
L'edificio ad oggetto è stato costruito fine anni 60, inizi anni 70
Nel settembre del 1997 un evento sismico ha interessato le regioni di umbria e marche. L'immobile in questione è stato danneggiato dal terremoto a tal punto da essere stato dichiarato inagibile, in seguito è stato demolito e ricostruito. L'intera procedura di ricostruzione è stata affidata ad un consorzio come prevedevano le norme dell'epoca che gestiva anche i contributi statali. La ricostruzione è partita nel 1999 poi nel 2010 (se non mi sbaglio) il nostro vicino ha fatto un esposto al comune in cui dichiarava che parte dell'immobile, circa 60cm di lunghezza e 5 metri di larghezza quindi circa 3mq, era stato edificato sul suolo di sua proprietà sulla base delle carte catastali. Tale problema era emerso già prima di demolire l'edificio ed era stato fatto presente a comune, infatti in un documento in cui si rappresentava lo stato dei fatti al 1999 già si evinceva. Il comune ha fatto i suoi controlli ed ha appurato che lo sconfinamento non c'era stato verso il vicino ma sul suolo pubblico di circa 10 cm. A seguito di ciò c'è stata una sanatoria nel 2014 ed i lavori di ultimazione della casa, stoppati per gli accertamenti, sono potuti riprendere.
Ad inizio di questo mese mi è arrivata una raccomandata in cui il vicino di casa non so su quale basi parlava di ridefinire i confini dichiarando inoltre che l'immobile è abusivo, cosa non vera perché come vi ho detto c'è stata una sanatoria del comune ma che si tutela aggiungendo agli atti amministrativi la frase "fatti salvi diritti di terzi". Se davvero lo sconfinamento c'era stato il comune non avrebbe mai potuto concedere la sanatoria.
Alla luce di ciò io sono abbastanza tranquillo ma vorrei pareri e suggerimenti su come potermi tutelare dal punto di vista civilistico perché dal 1997 ad oggi ancora questa casa non è abitabile per via di fermi dei lavori e contenziosi nati da quel famoso esposto.

Se i rapporti di vicinato versano in un clima di non belligeranza, acquistare questa "striscia di Gaza", porrebbe la questione risolta, in via definitiva.
 

umbro97

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Privato Cittadino
Nì, nel senso che noi non abbiamo mai fatto la guerra, ma il vicino ha pretese molto alte pensando che, ormai che casa c'è e non si può demolire, il terreno abbia un valore spopositato. Si tratta di terra non edificabile in un paesino montano umbro che a spararla grossa vale 200 euro al mq, siamo disposti anche a dare il doppio o il triplo per finirla ma non credo basti. Onde per cui meglio tutelarsi. Vorrei porre delle domande precise. In un contezioso civile le carte catastali hanno valenza di prova? Queste carte seppur precise avranno una tolleranza, partendo dal presupposto che l'ultimo aggiornamento risale al 1981, a quanto ammonta questa tolleranza?
Riguardo a queste due domande ho cercato di trovare risposte da solo ma per la prima ci vogliono competenze giuridiche e per la seconda bisogna essere del campo ed il mio è tutt'altro, sono laureato in economia e sono praticante commercialista e non sono riuscito a decifrare le varie norme scritte in "avvocatese" e "geometramese".
Vi ringrazio anticipatamente.
 

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